Nell’ultima riunione del consiglio comunale, il 23 aprile, il “bilancio di mandato” diventa occasione di una lunga e minuta rivendicazione dell’attività dell’amministrazione, senza nessun cenno di analisi sociale né di indicazione di prospettive
Non poteva essere più appropriata la conclusione dei dieci anni di amministrazione Della Pepa: tanto è stata grigia e ordinaria quest’amministrazione, tanto lo è stata l’esposizione del “Bilancio di mandato. Relazione del Sindaco quinquennio 2013-2018” che figurava all’ordine del giorno della riunione del consiglio comunale di Ivrea del 23 aprile, l’ultima della consiliatura eletta nel maggio 2013.
Cinquanta minuti di presentazione, con le immancabili slide con grafici e tabelle, della “buona amministrazione” che lascia i conti in ordine, “anche delle società partecipate”, nonostante il periodo del decennio della crisi, “senza ridurre i servizi e senza aumentare la tassazione”. E fin qui passi: è ragionevole che un sindaco uscente voglia rivendicare il valore dell’operato della sua amministrazione e rassicurare quella che verrà. Poi però Della Pepa ha continuato a relazionare elencando minuziosamente quanto fatto in tutti i campi dell’attività comunale, dai lavori nelle scuole alla partecipazione dei cittadini, dal sostegno dei lavoratori e delle imprese agli investimenti in cultura e turismo, dai servizi sociali alla protezione civile, dai lavori pubblici alle iniziative di solidarietà internazionale, e via elencando atti e fatti relativi.
Non una parola invece su vicende, quali la “vendita” del CIC o la gestione della Fondazione Guelpa, per citare le due più clamorose, che hanno segnato la vita di quest’amministrazione, né sulle vicissitudini della sua stessa maggioranza. E neppure un qualche cenno di analisi sulla situazione sociale attuale della città e sugli effetti della crisi nella vita civile del territorio.
Quanti, come chi scrive,si aspettavano poi che, in chiusura della sua decennale esperienza, il sindaco Della Pepa si lanciasse ad accennare prospettive e progetti per la città (quanto meno per offrire indicazioni per la campagna elettorale del suo partito, il PD, ancora in preda alle convulsioni dopo il salto della quaglia della presidente del consiglio comunale e l’uscita di iscritti e dirigenti), sono rimasti delusi. Ma, in effetti, ripensandoci, sarebbe stato un colpo d’ala innaturale, estraneo ad un’amministrazione che del grigio e dell’ordinario ha fatto la propria cifra distintiva.
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