Poche risorse e carenza di organico nelle forze dell’ordine, ma per le destre cittadine solo l’amministrazione Chiantore è responsabile della sicurezza

In città le opposizioni fingono di non sapere delle carenze di organico decennali delle forze dell’ordine e ne approfittano per attaccare incessantemente la giunta Chiantore, che nel frattempo ha firmato in questi giorni un protocollo d’intesa con l’Associazione dei Carabinieri per intensificare le pattuglie. I numeri, intanto, mostrano come la micro-criminalità sia sempre più giovane, se non addirittura giovanissima

Ivrea è diventato un luogo insicuro? La violenza dilaga inarrestabile? Il sindaco non starebbe facendo abbastanza per far fronte al crescente senso d’insicurezza delle persone?
Sono solo alcune delle domande che da settimane ammorbano i social, le pagine di alcuni quotidiani locali, i servizi del TG regionale e le serate degli ultimi consigli comunali, al punto da rendere quello che era nato come un giustificato confronto sulla sicurezza a Ivrea un refrain utile alle destre cittadine per continuare ad attaccare l’amministrazione Chiantore, responsabile, a detta delle opposizioni eporediesi, non solo di non star facendo abbastanza per garantire ordine e sicurezza, ma di voler deliberatamente ignorare i problemi celandoli dietro il velo della “percezione”.
A riportare il confronto con i piedi per terra e numeri alla mano sembrava ci avesse pensato il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica il 24 ottobre scorso quando sia il questore vicario Luigi Mitola che il comandante provinciale dei carabinieri, generale Roberto De Cinti, avevano chiarito non solo che il territorio eporediese e canavesano fossero delle realtà che negli anni passati risultavano già sotto le medie nazionali, ma che per il 2024 i numeri raccontavano una generale ulteriore diminuzione dei reati più gravi, con l’unica eccezione del furto (che diminuisce, ma meno degli altri reati).

Sono invece bastati alcuni sgradevoli episodi saliti all’onor di cronaca per spostare nuovamente l’attenzione sulle presunte responsabilità dell’amministrazione comunale, quasi a voler insinuare che la criminalità prospera con le giunte di centrosinistra. Tra le tante dichiarazioni rilasciate ai giornali dalla Lega eporediese spicca quella del deputato Alessandro Giglio Vigna che senza mezzi termini dichiara che “con la Lega e l’ex sindaco Stefano Sertoli la situazione era controllata”. Eppure, così come in questi giorni la Guardia di Finanza ha arrestato cinque persone per spaccio di droga nell’area Movicentro, così nel gennaio 2019 il Commissariato di Ivrea aveva arrestato quattro giovani e segnalato 50 studenti (per la maggior parte minorenni) per spaccio di hashish, marijuana e cocaina nei pressi dei locali abbandonati della Serra. Solo che all’epoca a nessuno venne in mente di accusare l’amministrazione Sertoli, poiché era normale pensare che fossero le forze di polizia a doversi occupare della criminalità.
Verrebbe allora da chiedersi: le forze dell’ordine hanno improvvisamente smesso di fare il loro lavoro? Certo che no, ma in una lettera del SIAP (Sindacato Italiano Appartenenti Polizia) inviata al Prefetto lo scorso 22 ottobre il segretario Pietro Di Lorenzo denunciava una riduzione del personale del 10% negli ultimi dieci anni a fronte di un aumento delle richieste d’intervento del 20%; 47 agenti a fronte di un territorio “con oltre 200 comuni e 300.000 abitanti distribuiti su 2.000 chilometri quadrati”. Un presidio che deve anche fare i conti con il lavoro amministrativo e che quindi necessariamente sottrae tempo agli interventi su strada.

Date queste premesse non si comprende per quale motivo l’opposizione consiliare si sia arrabbiata e infastidita per la proposta da parte della maggioranza di emendare una loro mozione discussa durante il consiglio comunale di lunedì 25 novembre chiedendo maggiori risorse al “datore di lavoro” delle forze dell’ordine, ovvero il Ministero dell’Interno. La mozione, sottoscritta unitariamente delle opposizioni dal titolo “Più sicurezza in città”, inizialmente chiedeva non solo l’istituzione di un tavolo di discussione aperto ai consiglieri comunali, agli assessori e alle forze dell’ordine, ma anche la ricerca di risorse comunali per «potenziare gli impianti di videosorveglianza, d’illuminazione e la pulizia delle zone di maggior degrado». L’emendamento della maggioranza chiedeva, invece, di promuovere «anche per mezzo dei rappresentanti locali eletti presso gli enti sovraordinati emendamenti alla Legge di Bilancio per il reperimento di idonee e congrue risorse volte a potenziare in maniera efficace gli organici della Questura competente», nonché risorse per l’approvigionamento degli impianti di videosorveglianza.

