Referendum: l’obiettivo non è stato raggiunto, ma la strada è quella giusta

Non una parentesi, ma un investimento sul futuro, che ha “smosso” e un po’ già cambiato anche la Cgil, in rete con tante altre realtà.

I referendum non hanno raggiunto il quorum, quindi l’obbiettivo non è stato centrato.
L’aritmetica non concede vie di mezzo.
Eppure – già a caldo – fermarsi qui non basta, occorre andare più a fondo, partire dal senso di questa campagna.
E nei prossimi giorni avremo anche numeri più articolati, su chi ha votato e chi no, l’età e la collocazione sociale, sui flussi. Già sappiamo che hanno votato di più le donne, alcune regioni del nord – tra cui il Piemonte – e alcune grandi città, tra cui Torino.
Forse non è una consolazione, ma un raffronto numerico può aiutare: i votanti, con gli italiani all’estero, arriveranno a 15 milioni (con oltre 13 milioni di sì ai referendum sul lavoro) contro i 12 a sostegno della Meloni. E sulla “collocazione” politica dei votanti (vedi elaborazione della Swg) il quadro è più “mosso” di quanto si potrebbe pensare: una lettura “partitica” sarebbe fuorviante.
Nessuno sembra porsi il problema di come recuperare al voto chi da anni non va a votare: eppure, nonostante tutto, con il referendum un po’ è successo. La voluta disinformazione, la martellante campagna per l’astensione, la polarizzazione politica – per quanto tardiva – danno la misura di una crisi democratica senza confini e dagli esiti imprevedibili, dal decreto sicurezza alle rivolte contro Trump.

I referendum sono stati un’esperienza di partecipazione dal basso, contro l’invito alla non-partecipazione, e con il voto alla fine di un percorso partito con la raccolta delle firme, e poi la costituzione dei comitati, le assemblee, i banchetti…
Tutto questo anche come ritorno su territori diventati in questi anni appannaggio quasi esclusivo della destra, soprattutto nei quartieri popolari.
Non una parentesi, ma un investimento sul futuro, che ha “smosso” e un po’ già cambiato anche la Cgil, in rete con tante altre realtà.
Senza illusioni e scorciatoie, ma con la consapevolezza che la strada è quella giusta, come sui contratti e per la costruzione di un’opposizione sociale al governo. Certo non abbiamo raggiunto il risultato, ma da quanti anni (o decenni) sui diritti sociali arretriamo in modo quasi inarrestabile?

Federico Bellono (segretario CGIL Torino)