La voce girava già qualche settimana fa, “Cimadom ha denunciato Incarnato per truffa”. Sembrava una battuta e invece mercoledì 16 la Guardia di Finanza si è presentata nella sede di Manital di Ivrea e a Roma in quella della Semitechgroup, la divisione IT/TLC di IGI Investimenti, a seguito di tre querele, una delle quali pare proprio di Cimadom.
Non si hanno i dettagli delle diverse denunce, ma di certo si parla di reato di truffa. Da parte di chi verso chi, al momento non è dato di sapere, le querele si incrociano (sembra che una quarta denuncia possa arrivare dalla MGC nei confronti di Cimadom). Certo sarà interessante capire perché Cimadom prima sceglie la IGI Investimenti di Giuseppe Incarnato per la “sua” Manital e poi lo denuncia. Ricordiamo infatti che al tempo della vendita, Cimadom definì IGI «il miglior interlocutore viste le consolidate competenze di gestione nel rilancio e ristrutturazione di aziende». Fu un giudizio avventato? Eppure che IGI fosse una società di “private equity”, cioè quei fondi che comprano aziende in crisi con l’unico obiettivo di creare plus valore per i propri investitori per poi abbandonare il campo quando non c’è più nulla da spremere, era ben noto. Che Incarnato fosse coinvolto nel buco da 650 milioni con più di 1500 dipendenti dell’Istituto dermopatico del Vaticano e nella liquidazione del Giornale dell’Umbria, veniva fuori da una semplice ricerca su Internet. Che il piano industriale di rilancio di IGI, pieno di vincoli e ipotesi, fosse inconsistente era giudizio comune.
Tutti, dai sindacati ai lavoratori agli osservatori esterni, si chiesero allora e ancora di più si chiedono oggi perché mai Cimadom decise di vendere a Incarnato anziché alla Manutencoop, azienda concorrente di Manital interessata all’acquisto. Per poter imbastire una risposta si dovrebbero conoscere tutti i retroscena e il vero obiettivo della vecchia proprietà, per il quale evidentemente era più confacente Incarnato con la sua IGI.
Un vaso di pandora che sta per esplodere
Una cosa è certa, molto ancora si dovrà scoprire su Manital, sulle ragioni del suo dissesto, sulle responsabilità, sulle ultime operazioni, sulla vendita. Nel frattempo migliaia di lavoratrici e lavoratori sono ancora senza stipendio da mesi e soprattutto alla luce degli ultimi eventi (è del 13 gennaio la dichiarazione di fallimento per la Olicar Gestione Srl di Bra entrata nel gruppo Manital nel 2017), senza un futuro. Eppure ricordiamo tutti il neo AD di Manital, Luigi Grosso, nella conferenza stampa del 5 dicembre ripetere più e più volte, “tutti gli stipendi verranno pagati entro il 20 dicembre!“. Ma quella data è passata e di stipendi non se ne sono visti. Oggi, venerdì 17, Manital aveva convocato un incontro sindacale con le categorie dei servizi e metalmeccanici con all’ordine del giorno diversi punti tra i quali “Stipendi arretrati e stipendi correnti: regolamento”, “Debiti previdenziali e fondi integrativi: regolamento”, “Tfr e spettanze dipendenti non più in organico: regolamento”. Ma i sindacati hanno duramente declinato l’invito,con una lettera nella quale scrivono «Riscontriamo la vostra nota in cui ci convocate per il 17 gennaio 2020, comunicandovi la nostra indisponibilità a partecipare alla vostra ennesima dimostrazione di spregio e di mancato rispetto verso le lavoratrici e i lavoratori, attesa, altresì, la vostra ormai conclamata inaffidabilità nel rispetto degli accordi e degli impegni contrattuali verso i lavoratori. I vostri doveri sono quelli di pagare immediatamente e senza alcun dilazionamento tutte le spettanze dovute ai lavoratori nei diversi appalti da voi gestiti, di sanare subito tutti i debiti previdenziali e dei fondi integrativi, di garantire tutti quei lavoratori che per vostra responsabilità hanno avuto gravi difficoltà con il credito (es. cessioni del V non pagate a causa vostra), e non creare ostacoli, ma agevolare i pagamenti in surroga, il subentro e/o l’ingresso di altre imprese negli appalti di vostra assegnazione. Solo a quel punto potrete ambire ad avere una possibile interlocuzione con le scriventi segreterie.» Bene hanno fatto, perché è facile per l’azienda convocare una riunione, presentare l’ennesimo piano di pagamenti che i sindacati non avrebbero potuto che accettare, ottenendo solo una nuova promessa, ma concedendo per contro a Manital altro tempo.
