I primi 50 anni dell’associazione Mastropietro, “una porta sempre aperta”: intervista al presidente Egidio Costanza

Un libro e un incontro sabato 13 dicembre a Cuorgnè, con l’intervento di Don Luigi Ciotti, per ripercorrere l’attività dell’associazione e per meglio conoscere la comunità del Canavese

“Una porta sempre aperta” è il titolo del libro che racconta mezzo secolo di attività dell’associazione Mastropietro & C. di Cuorgnè. Un titolo calzante ed efficace per sintetizzare il ruolo svolto dall’associazione: una porta aperta per accogliere e accompagnare tante persone che, per ragioni diverse, si sono trovate “porte chiuse” nel corso della loro vita.

Sabato prossimo, 13 dicembre, alle ore 17, nell’Auditorium della Manifattura di Cuorgnè (in via Ivrea n. 100), la presentazione del libro sarà un’occasione per ripercorrere con Egidio Costanza (presidente e storico animatore dell’associazione Mastropietro) e con Franco Santamaria (autore del libro) una storia di iniziative, attività e presenza sociale, soprattutto nella comunità canavesana, che appare veramente eccezionale, tanto più se si pensa che si è realizzata e si realizza in un territorio di provincia. Previsto anche l’intervento di don Luigi Ciotti (al quale la Mastropietro è da sempre legata) a evidenziare la portata più generale del lavoro e delle battaglie per l’affermazione dei diritti della persone più deboli e per la giustizia sociale. Temi quanto mai attuali in un’epoca, qual è quella attuale, di forte crescita delle disuguaglianze e del divario economico, sociale e culturale.
Della riflessione pubblica che accompagnerà la presentazione del libro, parliamo con Egidio Costanza.

Sembra incredibile che siano passati 50 anni dall’inizio delle attività. Ma sono attività partite subito con la creazione dell’associazione Mastropietro o in quale altro modo? E come nasce e si sviluppa il vostro legame con Don Ciotti?

Inizialmente l’attività dell’Associazione è iniziata in modo informale con i giovani della Parrocchia di Cuorgnè e alcuni amici che si sono impegnati per poter aiutare altri giovani fuori dall’ambito dell’oratorio. Da questo incontri è maturata la necessità fare un pezzo di strada con alcuni ragazzi in difficoltà, in particolare in un periodo dove le dipendenze iniziavano ad essere un problema sociale. A seguito di questa scelta il prete di quegli anni, don Renato Casetta, ci mise in contatto con un giovane don torinese che da un po’ di anni si stava occupando di queste tematiche: don Luigi Ciotti. Così noi giovani di Cuorgnè abbiamo vissuto alcune esperienze di comunità e formazione con il nascente Gruppo Abele di Torino che ci hanno poi portato a far nascere anche una vera e propria associazione e comunità a Cuorgnè. Così nel 1984 nasceva l’Associazione Mastropietro.

In questi anni vi siete occupati un po’ di tutte le fragilità ed emarginazioni sociali: dipendenze, migrazioni, povertà economica, disabilità psichica e fisica, carcere, e certamente ne dimentico qualcuna. Con quale approccio e quali strumenti e le avete affrontate? Quante e quali strutture avete creato o gestito nel corso di questo mezzo secolo?

Fin dall’inizio l’approccio utilizzato dall’Associazione è stato quello di essere una porta aperta per il territorio. Questo negli anni è significato accoglienza di ogni marginalità e costruzione di percorsi personalizzati cercando di far emergere le potenzialità da ogni persona. Per poter raggiungere questi obiettivi gli operatori si sono formati negli anni in base alle necessità che nascevano, unendo l’aspetto professionale ad una forte aderenza ai valori di umanità e di giustizia sociale. Tutto questo lavoro ha però come centro sia la persona che il territorio. L’associazione ha sempre sviluppato le sue azioni in collaborazione con i servizi e gli enti assistenziali territoriali al fine di contribuire ad una rete di collaborazioni cresciuta negli anni. Ad oggi attive abbiamo:
Per il contrasto alle dipendenze abbiamo una comunità residenziale, un centro diurno e quattro alloggi di reinserimento. Per la psichiatria abbiamo una comunità residenziale e due alloggi di reinserimento. In convenzione con la Prefettura abbiamo una quindicina tra alloggi e strutture sul territorio Canavesano. Infine, per l’emergenza abitativa e alimentare abbiamo un emporio solidale e una quindicina di alloggi.

Considerato ciò che si sente e si legge in varie parti (d’Italia e del mondo) a proposito di frequenti episodi di “cattiveria sociale” nei confronti degli ultimi o dei “diversi”, voi che operate prevalentemente in Canavese avete trovato sostegno sociale e delle istituzioni locali alle vostre attività? E quali cambiamenti positivi o negativi avete registrato nel corso degli anni?

Storicamente la nostra presenza sul territorio ha avuto un percorso sempre attenzionato da “possibili pregiudizi” che alcune volte si sono trasformati in veri e propri episodi di “cattiveria sociale” ma riconosciamo che negli anni il Canavese ha saputo camminare insieme a noi e a riconoscere il nostro ruolo e soprattutto iniziare un percorso di cambiamento di narrazione rispetto ad alcune tematiche come quella delle dipendenze e delle migrazioni. Sicuramente un tema come quello delle migrazioni oggi è un tema caldo ed è ogni giorno più difficile sensibilizzare la cittadinanza visto che si ha una comunicazione dei mass media che li influenza pesantemente in modo negativo.

Nei giorni scorsi avete sottoscritto a Ivrea un Protocollo d’Intesa per la gestione della “Casa del Santo Bambino” per offrire accoglienza e ospitalità a persone fragili, in condizione di grave povertà e senza una rete di protezione sociale. A Ivrea quali altre attività gestite o sono collegate in qualche modo alla Mastropietro?

Fin dalla sua nascita l’Associazione ha come tema portante quello del carcere e l’importanza di costruire dei percorsi di uscita alternativi alla pena. Per questo ancora ad oggi vi sono volontari dell’associazione che svolgono servizio all’interno dell’Istituto di Ivrea. Negli anni l’impegno si è poi ampliato con la partecipazione alla nascita del coordinamento di Ivrea di Libera e infine alla collaborazione con i servizi sociali e sanitari rispetto alle dipendenze con un servizio di domiciliarità e con i progetti di emergenza abitativa in rete con altre realtà eporediesi. In ultimo si è consolidata la collaborazione con Diocesi di Ivrea, Caritas diocesana, Comune di Ivrea e Consorzio IN.RE.TE. con il Protocollo firmato la settimana scorsa al fine di poter coordinare al meglio la risposta all’emergenza abitativa in città.

La presentazione del libro sarà occasione, non solo per per ripercorrere il cammino straordinario della Mastropietro in Canavese, ma anche per valutare quanto e come si manifesta oggi, e come è cambiato negli anni, il sostegno sociale e delle istituzioni locali. Quanto il rancore e la “cattiveria sociale” che sembrano prevalere su diversi media (e ancor più sui social) vengano attenuati dall’attività diretta e concreta che un’associazione come la Mastropietro svolge da decenni nel territorio.
Per il ruolo che l’associazione ha svolto e svolge in Canavese, l’incontro conviviale di sabato alla Manifattura di Cuorgnè rappresenta perciò una non frequente opportunità di conoscere meglio (più a fondo e a partire dagli “esclusi”) la comunità locale e di avere indicazioni sul suo livello di coesione e civiltà.

a cura di ƒz