La Città di Ivrea riprende le relazioni con la città gemella palestinese di Beit Ummar in Cisgiordania. In pochi mesi si è avviato un percorso virtuoso di contatti con la municipalità palestinese e si è identificata una associazione di supporto già operativa in Palestina. Giovedì 5 dicembre è stato ufficialmente presentato il progetto congiunto amministrazione-associazioni, “Un ponte con Beit Ummar”.
La primavera scorsa alcuni attivisti del Presidio Pace si chiedevano quali fossero oggi le condizioni di vita della città palestinese gemella di Ivrea, Beit Ummar in Cisgiordania (Governatorato di Hebron, a pochi chilometri da Betlemme). Il gemellaggio era di fatto interrotto, fu Rosanna Barzan a cercare un nuovo contatto con l’attuale amministrazione della cittadina palestinese. Il quadro della situazione si presentò subito estremamente critico e il loro bisogno di solidarietà molto forte. Peccato che i rapporti non erano stati tenuti vivi, però un gemellaggio è un rapporto di fratellanza che non si può cancellare e che soprattutto va curato. Si è quindi subito chiesto un appuntamento con la vice-sindaca, assessora Patrizia Dal Santo per capire cosa si poteva fare per riattivare il rapporto fre le due municipalità. E pietra su pietra il ponte fra Ivrea e Beit Ummar è stato ricostruito.
Subito al lavoro per riallacciare il rapporto di fratellanza
Con un lavoro costante e parallelo fra amministrazione e associazioni, si sono ripresi i contatti con la municipalità di Beit Ummar e si è identificata l’associazione Vento di Terra Ets, che opera da 18 anni in Palestina (oltre che in altre aree critiche del mondo) per fare da tramite e supporto al progetto. Il sindaco e il consiglio comunale di Beit Ummar hanno accolto con immaginabile grande commozione e gratitudine la ripresa dei rapporti con Ivrea.Nei tanti scambi ci narrano e documentano le loro drammatiche condizioni di vita, esprimono gratitudine anche solo per la vicinanza che abbiamo trasmesso nelle nostre comunicazioni. Non sentirsi abbandonati, essendo invece abituati ad essere soli e senza difesa, donne, uomini, bambini, inermi, in balia della crudeltà dei coloni sostenuta senza freno dal governo israeliano, è per loro molto importante.
Il peggioramento delle condizioni di vita dei palestinesi dal 7 ottobre
Le drammatiche condizioni di vita dei palestinesi anche nei territori occupati sono decisamente peggiorate dopo il 7 ottobre 2023. Quelle popolazioni sono abituate alle vessazioni dei coloni, ma ora – dicono – è tutto molto più grave del solito. E’ la norma che le loro case, frutteti, orti vengano impunemente distrutti; le loro terre sempre più ridotte dall’occupazione espansiva; l’acqua limitata e contaminata dai coloni israeliani; i check point che limitano se non impediscono totalmente la mobilità; la detenzione amministrativa senza accuse né processi (Israele è uno dei paesi del mondo che più abusa della detenzione amministrativa, per i palestinesi che vivono nei territori occupati la possibilità di diventare un detenuto amministrativo è una minaccia costante). Se la norma era già insopportabile, dopo il 7 ottobre 2023 è un incubo senza fine.
Alcuni dati dalla relazione dell’associazione Vento di Terra:
- Dal 7 ottobre 2023, solo a Beit Ummar: 7 giovani sono stati uccisi durante incursioni militari nel villaggio; 1 bambino è stato ucciso e 10 sono stati feriti in modo grave, riportando anche disabilità permanenti, a seguito dell’attacco dell’esercito a una scuola lo scorso febbraio; decine di giovani arrestati e incarcerati in condizioni disumane di tortura.
- Dal 7 ottobre, gli ingressi principali al villaggio vengono più frequentemente chiusi da cancelli di acciaio per periodi prolungati, impedendo la circolazione, molti veicoli sono stati confiscati, non è permessa l’apertura di strade alternative
- L’Esercito israeliano e gruppi di coloni hanno impedito ai contadini di raggiungere i terreni agricoli, che sono stati distrutti o incendiati, insieme a serre e strutture agricole.