Stipendi solo in surroga per alcuni gruppi di lavoratori
Di fatto gli unici lavoratori che stanno ricevendo qualche mensilità sono quelli pagati in surroga direttamente dai clienti. Non rientrano fra questi gli operai della MGC che per più di un mese hanno protestato davanti al castello di Parella, da loro ristrutturato, e che ancora oggi, nonostante le tante promesse, non han visto un euro. Per loro si era impegnato anche il sindaco di Ivrea, Stefano Sertoli. L’ultimo intervento il 23 dicembre durante il consiglio comunale dove gli operai MGC erano presenti per ricordare non solo al sindaco, ma a tutto il consiglio, che avrebbero trascorso il natale senza un soldo. Sertoli dopo uno scambio di messaggi con il nuovo amministratore delegato di MGC, Alessandro Losco, comunicò che l’azienda aveva finalmente un nuovo conto corrente (i precedenti erano bloccati) e quindi poteva ricevere i pagamenti dai clienti e a sua volta pagare i dipendenti. In particolare l’Ater di Roma (agenzia case popolari per il Lazio), in debito per i lavori svolti da MGC a luglio e agosto 2019, si impegnava a fare il bonifico a partire dal 7 gennaio. Inutile dire che non è arrivato un soldo, ma peggio, il direttore generale di Ater, Andrea Napoletano, dichiara che non ha nessuna intenzione di pagare MGC, perché l’azienda non sta proseguendo con i lavori. In realtà Ater i lavori fatti dovrebbe pagarli, ma è chiaro che tiene in sospeso il pagamento per tentare di sbloccare una situazione che oggi vede MGC in difficoltà a continuare a lavorare mancandogli anche il DURC (il documento di regolarità contributiva). L’unica mossa che l’AD di MGC ha potuto fare, almeno così ha comunicato ai lavoratori al telefono, è aver scritto una lettera ad Ater intimandoli di pagare entro il 20 gennaio altrimenti sarebbe partito un decreto ingiuntivo. Ormai mancano pochi giorni, si saprà presto se Ater si è spaventata o manterrà la sua posizione.
I lavoratori sono in costante contatto con Losco, gli hanno chiesto anche di venire a Ivrea per incontrarli (lui sta a Roma), ma finora non si è visto. Ora sembra che dopo il 20 gennaio, data in cui sposteranno la sede legale di MGC da Ivrea a San Cesareo (Roma), dove ha già sede la Semitech, in un giorno fra il 21 e il 23 dovrebbe venire in città e i lavoratori stanno cercando di organizzare un incontro con la presenza del sindaco Sertoli.
I lavoratori chiedono l’apertura di un tavolo di crisi nazionale
La rabbia maggiore di tutti i lavoratori e le lavoratrici Manital, oltre naturalmente al grave disagio e difficoltà per non ricevere alcun reddito da mesi, è che la loro vicenda non acquista valenza nazionale pur avendone tutte le caratteristiche: sono coinvolte circa 10000 persone presenti in tutto il territorio nazionale, nelle scuole, nei tribunali, le stazioni, gli uffici postali, le ASL, in aziende pubbliche e private, eppure non esiste un tavolo di crisi al Mise per Manital. Un fatto grave, anche considerando il debito di decine di milioni di euro che proprio alcuni ministeri, in particolare il Miur, hanno nei confronti di Manital. Su questo fronte la neo-ministra Lucia Azzolina rispondendo ad una richiesta di informazioni della deputata piemontese Jessica Costanzo della commissione lavoro della Camera, ha informato che «Il MIUR si è impegnato a verificare se vi siano modalità per sbloccare alcuni pagamenti e dare quindi alle aziende del consorzio liquidità per stipendi e contributi.» La prossima riunione al ministero è fissata per il 23 gennaio. Un’altra data da aspettare.
Intanto si avvicina il 31 gennaio, data in cui il tribunale di Torino dovrebbe pronunciarsi sull’insolvenza di Manital. Il condizionale è d’obbligo, visti i precedenti rinvii, ma i lavoratori sperano vivamente di poter mettere presto fine a questa drammatica farsa.
Purtroppo anche per Manital, come in tante altre realtà del nostro territorio, basti ricordare Agile-Eutelia, l’amministrazione straordinaria rimane per i lavoratori l’unica strada per recuperare quanto dovuto. Ma il lavoro è distrutto.
Cadigia Perini