La Traviata di Lella Costa presentata all’Officina H di Ivrea
Mancano pochi giorni alla Giornata contro la violenza sulle donne, 25 novembre, e , non so quanto casualmente ma comunque a proposito, arriva ad Ivrea Traviata per la stagione del Teatro Giacosa. Traviata, l’intelligenza del cuore, era già uno spettacolo nel 2003, scritto insieme al regista Gabriele Vacis e seguiva un’altra rivisitazione da lei messa in scena, quella dell’Otello in Precise parole, dove Desdemona viene uccisa per un immaginario tradimento.
Dopo quindici anni il testo è stato ripreso e lo spettacolo arricchito dalla presenza in scena di un tenore, a Ivrea Giuseppe di Giacinto, una soprano, Francesca Martini, accompagnati dalle note essenziali del pianista Davide Carmarino mentre una scena molto scarna sostituisce le immagini proiettate della precedente versione.
La storia è brillantemente raccontata da Lella Costa, con excursus che vanno da Maria Callas, sposata al ricchissimo Onassis, a Marylin Monroe, magnifica e infelice. C’è l’ambiente della Parigi ottocentesca descritto da Alessandro Dumas, la consuetudine, vissuta come normale, delle “mantenute” comprate dagli uomini facoltosi. C’è una trama arcinota e, giustamente melodrammatica, che Verdi voleva intitolare “amore e morte”, poi cambiato dalla censura in Traviata retrocedendo anche l’ambientazione di un secolo perché non apparisse troppo coinvolgente.
C’è soprattutto la musica che ha trasformato un romanzo ottocentesco come La signora delle camelie (“che a teatro mostrava per 25 giorni un mazzo di camelie bianche e per 5 giorni uno di camelie rosse, e nessuno ne capiva il motivo…”) in un successo senza tempo tra i più rappresentati nei teatri lirici di tutto il mondo. Bastano una sottile trama di pianoforte e due voci potenti e duttili quanto basta per ricreare la magia dell’opera e il ricordo di melodie che, volere o no, sono nel nostro dna.
Ma raccontare la storia di Alfredo e Violetta è solo una parte del lavoro, forse un pretesto. Perché il vero testo scava nella vicenda, trova le emozioni, le mancanze e le gioie universali che vi sono contenute. Cosa c’è di più importante di una persona che ti chiede, veramente: “Ma tu, come stai?”
E poi l’ipocrisia, questa attualissima, di un esercito di uomini, e Lella Costa li chiama tutti in causa in un elenco interminabile di lavoratori maschili, che tutti i giorni vanno in cerca di donne da pagare in cambio di prestazioni sessuali. In privato naturalmente, perché in pubblico la moralità è sacra.
Soddisfatto il numeroso pubblico all’Officina H di via Jervis, che si conferma l’unico spazio disponibile per spettacoli di forte richiamo, anche se il teatro, e l’opera in questo caso, è un’altra cosa.
Francesco Curzio