Proiettato allo ZAC! “Le favolose”, con una delle protagoniste, Veet Sandeh
Il 17 maggio è la Giornata Internazionale contro l’omolesbofobia, la transfobia e la bifobia e l’Italia si piazza disonorevolmente al ventesimo posto (insieme all’Ungheria di Orban) nella classifica europea che misura il rispetto dei diritti umani e l’uguaglianza delle persone Lgbtq+.
Oggi ci sono state diverse iniziative in tutta Italia e una manifestazione nazionale a Roma, con lo slogan Vennero a prendere anche me, ma questa volta c’eravamo tutte. All’invito del collettivo transfemminista Mai CIt3 e dello ZAC! a partecipare alla proiezione del film Le Favolose, con la partecipazione di Veet Sandeh, una delle protagoniste, hanno risposto in tante, tanti e tant3, affollando, la sera del 17, l’atrio dello ZAC e dimostrando l’importanza dell’esserci.
Nel film Le Favolose Nicole, una trans non più giovane, dopo molto tempo chiama l’amica Porpora per chiederle di vedersi con urgenza, dopo aver ritrovato una lettera scritta da Antonia, amica comune e transessuale, scomparsa anni prima. Il luogo dell’appuntamento è una villa oggi disabitata, ma nella quale Nicole e Porpora hanno convissuto, insieme ad altre amiche, compagne di strada più giovani che Porpora convoca, senza dir loro subito che ha intenzione di evocare Antonia tramite una seduta spiritica. Riaprendo l’armadio dei loro eccentrici, colorati vestiti dei loro anni più estremi, in cui si sono mantenute anche prostituendosi, le cinque si raccontano, tra ricordi a volte gioiosi, a volte insostenibili. E a loro modo rendono giustizia ad Antonia, che aveva lasciato scritto di voler essere vestita per la sepoltura da loro, anime affini, e non dalla sua famiglia naturale.
Il collettivo Mai CIt3 di Ivrea, ha ricordato Cecilia Belletti in apertura, nasce dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin nell’intento di capire cosa fosse possibile fare contro la forza patriarcale che aleggia in questo paese da sempre, creando spazi di mutuo aiuto tra di noi, in particolare verso le generazioni future. Il film proiettato ha per protagoniste un gruppo di donne trans in cui il racconto è un racconto di immaginazione, ma impastato con la vita delle persone che in questo film recitano. Alcune parti non facevano neppure parte della sceneggiatura ma sono momenti successi durante le riprese.
Filippo Alossa, del Collettivo Mai CIt3 ha sottolineato che le persone trans sono state le prime a essere attaccate, la loro la comunità più vittimizzata. Intanto perché è quella più visibile, che mette più in discussione la struttura patriarcale in cui viviamo e che ha formato ognun* di noi. Ma è anche stata la comunità da cui sono nate le lotte e il movimento Lgbtq+, a partire dai moti di Stonewall, a New York nel 1969. Sandeh è una persona trans di Torino che nel 2014 ha contribuito a cambiare la natura delle celebrazioni del Transgender Day of Remembrance (TDoR), una giornata internazionale che ogni 20 novembre ricorda le persone transgender e transessuali vittime di violenza. Nel 2014 è nata grazie a loro la Trans Freedom March, una marcia di lotta e di rivendicazione. Anche in quell’occasione le persone trans hanno ribaltato il dolore e la sofferenza che fa parte della loro vita e l’hanno trasformata in un momento di lotta e di rivendicazione.
Veet Sandeh è una delle direttrici artistiche del Divine Queer Film Festival che per il nono anno si terrà a Torino dal 23 al 25 maggio. Il film Le Favolose nasce durante la pandemia – racconta Sandeh – Insieme alla regista Roberta Torre ci siamo sempre confrontate via call, parlando ognuna di sé stessa, per ore cercando di immaginare quale potesse essere la struttura del film, A un certo punto tutto era pronto, dagli abiti ai dialoghi, ma arrivate a Bologna la regista ci ha detto di improvvisare ogni scena. Tutto il lavoro fatto in due anni è stato in pratica buttato via. Ogni scena quindi veniva girata più volte e da queste riprese la regista estrapolava dei pezzi. Quindi tutte le scene sono spontanee, le parole quelle del momento con nulla di scritto. Proprio per questo dal film esce la realtà delle persone trans, che sono persone come tutte le altre, ognuna con la propria storia e con il proprio dolore, perché le difficoltà sono tante. Ma allo stesso tempo ribaltando il dolore in una favolosità, cercando l’ironia dentro il dolore. Gli stereotipi trans non esistono, se non nella mente di chi vuole giudicare
Simonetta Valenti