Obbedire e mangiare

Decreto ministeriale vuol dire niente discussione in Parlamento, come se la scuola non riguardasse tutti. E nessuno alza la voce, dunque il ministro Valditara fa un po’ quel che vuole

Nostalgia

Non più esame di Stato ma di maturità.
Che dire? Forse una paternalistica botta di nostalgia, o forse la consapevolezza che negli ultimi 28 anni tutti, ma proprio tutti, hanno continuato a chiamarlo “di maturità” o più confidenzialmente “matura”. Francamente, chi se ne importa.

Scuola o lavoro? (1)

La renziana “buona scuola” – che fu proprio l’inizio della fine – aveva introdotto i percorsi di alternanza scuola-lavoro (attività extracurricolari per 400 ore in tecnici e professionali, 200 nei licei), che nel 2019 con il primo governo Conte erano diventati PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento), ridimensionati e con orari più o meno dimezzati.

Ora si cambia di nuovo ma solo nel titolo: non più PCTO ma Formazione scuola-lavoro.

Se ci si chiede che senso abbia tutto ciò, ci si può rispondere – a voler essere maliziosi – che è un segnale. Per esempio del fatto che la scuola sempre meno vuol essere luogo di indagine e pensiero, sempre più addestramento al lavoro. Da Antonio Gramsci a Giuseppe Belluzzo (1), viene da piangere.

Scuola o lavoro? (2)

E a proposito di addestramento al lavoro, sempre e vergognosamente senza discussione parlamentare il ministro taglia il 20% delle ore di scuola a tecnici e professionali, passando da 5 a 4 anni di istruzione superiore (+2 facoltativi di Istituto Tecnico Superiore, che però già esiste dal 2008). Ci aveva provato con il “liceo made in Italy” ed era andata malissimo. Non restava che un bel decreto di fine estate, a coscienze assopite e reazioni azzerate.

Cellulari addio?

C’è un intelligente test da qualche parte su Youtube: in un gioco tra una squadra bianca e una nera, l’osservatore deve contare quante volte la squadra bianca tocca palla; saranno 15 o 16 volte, nel frattempo però nessuno si accorge che là in mezzo è passato uno scimpanzé e che nella squadra nera sono usciti tre giocatori e altri sono entrati.

A riguardarlo non ti capaciti: come hai potuto non vedere quel buffo scimmione? E’ il bello dell’attenzione, che è seriale: per lavorare con efficacia si concentra su un obiettivo. Fai due cose alla volta? Le fai male e nemmeno ti diverti.

Lavorare col cellulare!, reclamano certi tromboncini. Ma quando mai?! Leggere, pensare, parlare, scrivere, dedurre, domandare, dubitare, discutere, conoscere: è – sarebbe – l’arduo compito della scuola. E il cellulare, con la sua incalzante distrazione e il suo triste corollario di dipendenza, non lo consente.

Per questo nella gran parte delle scuole l’uso del telefonino in classe era già vietato da molti anni e dunque la circolare ministeriale – ben venga – rafforza una decisione già presa.

Esame – due passi indietro

Intendiamoci: a volte un passo indietro salva la vita.

Come non gioire, ad esempio, per la scomparsa del mitico “documento” con il quale lo studente costruiva un cruciverba fantasioso tra i meandri della conoscenza?!

[Esempio (reale!): lo studente ha davanti a sé una porta, alla quale – si illude la commissione – si appiglierà per iniziare con Informatica, da agganciare poi con chissà che; lo studente invece attacca con Montale.

– Puoi spiegare il collegamento?, domanda un prof di Italiano colpito al cuore.

– Be’ – risponde un poco tentennando il giovane –, Montale scriveva “Ho sceso dandoti il braccio almeno un milione di scale”…

– ???

– Dopo le scale di solito c’è una porta.

– Bravo Marcello, non fa una piega. Continua pure a illustrarci il tuo percorso]

E già, perché gli studenti avevano ragione: vuoi farmi collegare Freud con la Matematica? Eccoti servito, io ti interpreto i sogni con la smorfia napoletana.

Perciò è una gioia abbandonare queste umiliazioni alla nostra e altrui intelligenza.

Per il resto, il “nuovo” esame sa solo di vecchio: non più 6 materie ma 4 e decise a gennaio (con buona pace delle altre che quasi si potranno accantonare), il voto di comportamento che, agile arma di ricatto, diventa centrale insieme al cursus honorum extrascolastico dello studente, la solita Educazione civica in cui tutto può stare dalla Costituzione al bonton al cibo bio.

E dietro al paravento non sembra esserci granché se non l’idea che l’istruzione serva a obbedire e mangiare, in un sistema che più nessuno vuole ripensare e riorganizzare.

Una volta si diceva “sedersi attorno a un tavolo”, poi anche quello è passato di moda perché più nessuno sembra avere qualcosa da dire. Cosicché si va avanti con ottimi e pessimi professori, abulici o entusiasti studenti, programmi molto pieni e teste molto vuote o viceversa.

Ognuno a nuotare verso la sua misera meta, in un mare magnum in cui c’è posto per tutti e tuttavia manca una direzione.

sire

(1) Giuseppe Belluzzo: ministro che nel 1928 istituì in Italia la scuola secondaria di avviamento professionale

 Per consultare il “Decreto scuola”:
https://www.orizzontescuola.it/wp-content/uploads/2025/09/Decreto-Scuola.pdf