Il 2018 a Ivrea verrà ricordato soprattutto come l’anno che ha portato al riconoscimento, inseguito da anni, di sito Unesco come Città Industriale del XX Secolo, titolo che porta degli onori ma certamente anche degli oneri, a partire da 2019
Nel campo delle attività culturali il 2018 non ha portato grandi cambiamenti, permettendo il prosieguo di manifestazioni che sono la spina dorsale della vita culturale della città. In particolare la stagione del Teatro Giacosa, che proprio nel 2018 ha visto rinnovare per altri tre anni la gestione del teatro cittadino al Contato del Canavese anche per l’assenza di altri concorrenti al bando comunale, i festival La Grande Invasione in campo letterario e L’Open Jazz Festival in quello jazzistico, le stagioni musicali dell’Orchestra Sinfonica Giovanile e gli Accordi rivelati dell’Associazione Il Timbro, la manifestazione estiva Ivreaestate, le due stagioni di cinema d’essai Cineclub e Cineforum, la ricca programmazione di musica e teatro dello Zac! spesso anche in collaborazione con Morenica.
In campo artistico il Museo Garda offre periodicamente mostre di carattere pittorico e fotografico, nel 2018 di Bonfante, Igort, Phillips e attualmente la collezione fotografica Malerba, e iniziative rivolte alle famiglie con bambini.
Oltre a queste vi sono molte altre iniziative nate dall’attività di gruppi e associazioni di vario tipo, dall’ANPI al Liceo Botta, da KITE alla Compagnia Andromeda, da Libera a Emergency.
C’è vita dunque sulla terra ed è una buona notizia ma questa vita ha bisogno di cura, di attenzione, di sostegno. In questo senso il 2019 si apre con molti punti interrogativi e poche idee chiare.
In primo luogo il Comune, oltre a non avere da anni alcuna capacità di spesa in ambito culturale, non ha più nemmeno un assessorato ad hoc, con delega attualmente assunta direttamente dal Sindaco. La erogazione di contributi da tempo è stata demandata alla Fondazione Guelpa, i cui membri sono nominati dal Consiglio comunale e il presidente dal Sindaco, Fondazione che ha visto recentemente il cambio della presidenza da Daniele Jalla, nominato dal Carlo della Pepa a Luca Beatrice, recentemente nominato da Sertoli.
Beatrice, critico d’arte, curatore di mostre importanti e già Presidente del Circolo dei lettori di Torino, per sua ammissione non conoscitore di Ivrea, si è presentato in un incontro con operatori e giornalisti annunciando la sua intenzione di finanziare solo progetti meritevoli, presentati con due precise scadenze annuali, evitando di utilizzare la Fondazione “come un bancomat”. Come a far intendere che finora bastasse chiedere perchè la Fondazione pagasse, e sappiamo bene che non è così. Per il resto grande attenzione alla valorizzazione del sito Unesco e al turismo attratto da questa “modernità”.
Questo breve incontro si è già meritato una interpellanza in Consiglio Comunale per la spesa di ben 2800 euri (+ iva) di buffet. Come inizio di “basta spese a casaccio” non c’è male.
A Ivrea comunque da giugno 2018 c’è una nuova amministrazione e dopo i mesi di rodaggio una posizione dovrà prenderla su tutte le questioni in sospeso:
– la biblioteca civica, eccellenza anche in ambito regionale per frequentazione e disponibilità, che ha bisogno da tempo di una seria ristrutturazione
– La Serra, dotata dell’unica sala congressi in città e di una utilissima Sala Cupola, chiusa ormai dal 2014
– Il castello, tornato in mani comunali ma utilizzabile come?
– Il Museo: come renderlo attrattivo per un pubblico più vasto e quindi sostenibile anche come spesa corrente? Ultima ora: la Fondazione Guelpa annuncia di non rinnovare la convenzione con il Museo Garda che prevedeva un contributo al Museo stesso di 150.000 euro all’anno, metà del costo annuale complessivo. “Spesa non proporzionata agli incassi”. E ora?
– Il famoso turismo su cosa dovrà puntare: il sito Unesco (che attualmente non ha una sede visibile), l’anfiteatro Morenico (il parco dei 5 laghi non decolla), i monumenti belli ma chiusi (Chiesa di San Benardino, castello, anfiteatro, resti romani sotto La Serra), la Via Francigena?
Forse più che un Assessore alla cultura ne servirebbero due o tre.
Francesco Curzio