Lettera aperta da parte dei circoli d’Ivrea e di Caluso sul nuovo piano di gestione dei rifiuti, presentato e approvato lo scorso 30 settembre. Tre le domande che Legambiente lancia: 1) perché non si è aperto un dibattito prima di approvarlo? 2) chi vigilerà sulla qualità della differenziata con i nuovi “cassonetti intelligenti”? 3) in tema di costi perché non si è sottoposto agli amministratori un confronto tra almeno due scenari possibili?
Lo scorso settembre l’assemblea dei rappresentanti dei Comuni in qualità di soci della Società Canavesana Servizi ha approvato il nuovo piano strategico che entro il 2041 trasformerà radicalmente il sistema di raccolta dei rifiuti dei 57 Comuni serviti dalla SCS stessa. Il piano prevede un completo cambio di metodo di raccolta e di organizzazione del lavoro ed ha un forte impatto sulle modalità di conferimento dei rifiuti da parte dei cittadini.
Poniamo una prima domanda: perché un piano di tale rilevanza è stato approvato senza una approfondita discussione a partire dagli stessi Consigli Comunali? La gestione del ciclo dei rifiuti, soprattutto se si vogliono raggiungere gli importanti e necessari obiettivi di raccolta differenziata e di riciclo previsti dai piani, riguarda in primo luogo il ruolo dei cittadini e non può essere ridotto ad una pura questione tecnologica.
Ricordiamo che fino ai primi anni del 2000 nell’eporediese la raccolta avveniva con i cassonetti stradali e la differenziata era intorno al 30% ed era di bassa qualità. Fu con il passaggio al sistema porta a porta, seppure parziale (indifferenziato, carta e organico di prossimità per chi non utilizza la compostiera), con un forte coinvolgimento delle famiglie che si è raggiunta una percentuale intorno al 70%. A riprova dell’importanza del sistema porta a porta c’è il dato della raccolta della plastica, che è rimasto stradale e che presenta delle forti criticità con impurità vicine al limite del 22%, superato il quale si perde il consistente incentivo pari a circa 700.000 € a livello consortile.
Il piano della SCS sostiene che l’attuale sistema di raccolta porta a porta parziale non permetterebbe di raggiungere gli obiettivi previsti dal piano regionale dei rifiuti (PRUBAI): 75% di RD e 100 kg di rifiuto indifferenziato pro-capite con tasso di riciclaggio al 60% al 2030, 82% di RD e 90 kg di rifiuto indifferenziato pro-capite con tasso di riciclaggio al 65% nel 2035.
Si affida, per raggiungere tali obiettivi, al ritorno al sistema stradale con la novità dei cassonetti “intelligenti”, ossia di cassonetti con apertura della bocca di conferimento ad accesso controllato utilizzando una chiavetta digitale. La bontà di questa scelta deriverebbe dai risultati del Comune di Banchette dove i cassonetti “intelligenti” sono stati introdotti dal 2022. Indubbiamente c’è stata una crescita della RD e una riduzione del rifiuto indifferenziato pro-capite, ma attenzione perché i dati vanno contestualizzati. Il Comune di Banchette è un Comune di attraversamento e l’apporto di rifiuti di cittadini non residenti è significativo, così come l’abbandono presso le isole ecologiche.
L’adozione dei cassonetti che permettono l’accesso solo agli utenti registrati ha impedito il conferimento di estranei ma questi rifiuti da qualche parte sono andati. Infatti se confrontiamo i dati della raccolta indifferenziata dei Comuni limitrofi, a fronte di Banchette con un -52.292 kg possiamo riscontrare che nei Comuni di Samone, Pavone e Ivrea, si è avuto un aumento dei rifiuti indifferenziati raccolti tra il 2022 e il 2023: Samone + 7.680 kg, Pavone + 10.846 kg, Ivrea + 45.678 kg.
Un secondo aspetto che poniamo alla vostra attenzione riguarda la qualità della Raccolta Differenziata. Il cassonetto si apre solo con l’uso di una chiave digitale ma non è in grado di controllare che cosa si sta introducendo. Infatti la qualifica di “intelligente” va assegnata a chi conferisce, il cittadino, non ad un contenitore per quanto tecnologico. Dai dati, ancora pochi, che si hanno a disposizione risulta un peggioramento della qualità della RD laddove sono stati utilizzati i cassonetti con chiave digitale. Per i rifiuti infatti vale la legge che più si allontana il punto di raccolta dalle famiglie, più bassa è la qualità risultante ed è difficile raggiungere valori importanti di RD e di riciclaggio effettivo dei materiali.
La SCS ha organizzato recentemente una visita degli amministratori all’inceneritore di Torino; si tratta di un impianto, in definitiva un grande forno, posto alla fine del ciclo dei rifiuti, bruciandoli. Ciò che dovremmo tendenzialmente evitare a favore del riciclo di materia. Sarebbe stato interessante una visita anche ai quartieri di Torino dove sono stati adottati i cassonetti ad accesso controllato: si sarebbe potuto osservare lo stato di degrado e di generalizzato guasto delle bocche di accesso. Fatto che comporta un peggioramento della qualità della RD, un aumento dei costi di manutenzione, oltre che una vista tutt’altro che gradevole.
Un terzo aspetto riguarda i costi. L’impostazione del Piano della SCS sembra maggiormente orientato al principio aziendale della massima RD compatibile con l’equilibrio di bilancio da conseguire con investimenti in mezzi, tecnologia e riduzione del personale operativo, divenuto troppo anziano.
Riteniamo che l’organizzazione della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti (che sarebbe più opportuno chiamare scarto di materia) normato dal piano regionale, nonché da quelli nazionali ed europei, sia innanzitutto responsabilità della politica e di chi amministra. Spetta a loro definire gli obiettivi e scegliere i mezzi per raggiungerli.
Alla SCS, a cui va senza dubbio riconosciuto un patrimonio di competenza prezioso, chiediamo: perché non si è sottoposto agli amministratori un confronto tra almeno due scenari possibili? Ad esempio il sistema proposto confrontato con un porta-porta migliorato rispetto all’attuale. Non esiste solo la possibilità del ritorno allo stradale seppure “intelligente”, esistono altri scenari che mantengono e rafforzano il porta a porta, andando verso una tariffazione puntuale e l’uso dei cassonetti ad accesso controllato solo in contesti specifici. È il caso dei nostri vicini del Consorzio CISA di Cirié.
Farlo, da parte di SCS, darebbe un importante contributo ad una discussione che necessariamente deve coinvolgere gli amministratori e i cittadini, presupposto indispensabile per il raggiungimento degli obiettivi di recupero di materia e riduzione delle emissioni.
Legambiente Dora Baltea ODV
Legambiente Pasquale Cavalieri – Caluso