- Decine di case e strutture comunitarie vandalizzate e distrutti gli arredi
- Dal 7 ottobre, l’accesso all’acqua per gli abitanti di Beit Ummar è diventato è ancora più limitato: il controllo israeliano sulle forniture ha generato una riduzione della quantità fornita alla cittadina a meno della metà; la rete idrica costruita nel 1974 copre circa il 95% delle abitazioni e richiede manutenzione; mancano pozzi artesiani puliti adatti all’uso umano, poiché la maggior parte sono contaminati dalle acque reflue delle colonie; le frequenti chiusure da parte dell’esercito rendono difficile per i cittadini accedere a qualsiasi fonte d’acqua nelle vicinanze, le famiglie sono costrette ad acquistare serbatoi d’acqua, a proprie spese.
Da un Varco di Pace a un Ponte con Beit Ummar. Lanciata ufficialmente la campagna solidale
Giovedì 2 dicembre si è dato il via ufficiale alla campagna di solidarietà “Un ponte con Beit Ummar” con un incontro organizzato dal Comune in Sala Santa Marta, presenti le assessore Dal Santo e Colosso, il sindaco Matteo Chiantore e la vice presidente di Vento di Terra, Serena Baldini, in sala anche i rappresentanti delle associazioni promotrici e aderenti alla campagna.
Serena Baldini, già in contatto con il sindaco di Beit Ummar, dopo una relazione sulle caratteristiche della zona di Beit Ummar, a vocazione agricola, e sulla situazione di vita dei suoi abitanti, ha illustrato il progetto da realizzare: si è scelto, fra le tante priorità, la costruzione di un pozzo-cisterna in prossimità del Municipio, per servire 130 famiglie – circa 500 persone. I lavori saranno realizzati da una ditta locale selezionata con gara d’appalto.
Accanto al progetto principale per il quale è stato attivato un conto corrente per le offerte libere (v. Iban al fondo), le associazioni promotrici hanno avviato iniziative di raccolta fondi parallele. La risposta cittadina è encomiabile e dimostra che nonostante tutto … “restiamo umani”, come ci sollecitava a fare Vittorio Arrigoni, Vik, attivista, giornalista italiano ucciso a Gaza nel 2011. Solo nella giornata di sabato 7 dicembre con l’iniziativa “Libri per la Pace” organizzata dalle associazioni del Presidio Pace con la raccolta nelle scuole e messa in offerta di libri di bambini per bambini sono stati raccolti 1.077 euro. Ottima la risposta anche con i libri in offerta libera nell’atrio del cinema Politeama che prosegue per tutto dicembre. E sabato 21 dicembre allo ZAC! a partire dalle ore 15 il Comitato Ivrea per la Palestina organizza “Sorgenti di solidarietà: Ivrea per Beit Ummar” con tanti appuntamenti: mercatino artigianato, presentazione del libro “Dialogo impossibile con un rabbino” di Diego Siragusa, favole per bambini e storie per adulti a cura della Casa delle Donne, musica dal vivo e per chiudere cena palestinese.
Solo un’ombra. Un peccato non vedere il 5 dicembre in sala Santa Marta nessun rappresentante delle forze di minoranza. Questo nonostante la ripresa dei rapporti con Beit Ummar sia stata votata all’unanimità in consiglio comunale e comunque sia, si tratta di un progetto di solidarietà verso una popolazione in grave difficoltà senza prospettive di miglioramento delle condizioni di vita che abita una città gemella di Ivrea. Un progetto nato dalla volontà di cittadine e cittadini che da quasi tre anni chiedono che si fermino le armi e che l’Italia rispetti la sua Costituzione. Progetti di questa natura non hanno colori, se non quelli della Pace.
Cadigia Perini
Per chi volesse contribuire alla raccolta fondi:
C/C bancario presso Banca Etica intestato a Vento di Terra ETS
IBAN IT23K0501801600000011279742
Causale: UN PONTE CON BEIT UMMAR