Le foibe, il “gobettismo” e l’autonomia scolastica

Verrà ricalendarizzato entro la fine dell’anno scolastico l’incontro con lo storico Eric Gobetti sul tema delle foibe, precedentemente annullato all’Istituto superiore Aldo Moro di Rivarolo

La vicenda è tristemente nota e narrata in un nostro articolo dal titolo “La scuola non si imbavaglia”.
Una lezione sul tema delle foibe dello storico Eric Gobetti (uno dei massimi esperti sul tema), prevista per l’11 marzo all’istituto superiore “Aldo Moro” di Rivarolo Canavese, viene annullata, con grande soddisfazione di Roberto Ravello, vicecapogruppo di Fratelli d’Italia della Regione Piemonte, che contro Gobetti aveva aveva aizzato una incresciosa (e pesante) polemica..
Lo supera in livore il senatore Gasparri, che invoca addirittura una legge di censura dichiarando che si attiverà “affinché il gobettismo porti direttamente davanti a un tribunale”.
Un clima di intimidazione che si ripresenta puntualmente ogni qual volta Eric Gobetti venga invitato ad affrontare il tema delle foibe in uno spazio pubblico.
Oltre alle numerose manifestazioni di solidarietà allo storico, che abbiamo riportato nel nostro precedente articolo, la posizione forte e netta della dirigente scolastica (che ribadisce la stima per la professionalità di Gobetti e richiama il rispetto per la libertà d’insegnamento e l’autonomia scolastica) e un appello sottoscritto da numerosi docenti dell’Istituto.
E lunedì 17 il Collegio Docenti del Moro ha deliberato a grandissima maggioranza di rimettere a calendario l’incontro con lo storico, che avverrà con certezza entro la fine dell’anno scolastico.
La scuola – ha ribadito Gobetti in un’intervista a MicroMegaè da sempre considerata terreno di propaganda, specie da parte dei regimi autoritari. La volontà di controllare i libri di testo e i temi di insegnamento, soprattutto in senso revisionista, è forte fin dal primo governo Berlusconi. Oggi la situazione sta sfuggendo di mano. Le linee guida ministeriali sull’educazione civica e sulla storia potrebbero essere considerate ridicole, in un mondo globalizzato e complesso, se non fossero il segno drammatico della volontà di questo governo di indirizzare ideologicamente i cittadini del futuro.  L’insistenza sull’“amor di patria”, la negazione del valore delle altre culture, la criminalizzazione di ogni visione alternativa al capitalismo aggressivo e criminale oggi dominante, sono un messaggio gravissimo e destinato a durare nel tempo. L’uso strumentale del tema delle foibe è emblematico. Storicamente si tratta di una reazione (eccessiva e non giustificabile) a venticinque anni di violenze fasciste e due anni di crimini di guerra italiani commessi in quel territorio contro la popolazione slava. Ignorare le violenze fasciste da cui traggono origine le foibe e presentarle come “la nostra Shoah”, come fanno tutti i politici di estrema destra oggi al governo, significa di fatto “riduzionismo” della Shoah e “negazionismo” dei crimini fascisti. Significa diffondere l’idea che i fascisti siano vittime innocenti e i partigiani volgari assassini, capovolgendo la realtà e i valori su cui è fondata la nostra democrazia. Questo sì che è un approccio ideologico! (…) Lo scorso anno il parlamento ha approvato lo stanziamento di un milione di euro  all’anno per iniziative nelle scuole e viaggi scolastici al confine orientale. A questi soldi possono accedere solo le associazioni degli esuli, tutte affiliate o strettamente legate ai partiti di governo. Nessun ente storico indipendente può organizzare attività nelle scuole con quei finanziamenti. Ma c’è di più. Come dimostra il mio caso personale, nessuno a scuola deve sfuggire a questa campagna propagandistica; nemmeno una manciata di studenti devono ascoltare la lezione di uno storico, con un approccio non ideologico e non propagandistico. Stiamo condannando intere generazioni di giovani a ignorare cosa è stato il fascismo, chi ha scatenato la Seconda guerra mondiale e perché, presentando al contempo la Resistenza come il peggiore crimine della nostra storia nazionale. Il messaggio intrinseco è che il potere ha sempre ragione, anche quando è brutalmente violento come quello fascista, mentre qualunque forma di dissenso, tanto più se armata, ha sempre torto. La Resistenza, che aveva vinto con la forza delle sue idee di pace e libertà, soccombe oggi di fronte alla propaganda del nuovo regime.

Simonetta Valenti