Qualcosa si muove anche queer.

Grande successo per la seconda edizione del Pride di provincia, più di 500 persone sfilano per le strade di Ciriè. Assenti maggioranza e PD locali, ma la manifestazione incassa il sostegno dell’amministrazione eporediese. Nel Piemonte di Cirio che attacca autonomia e libertà di scelta qualcosa sta crescendo.

Dopo i due Pride che in questo mese hanno marciato per le strade di Torino, la lotta per l’uguaglianza arriva anche in provincia. Grazie al lavoro sul territorio del collettivo Provincialotta, la città di Ciriè ha visto sfilare più di 500 persone in occasione della seconda edizione del Pride cittadino, chiamato per l’occasione “Esistiamo anche queer”.
Evento unico del panorama nazionale, il Pride ciriacese si distingue come il primo a svolgersi all’interno di un contesto di provincia, realtà tipicamente meno accogliente nei confronti della diversità in generale e dove l’anomalia, non necessariamente relativa a preferenze o identità sessuali, viene quantomeno guardata con sospetto e bollata come eccentricità.
Seppur numericamente meno imponente dei Pride di Torino, il valore di questo evento sta nel portare in un paese come Ciriè quella lotta diventata forte nelle grandi città, verso le quali i e le giovani LGBTQIA+ di provincia emigrano in massa in cerca, se non di un ambiente accogliente, perlomeno dell’anonimato.
Le tematiche non si limitano alla libertà di genere e sessuale: gli interventi che accompagnano il corteo per tutto il percorso, dalla partenza nel viale di Piazza Martiri fino al passaggio nel centro cittadino, parlano di sfruttamento, discriminazione e diseguaglianze di ogni tipo. Si susseguono interventi sul lavoro, sulle discriminazioni di genere e sessuali, sull’autonomia del corpo e la grassofobia, sull’abilismo e la neurodivergenza.
Insomma i diritti o si conquistano assieme o non li conquista nessuno. Una logica intersezionalista in questo senso più vicina alla filosofia del Freek Pride, evento autonomo torinese orgogliosamente queer e non istituzionalizzato che si pone in alternativa alla parata ufficiale, rifiutando il rainbowashing aziendalista in favore di una maggiore attenzioni verso le discriminazioni sistemiche.
Nonostante le preoccupazioni della polizia, che per garantire la sicurezza ha chiesto di spostare la manifestazione dal 24 al 25, il corteo poteva dirsi pressoché autonomo: diversi annunci con consigli e persone alle quali rivolgersi in caso di problemi, una zona silenziosa presente in coda con distribuzione di acqua e tappi per le orecchie su richiesta, un interprete LIS per tradurre in simultanea gli interventi per i non udenti.
Non pervenuto alcun esponente della maggioranza ciriacese, così come nessuno del locale PD, che sceglie per il secondo anno di non correre il rischio di apparire di sinistra. Scelta probabilmente poco lungimirante, perché durante tutta la manifestazione sono molti i cittadini che si affacciano per esprimere il proprio supporto al corteo, che guadagnerà il maggior numero di applausi proprio davanti all’ospedale. Dalle finestre della stessa struttura che nel 2021 balzò agli onori della cronaca come l’ospedale con il 100% di medici abortisti, in molti si sporgono oggi per salutare il Pride.
Presente invece una delegazione eporediese in rappresentanza di tutta l’amministrazione cittadina, composta dall’assessora Gabriella Colosso e dalla vice-sindaca Patrizia Dal Santo con fascia tricolore. «Abbiamo ritenuto importante essere qui oggi come amministrazione. – spiega Dal Santo – Il collettivo Provincialotta ha sempre aiutato a portare queste riflessioni anche a Ivrea, e sappiamo come le città piccole abbiano un problema comune nel permettere ai ragazzi LGBTQIA+ di palesarsi. Vorremmo che fosse un segnale anche per i nostri ragazzi, che sappiano che c’è apertura e sensibilità su questi temi da parte nostra».
Segnali che sembrerebbero di risveglio in una regione ormai da cinque anni governata dalla destra, durante i quali il duo di assessori Marrone-Icardi ha attaccato senza sosta sanità e libertà di scelta. Divieto di somministrazione della pillola Ru486 nei consultori, nei quali sono stati fatti entrare invece i movimenti pro-vita, enormi tagli agli interventi di riduzione del danno, l’istituzione del fondo “Vita nascente” per le donne che scelgono di non abortire, sono solo alcune delle politiche portate avanti in questi anni.
A fronte di un PD sempre più assente quando non avverso, con l’avvicinarsi repentino delle elezioni regionali e la possibilità incombente di un Cirio 2 che appare ogni giorno più concreta, vedere i risultati ottenuti da un’esperienza di rete nata dal basso e dimostratasi in grado di stringere legami di solidarietà ampliandosi sul territorio fa ben sperare.
A dispetto delle previsioni, qualcosa in provincia si muove.

Lorenzo Zaccagnini