Un territorio che perde un’opportunità è un territorio più povero

Fedele al suo nome, il Festival APOLIDE si è trovato senza il bosco che lo ospitava ormai da dieci anni

In un comunicato pubblicato sul sito di Apolide viene annunciato che APOLIDE 2023 (l’edizione numero 20) perde la sua casa. Perde il suo bosco. Perde il suo contesto naturale e naturalistico. Era già successo. La storia si ripete, in forme e con motivazioni differenti e, di nuovo, per motivi non dipendenti dalla nostra volontà. Amiamo la natura, l’ambiente, la vita nei boschi. Non siamo disturbatori. Siamo professionisti ma, nonostante tanti sforzi, tanti tavoli e trattative, l’incertezza e lo stallo hanno prevalso.
Già lo scorso anno le autorizzazioni arrivarono all’ultimo giorno utile e portarono conseguenze logistiche complesse e molte problematiche organizzative. Non riteniamo più possibile né qualitativo lavorare così. Dunque, rieccoci qua. Nelle poche settimane che ci separano dall’inizio della manifestazione, valuteremo le modalità per mantenere la fiamma accesa, per non spegnere i riflettori, per non abbandonare la strada costruita in tutti questi anni, per non buttare via un lavoro di 11 mesi di centinaia di persone. Ci scusiamo con chi ha sognato con noi di vivere nel bosco di APOLIDE, e ringraziamo il Comune di Vialfrè per averci ospitato in questi nove anni ed aver cercato ogni soluzione possibile per evitare tutto questo. Restate qui. Torniamo appena possibile.

Cosa è successo? E, soprattutto, perché era così importante Vialfré?

Perché quell’area (…) era ridotta a discarica (continua il comunicato), ripulita dalla comunità e destinata alla socialità realizzando servizi permanenti necessari (cabina elettrica, allacciamenti fognari, depurazione acque, docce, servizi igienici, wi-fi) in grado di rendere utilizzabile l’Area Naturalistica Pianezze per eventi che negli anni hanno spaziato dai grandi Raduni nazionali Scout, alle feste della Polizia di Stato, a festival come Gran Bal Trad, Atlas e il nostro APOLIDE. (…) Dal 2021, l’aria intorno a Vialfré e alla sua area verde eccellente è cambiata di molto. Inizia tutto a deteriorarsi con una serie di esposti di un consigliere di opposizione del Comune di Vialfré (…) montagne di esposti seriali che non hanno prodotto nulla dal punto di vista penale, ma che hanno trovato ascolto presso gli uffici competenti per l’Ambiente della Città Metropolitana, che dal 2017 ha ereditato dalla Regione Piemonte, la competenza su questo tipo di aree, tecnicamente definite ZSC (Zona speciale di conservazione).
Preso atto del cambiamento di approccio e delle nuove complessità rispetto all’esperienza Vialfré dal punto di vista ambientale, non ci siamo tirati indietro, ma con regolarità e acquisendo sul mercato le competenze scientifiche necessarie, abbiamo sviluppato un rapporto con gli uffici dell’Ambiente e della Città metropolitana oltre che dei vari enti competenti, continuo e proficuo che ci ha consentito, ad esempio di realizzare l’edizione 2022 affrontando e superando il nostro primo grande ostacolo, il piccolo rospo “Pelobates fuscus insubricus”, un raro anfibio della famiglia Pelobatida a rischio estinzione e per questo protetto e osservato dal 2020 dagli studiosi di “Executive agency for small & medium-sized enterprises”.
Così dopo la scorsa edizione, abbiamo iniziato con il Comune, Gran Bal Trad ed Atlas a chiedere alla Città Metropolitana di riprendere il percorso in vista del 2023. Facendo ovviamente notare che queste organizzazioni necessitano di almeno 10-11 mesi per essere studiate, pianificate e costruite. E che nessuno vuole distruggere niente. Comunque. Sistemato il piccolo rospo, ormai amico, questo è l’anno dei pipistrelli, che pare popolino l’area di APOLIDE, anche se a osservazioni empiriche preferiscono il vicino Castello di Aglié. Ma tant’è. Da persone serie, incarichiamo un esperto di pipistrelli che effettua i propri studi, analisi e giunge alla conclusione che i tre giorni di festival gli fanno un baffo. Con gli altri Festival si propone – proprio per capirne di più – in data 10 febbraio via Pec un Piano di Monitoraggio biennale a nostre spese, ma gli uffici dell’Ambiente lo ritengono inutile (risposta da loro, 4 mesi dopo, il 10 giugno).
Intanto, il tempo scorre. Il festival si avvicina, bisogna firmare contratti con gli artisti, fornitori e così via. In sostanza, non accade nulla per mesi in un inquietante immobilismo da parte pubblica (…) siamo andati avanti tranquilli e fiduciosi che una soluzione sarebbe arrivata in forma di autorizzazione. Che difatti è arrivata puntale in risposta alla nostra domanda regolarmente inviata via Pec il 18 maggio. Sono dieci pagine che attraversano rospetti, pipistrelli, piante, e si chiudono con un richiamo alle zanzare di Vialfré, ma ci autorizza a tenere il festival a condizione che non ci sia amplificazione, e altre note del genere, di cui alcune in contrapposizione con le normative vigenti nel pubblico spettacolo. Ci autorizza a NON TENERE il Festival (…)
Abbiamo fatto l’impossibile per salvare Apolide, ma non è bastato. Non basta la sua storia ventennale, i riconoscimenti culturali che vanno dal Ministero, alle principali Fondazioni, dai network europei, alle Music Conference internazionali che ci invitano a presentare il nostro progetto, all’ultimo Turista che arriva con il camper o la tenda per stare in pace quattro giorni (…) Nel frattempo noi abbiamo una serie di impegni veri con persone, società, partner che dobbiamo onorare e che nessuno in questa vicenda ha considerato. Oltre ovviamente a tutti coloro che hanno, da tradizione, prenotato il proprio posto di fatto organizzandosi viaggi e ferie da mesi, da tutta Italia ed Europa.

