Cambia la proprietà ma per i lavoratori non cambia nulla. Gli operai in presidio da tre settimane aspettano ancora stipendi e risposte concrete. L’azienda latita.
La nuova proprietà di Manital, il fondo finanziario IGI Investimenti, è completamente allineata alla precedente gestione: non pagano gli stipendi, non versano i contributi alla Cassa edile, non danno risposte concrete.
Dopo l’accordo non rispettato del 21 ottobre, firmato dall’ex presidente Cimadom, dopo l’incontro farsa di mercoledì 13 novembre dove Manital si presenta ai sindacati con un nuovo amministratore delegato “appena nominato” che chiede tempo, giovedì 21 novembre l’azienda si sottrae all’incontro convocato dal Prefetto di Torino adducendo come causa un “disguido tecnico” (incontro rinviato a lunedì 25 novembre).
«A che gioco sta giocando Manital? – si chiede Rifondazione Comunista nel suo comunicato – Se pensa che i lavoratori cederanno licenziandosi, han sbagliato i conti. Gli operai della MGC sono determinati a continuare il loro presidio fino a quando non riceveranno quanto gli è dovuto.» E continua con il domandarsi «dove sono finiti i soldi ricavati dalla vendita dei macchinari e delle attrezzature della MGC e dove finiranno i milioni che il ministero dell’istruzione deve (in colpevole ritardo) a Manital?» Giustizia vorrebbe che i primi incassi vengano destinati a pagare tutti i lavoratori del gruppo da mesi senza stipendio (per gli stipendi arretrati di MGC bastano meno di 200.000 euro), ma pare che l’azienda la pensi diversamente. Le deputate piemontesi Bonomo (PD) e Costanzo (M5S) stanno cercando in particolare di sbloccare i debiti milionari del MIUR verso Manital. L’on. Francesca Bonomo ha incontrato i lavoratori al presidio e insieme alla solidarietà sua e del suo partito, ha portato i risultati degli incontri al MIUR e con la nuova proprietà e “si è impegnata di verificare la tempistica per il pagamento di almeno 13 milioni alla Società ed eventuali ostacoli che successivamente ai pagamenti del ministero si frapponessero al pagamento degli stipendi ai lavoratori MGC“. Da parte sua l’on. Jessica Costanzo ha dichiarato che fin da agosto ha sottoposto il caso Manital all’attenzione del governo e che occorre che “gli enti pubblici regolino gli insoluti“. In Parlamento è intervenuto su Manital anche l’on. Fornaro (Leu) con un’interrogazione al Mise nella quale chiede “quali iniziative il Governo intenda intraprendere affinché vengano garantiti i livelli occupazionali dell’azienda e il diritto alla retribuzione“. Essendo i tre deputati tutti appartenenti ai partiti di governo, le risposte e lo sblocco dei pagamenti non dovrebbero farsi attendere. Altra questione è assicurarsi che quei soldi vengano destinati prima di tutto a pagare gli stipendi arretrati della MGC e delle altre aziende. Un fondo finanziario non ha come obiettivo la tenuta dell’occupazione se non è funzionale all’obiettivo principale, cioè massimizzare il plus valore per i propri investitori entro tempi definiti. Gli investitori di IGI Investimenti al dicembre 2017 risultano essere 52% imprese, al 18% fondi e banche estere, al 14% privati, al 9% fondi finanziari italiani, e al 7% SGR (istituti di intermediazione finanziaria). Quanto sanno e quanto importa di MGC o di Manital (intese come imprese di persone) a questi soggetti al di fuori di quanto l’investimento possa rendere?
La vicenda del gruppo Manital deve diventare un caso nazionale. Alla lotta degli operai della MGC deve unirsi quella degli altri lavoratori Manital.
Manital opera in tutt’Italia nel settore del “Global Service” con circa 10.000 dipendenti, moltissimi di loro – a macchia di leopardo a seconda del settore e dell’area geografica – sono nelle stesse condizioni degli operai della MGC, senza stipendio da mesi. Ma purtroppo come evidenzia Potere al Popolo Ivrea nel suo comunicato “i dipendenti degli altri rami della MANITAL al momento non si uniscono ai loro colleghi di MGC. Questo succede proprio a causa della strutturazione del gruppo in diverse sotto-aziende, che negoziano con i rispettivi lavoratori a condizioni diverse: I dipendenti dell’Hotel sono quasi tutti con contratto a chiamata o a tempo determinato, quindi sotto ricatto costante, quelli di altri rami d’azienda sono pagati in surroga dall’ente presso il quale sono mandati a lavorare, altri ancora sono anch’essi senza stipendio ma vengono riportati all’ordine da prospettive aziendali apparentemente più concrete: grazie al sistema messo in piedi dai suoi proprietari, MANITAL riesce perciò ad applicare la più classica strategia del “divide et impera” per soffocare le lotte dei lavoratori. Qualcuno va tenuto buono, qualcun altro va sacrificato, e questi sono ora gli operai di MGC.” E’ urgente quindi far nascere e unire le lotte. Come è urgente che il governo convochi la nuova proprietà perché chiarisca come intenda recuperare liquidità per pagare dipendenti e fornitori, quale sia il piano industriale e quale il loro orizzonte temporale.
Intanto la solidarietà cresce!
Nell’attesa, sempre più drammatica, del pagamento degli stipendi, aumenta di giorno in giorno la solidarietà concreta della popolazione, anche quella vicina al Castello, di gruppi, associazioni, collettivi, partiti.
E se ad ogni gesto di solidarietà corrispondesse una settimana di salario gli operai sarebbero ricchi! Lo sono di calore umano, però la solidarietà concreta pur essendo molto importante, non può (non deve) sostituirsi al diritto dei lavoratori di avere un lavoro degno e pagato giustamente né al dovere dell’impresa di trattare con dignità i dipendenti e pagare il lavoro).
Cadigia Perini
Per seguire il diario del presidio dei lavoratori visitate il gruppo fb OPERAI MGC-MANITAL IN PRESIDIO PERMAMENTE