Manital non paga gli stipendi: manifestazione regionale l’11 luglio a Ivrea

Sciopero a oltranza degli addetti alle pulizie a Torino e provincia. Con chi sta la città: coi lavoratori o con l’azienda?

Manifestazioni e scioperi in varie parti d’Italia (dalla Val d’Aosta alla Sicilia, passando per la Liguria, la Toscana e la Calabria) con un presidio dei lavoratori a Roma nella settimana scorsa davanti al Ministero per lo Sviluppo Economico, e a Torino (alla Prefettura, all’assessorato regionale al Lavoro, alla palazzina Telecom).
A Ivrea, dove la Manital ha la sede centrale in via Di Vittorio (ex fonderie Olivetti), già nella settimana precedente una delegazione di lavoratori in rappresentanza di un migliaio di manutentori, era andata a chiedere ragione del mancato pagamento degli stipendi di aprile e maggio (ai quali si aggiunge ormai anche questo di giugno).
Sono circa duemila in Piemonte e arrivano quasi a seimila in Italia (tra assunti direttamente e imprese consorziate) i lavoratori della Manital, l’azienda di facility management (cioè prevalentemente di pulizie e servizi di manutenzione) utilizzata da alcune grandi aziende e diversi enti pubblici. In Piemonte, ad esempio, dalla Fiat, dall’Iveco (dove qualche giorno fa una lavoratrice della Manital che partecipava al presidio è stata investita da un’automobile), dagli uffici finanziari, da Inail, Inps, Trenitalia, Città Metropolitana e da diversi Comuni (Alpignano, Asti, Collegno, Nichelino, Pianezza) tra i quali anche Ivrea.
Non è certo la prima volta che Manital, nata a Ivrea e divenuta in pochi anni uno dei colossi nazionali in questo settore (insieme alla Romeo, famosa nelle cronache giudiziarie per le vicende Consip, e Manutencoop), si trova alla ribalta della cronaca sindacale per ritardato pagamento degli stipendi. Succede da diversi anni e negli ultimi due con particolare frequenza. Ma la situazione di questi giorni appare molto più grave perché l’azienda, dopo aver disatteso le scadenze via via annunciate, non pare oggi in grado neppure di fornire delle date.

Con un elemento che ferisce ancor più le lavoratrici e i lavoratori senza stipendio: il fatto che, dopo l’impegno preso dall’azienda in un incontro in Prefettura di non fare differenze nei tempi di pagamento, in realtà alcuni stipendi sono stati pagati. Un metodo di pagamento “a macchia di leopardo” che si spiega probabilmente con la capacità di pressione che hanno alcune grandi aziende private (Fiat e Iveco ad esempio) di imporre che siano pagati dei loro ex dipendenti “esternalizzati” in questi anni alla Manital.
Adesso basta, non accettiamo più scuse“, “Chiediamo rispetto“, “Manital, basta rubare i nostri diritti“, “Manital, se ci sei batti un colpo” recitano gli striscioni e i cartelli di lavoratrici e lavoratori che protestano contro un’azienda che non dà speranza sul futuro. E si tratta di lavoratrici e lavoratori per lo più “invisibili”, sono quelle e quelli che rendono possibile il funzionamento di tanti uffici e servizi pubblici e per le/i quali mancano sempre i soldi, pur lavorando con paghe orarie bassissime (non sono poche le lavoratrici che, quando vengono pagate, riescono a portare a casa tra i 400 e i 700 euro).
In seguito alle proteste, il Ministero si è impegnato a convocare nei prossimi giorni sia Manital che i sindacati, anche valutando la possibilità di un “intervento su una società che opera nell’ambito degli appalti pubblici a livello nazionale”. Un impegno come i tanti assunti in questi mesi nei confronti delle tante crisi lavorative? Forse è il caso di fidarsi poco delle promesse e mantenere alta la mobilitazione e l’attenzione. La riuscita della manifestazione piemontese indetta per il prossimo 11 luglio a Ivrea potrebbe avere un’influenza non secondaria per il futuro di tante e tanti.

Una manifestazione che potrebbe essere anche un’occasione per misurare oggi la capacità di solidarietà della città con le lavoratrici e i lavoratori.
Tanto più importante in una città che, con l’azienda Manital, ha avuto sempre una “corrispondenza di amorosi sensi”, non volendo mai guardare, neppure in questi ultimi anni (nonostante frequenti ed evidenti siano stati i richiami alle condizioni salariali e contrattuali dei dipendenti e nonostante le vicende giudiziarie nazionali connesse agli appalti Consip), su cosa si basasse questa “eccellenza del territorio”.
Qualche contributo a iniziative locali, “Golden Donor” del FAI, un investimento dichiarato tra i 40 e i 50 milioni per il castello di Parella (Vistaterra: hotel di charme, centro benessere, sale congressi,…) e vigneto e vivai connessi, un po’ di “parole ambientaliste, biologiche ed ecologiste”, qualche lavoro qua e là a professionisti della zona, ed ecco tutti a tessere le lodi di un’azienda che, com’è ormai costume eporediese, immediatamente diventa “olivettiana” (proprio un anno fa un corso itinerante di formazione manageriale su “business ed etica” sulla “via di Olivetti” faceva scalo al castello di Parella).
Poco importa come tratta le lavoratrici e i lavoratori quell’azienda, d’altronde persino nella narrazione olivettiana fatta nel “Salone dei duemila” in occasione della celebrazione della nomina Unesco di Ivrea di qualche settimana fa, il lavoro risultava il grande assente.
Poco importa in che modo un’azienda realizza profitti da investire in “giochi lussuosi”, tant’è che per la celebrazione dei vent’anni di Manital al castello di Parella c’era tutto il gotha della politica regionale (vescovo d’Ivrea compreso).
La propensione ad osannare chiunque muove un po’ di denaro non è una particolarità eporediese o canavesana. E’ una pratica largamente diffusa e sostanzialmente dominante.
Però, allora, per favore, smettiamola di definire “olivettiana” qualsiasi azienda e qualsiasi suggestione questa alimenti. E, almeno, finiamola con gli atteggiamenti “omertosi” che coprono come un velo scuro la realtà dei fatti.

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