Più vicini ai bisogni di cittadine e cittadini

Prende il via progetto di Infermiere di famiglia e di comunità nei quartieri Bellavista e San Giovanni.

Il 26 febbraio scorso, nel quartiere San Giovanni di Ivrea, è stato presentato a cittadini e cittadine, intervenuti numerosi, un progetto sperimentale di infermieristica di famiglia e di comunità, che sarà operativo nell’ambulatorio medico del quartiere e nell’ambulatorio infermieristico del quartiere Bellavista a partire dal prossimo 4 marzo.
Il progetto è il frutto di diversi mesi di confronto tra l’Amministrazione Comunale. l’ASL To4 e il Consorzio Servizi Sociali IN. RE.TE.
Ma  cosa si intende per Infermiere di Famiglia e di Comunità, al di là di della sua definizione “ufficiale” prevista dalla riforma della rete di assistenza sanitaria territoriale del PNRR?
Patrizia Dal Santo, vicesindaca del comune di Ivrea e assessora con delega, tra le altre, alle Politiche sociali parte proprio da quella aggiunta “e di Comunità“. Per arrivare a definire questa figura e il suo ruolo – spiega Dal Santo – è stato essenziale lavorare da subito insieme a chi si occupa di sanità (ASL) e di problematiche sociali (Consorzio). Benessere è una parola a tutto tondo e i bisogni della popolazione non sono soltanto quelli legati alla salute fisica e mentale, ma anche, e in modo indissolubile, a quelli sociali.  E l’attivazione dell’Infermiere di Famiglia e Comunità può aiutare a ricucirli. Dall’esperienza della pandemia abbiamo imparato che è essenziale alleggerire, per quanto possibile, il carico di lavoro di Ospedali e Pronto Soccorso. Allo stesso tempo quel periodo di grande isolamento ha ribadito il valore inestimabile della vicinanza fisica, del contatto, della parola, del tempo dedicato a chi si trova in situazione di sofferenza. Una fotografia precisa della popolazione ci mostra, ad esempio, una percentuale alta di anziani, spesso soli. Pensando a loro ecco che il bisogno di luoghi e figure come questa, disegnati sui bisogni specifici si amplia: dall’aiuto nell’assunzione della terapia prescritta dal medico, alla prevenzione sino ad arrivare al facilitare l’accesso digitale, ormai essenziale per ottenere documenti o effettuare prenotazioni. Dopo il 1992 le USSL (Unità Socio Sanitarie Locali) sono diventate ASL (Aziende Sanitarie Locali). Aziendalizzare queste strutture non è stato un passaggio meramente burocratico. Ed è proprio l’aggettivo sociale che va recuperato, per ricucire il taglio tra sanità e società, indispensabile al benessere della popolazione e tornare a ripensare i bisogni come bisogni di comunità. Un senso, un bisogno di comunità e di vicinanza di cui abbiamo avvertito la presenza durante l’incontro a san Giovanni, Numeroso, partecipato, curioso, informale. Tante domande, insieme alla richiesta di essere informati su come il progetto si muoverà nel concreto.
Comunità, sinergie, bisogni, vicinanza, ascolto. Il filo guida di un agire collettivo. E soprattutto rete: per rafforzare i servizi territoriali già operativi, applicando strumenti idonei a intercettare precocemente lo stato di fragilità in stretta collaborazione con i medici di famiglia, i pediatri di libera scelta, gli enti socio-assistenziali, le associazioni di volontariato del territorio.
Prossimo appuntamento alle ore 17 in Piazza Primo Maggio a Bellavista.

Simonetta Valenti