A questo punto siamo alla metà di giugno e occorre trovare una soluzione alternativa in fretta e furia

Hiroshima Mon Amour, tra i partner di APOLIDE, mette in contatto gli organizzatori con il Comune di Collegno che, in nome della politica del fare, ha accolto  Apolide nel Cortile della Lavanderia a Vapore nel Parco della Certosa, dove il Festival si è svolto dal 20 al 23 luglio. A noi una cosa del genere era già successa dieci anni fa – racconta il direttore artistico Salvatore Perri – quando per vicissitudini politiche di paese della giunta neo eletta, fummo intimati di abbandonare il luogo in cui si svolgeva la manifestazione. Per questo motivo il Festival cambiò location in meno di due settimane dall’inizio e di conseguenza il suo nome diventò APOLIDE. Un presagio? Non lo so, ma di certo era un’epoca diversa. Un conto è spostare un evento di piccole dimensioni che cuba qualche decina di migliaia di euro, un conto è trovare soluzioni, servizi e sicurezza per un evento che ne cuba diverse centinaia di migliaia, in cui offri un’esperienza di vita h24 per quattro giorni dove è tutto il contorno a dover essere garantito e gestito. Le alternative erano due: annullarlo, disattendendo tutti i contratti e gli impegni verso cui ci eravamo esposti, o onorare l’impegno e portare a casa il salvabile. Abbiamo optato per la seconda opzione. Un’opzione amara, che ha il gusto di APOLIDE, ma che comunque lo fa continuare a vivere.
Solo a livello istituzionale, è bene ricordarlo, APOLIDE è un evento finanziato e sostenuto (e quindi impegnato con) dal Ministero della Cultura, Regione Piemonte, Camera di Commercio di Torino, Fondazione Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT, Fondazione Piemonte Dal Vivo, GAL Valli del Canavese, con il patrocinio del Consiglio Regionale del Piemonte, della Città di Torino, di Slow Food, del Comune di Vialfrè. Oltre a questo è inserito in network di Festival italiani ed internazionali (ESNS Exchange, IEAP, Italian Music Festivals). Ha dei finanziatori privati, una rete di solidarietà di oltre 150 volontari che partecipano attivamente alla realizzazione di questo processo senza mai avere aperto una call al pubblico.

Simonetta Valenti