Particolarmente infastidita dall’emendamento la consigliera Elisabetta Piccoli ha prontamente accusato la maggioranza di voler “negare ciò che accade in città” e di voler “spostare sul piano politico un problema locale”.
A rispondere nel merito alla consigliera e, più in generale, alle destre cittadine è intervenuto il Partito Democratico che, per mezzo di un comunicato del 27 novembre ha elencato 8 azioni messe in campo dall’amministrazione comunale (peraltro riprendendo molte delle argomentazioni già emerse durante il consiglio), tra cui l’installazione di 9 nuove telecamere al Movicentro e nell’area del parcheggio Silos di via Garibaldi, l’istituzione di un tavolo di lavoro permanente di concerto con le forze dell’ordine, il consorzio IN.RE.TE., il CSM, il SERD e gli enti del Terzo Settore e la proposta d’istituzione di un presidio di polizia nei locali della stazione, nonché una maggior presenza delle forze dell’ordine presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale in città e il potenziamento dei turni di pattuglia nel centro storico.
È di questi giorni, infine, la notizia di un accordo tra Comune d’Ivrea e l’Associazione Nazionale Carabinieri per avviare la sperimentazione di un servizio di pattuglia di tre giorni a settimana con il supporto di carabinieri associati in pensione che possano aiutare le persone e fungere da deterrente per i maleintenzionati.

Che sul tema della sicurezza si possa sempre fare di più e meglio è quasi un’ovvietà, ma al di là dell’incessante e gratuita accusa quotidiana d’incapacità nei confronti dell’amministrazione non si capisce esattamente cosa propongano le opposizioni di diverso rispetto le azioni che la giunta Chiantore sta provando a mettere in campo, senza considerare che i recenti episodi di rapina sono avvenuti in aree della città già provviste d’illuminazione e di telecamere: stando alle immagini della Gdf al Movicentro lo spaccio avveniva in pieno giorno, il furto dell’incasso giornaliero ai danni del titolare della vineria “Nando” sarebbe avvenuto nel parcheggio adiacente, ben illuminato e non distante dalla questura e l’ultimo episodio di tentata rapina nei confronti della birreria Alibi in via Arduino si sarebbe consumato in pieno centro dove non mancano di certo luci e telecamere.
Forse le opposizioni vorrebbero i militari pattugliare le aree del centro e le periferie eporediesi in maniera non dissimile da quanto già avviene a Torino, in Barriera di Milano? Eppure anche quella soluzione (richiesta dai residenti torinesi nel marzo di quest’anno) non sembra aver cambiato più di tanto il volto di quella parte di città: chi vive o ha recentemente vissuto in quei quartieri sa bene che lo spaccio, i tentativi di scippo e gli scassi si sono semplicemente spostati di qualche piazza.

C’è infine un dato che meriterebbe maggiore attenzione da parte delle forze politiche, ovvero il fatto che a commettere illeciti e atti di violenza sono sempre più giovani. Una rapida carrellata di alcuni fatti di cronaca degli ultimi cinque anni non lascia spazio a fraintendimenti: gennaio 2019, quattro misure cautelari per spaccio di droga alla Serra, in manette un diciannovenne, due vent’enni e una persona di 42 anni; settembre 2020, arrestato un 26enne eporediese in possesso di arma da fuoco; maggio 2020, due arresti per spaccio di cocaina per due ragazzi di 22 e 23 anni; settembre 2021, 8 furti in venti giorni da parte di un diciottenne eporediese. E poi ancora, i fatti recenti: gennaio 2024, un furto in un appartamento da parte di un 27enne; agosto 2024, un 17enne scippa un 15enne; lo scorso novembre sei giovani avrebbero rubato sigarette al Buffet della stazione e l’ultimo fatto di cronaca di via Arduino riguarderebbe due giovani rapinatori di 31 e 22 anni.

Cosa ci dicono questi numeri? Che qualcosa è saltato o non sta funzionando nel processo di educazione e integrazione delle giovani generazioni e da qui occorrerà ripartire per provare ad eliminare il problema alla radice.

Andrea Bertolino