E’ già accaduto con lo ZAC!, si è ripetuto in questi giorni con la Consulta comunale stranieri. Alla maggioranza dell’amministrazione Sertoli non piacciono le buone pratiche che profumano di inclusione che si respirano nella consulta.
Le consigliere Bono e Piras, rappresentanti della maggioranza nella consulta, si accorgono così dopo quasi un anno e mezzo dall’elezione del direttivo (del quale fanno parte) che la presidente eletta, Gabriella Colosso, “non risponde ai requisiti richiesti”. E cosa fanno? Pongono la questione nel direttivo come sarebbe corretto? No, scrivono una mozione per il consiglio comunale che chiede di impegnare il sindaco e la giunta “ad avviare con urgenza la procedura per la elezione di un nuovo presidente ponendo così rimedio alla situazione imbarazzante creatasi nei confronti dei cittadini stranieri della nostra comunità.”. Non rendendosi conto le consigliere proponenti, e poi tutta la maggioranza che ha firmato quella mozione, che di imbarazzante c’è solo quanto scrivono.
Un po’ di storia
La ricostituzione della consulta stranieri scaduta nel marzo 2019 viene deliberata nel consiglio comunale del 21 marzo 2019 a seguito di un’interpellanza della consigliera Colosso. Opporsi alla ricostituzione da parte della maggioranza trainata dalla Lega sarebbe stato un gesto troppo ardito, almeno in terra eporediese. Ricordiamo che una consulta comunale delle comunità straniere esiste a Ivrea fin dagli inizi degli anni 90 a sottolineare la vocazione della città all’accoglienza e inclusione.
Il passaggio formale per la ricostituzione della consulta avviene sei mesi dopo nel consiglio comunale del 30 settembre 2019. A seguire vengono pubblicati gli avvisi per raccogliere le adesioni delle associazioni delle comunità straniere del territorio. Si devono poi attendere altri sei mesi per arrivare al primo insediamento della consulta avvenuto il 3 marzo 2020.
Compongono la consulta i rappresentanti delle associazioni: Al Wafa onlus, Eshorouk Aurora, Good Samaritan, Ivrea/Qaladiza, Moabi; i rappresentanti dei cittadini stranieri (rumeni e moldavi). Sono inoltre presenti rappresentanti degli enti: Asl TO4, C.I.S.S.–A.C., Consorzio IN.RE.TE., CPIA4, Istituto Comprensivo Ivrea1; Garante Detenuti. Completano la consulta due rappresentanti della minoranza e due della maggioranza consigliare comunale (fra questi la presidente della Commissione Sociale), il consigliere straniero aggiunto e una rappresentante del Comune (assessora alle pari opportunità, politiche sociali e sistemi educativi).
Nel primo incontro del 3 marzo viene composto il direttivo, risultano eletti: Edwin Marian Badea, Gabriella Colosso, Elena Gobbi, Paola Perinetto, Maria Piras, Davide Rodda, Mario Zannini. Ma la consigliera leghista Bono non accetta il risultato che la vede esclusa. E sulla base di nessuna valida motivazione chiede di rifare le votazioni. Una richiesta irricevibile. Per accontentarla potrebbe lasciarle il posto la collega Piras, che però rimane al suo posto. Alla fine è la garante dei detenuti Paola Perinetto a farsi indietro per favorire l’ingresso di Bono nel direttivo. Un peccato aver tolto la rappresentanza agli stranieri detenuti, come ebbe a sottolineare Colosso: «Sono stata molto amareggiata di questa forzatura perché la presenza di Perinetto sarebbe stata molto importante per il ruolo che ricopre all’interno del carcere dove circa il 40% dei detenuti sono stranieri».
Faticosamente composto il direttivo si passò alla elezione del presidente. Da statuto deve essere una cittadina o un cittadino straniero, ma nessuno dei consiglieri stranieri ritenne di essere pronto a svolgere quel ruolo. A quel punto la consigliera Bono prontamente si offre volontaria, di conseguenza dà la sua disponibilità anche Colosso (le posizioni di Bono sulla migrazione sono note e non proprio aderenti ai principi di costituzione della consulta). Si va ai voti: Bono 2 (quello di Piras e il suo), Colosso 9. Gabriella Colosso viene quindi eletta a grande maggioranza presidente della Consulta Stranieri, con l’avallo di un funzionario comunale che dà il benestare per andare in deroga allo statuto.
«Ho avuto l’onore di essere stata eletta Presidente del Direttivo – dichiarò al tempo Colosso – e ringrazio chi mi ha dato fiducia, ma ritengo debba essere una candidatura di breve tempo. Quel tempo necessario per fare informazione e sensibilizzazione fra le varie Associazioni e/o Rappresentanti stranieri che ci sono sul territorio eporediese nel promuovere la più ampia adesione alla Consulta e l’assunzione delle cariche che dovrebbero essere ricoperte da loro, proprio per la specificità che porta al suo interno.»
Tutto regolare, trasparente e senza alcun componente della consulta obiettasse nulla, fino alla sconcertante mozione. E la difesa della maggioranza nel consiglio comunale del 28 luglio è singolare: “Ci scusiamo per non aver detto prima queste cose – dice Piras nel suo intervento – Non ci eravamo accorte dell’esistenza di questa clausola nel regolamento …[nonostante venne chiesto al funzionario se si poteva andare in deroga proprio a quella clausola?, ndr] Non vogliamo dare dei giudizi, solo sottolineare un’irregolarità che deve essere sanata …”.
“Ci siamo sbagliati” è stato il leit motiv della maggioranza condito dalla battuta del sindaco Sertoli che se ne esce dicendo che potrebbe fare lui il presidente visto che ha la doppia cittadinanza (sic)
Tante le manifestazioni di solidarietà a Colosso
Appena venute a conoscenza della mozione Bono-Piras contro la presidente Colosso, le associazioni che fanno parte della Consulta sono intervenute a favore della presidente chiedendo anche rispetto per la consulta invece estromessa dalla decisione delle consigliere. Sono subito arrivate anche le reazioni di altre associazioni attive in città sui temi dell’inclusione sociale e culturale, della pace e della fratellanza, come l’Anpi, il Centro Documentazione Pace, il Circolo PRC, oltre all’intervento del vicepresidente della consulta Mario Zannini. In particolare i rappresentanti delle comunità straniere hanno unanimamente dichiarato di sentirsi ben rappresentati dalla presidente e così vogliono continuare “fin quando qualcuno di noi cresce e si sente di fare il Presidente”. (leggi tutte le reazioni).
Epilogo consigliare. Le associazioni inascoltate
La mozione Bono-Piras è stata ritirata. Oltre che imbarazzante era irricevibile, infatti non è compito del sindaco o della giunta eleggere o rimuovere il presidente di una consulta che ha il suo direttivo, come chiedeva la maggioranza. Dopo una lunga e accesa discussione di circa due ore, con tanto di interruzione della seduta (un tempo assurdo per una mozione che non doveva nemmeno arrivare in consiglio e che ha rubato tempo a sperabili temi più importanti per la città), si arriva ad una nuova mozione dove il consiglio semplicemente “consiglia” alla Consulta di procedere ad una nuova elezione del direttivo e quindi del/della presidente. A quel punto dai banchi della minoranza viene la richiesta, accettata da tutti, che nessun consigliere comunale di maggioranza o di minoranza entrerà a farne parte.
Leggendo i messaggi delle associazioni di stranieri viene però spontanea una amara riflessione: di fatto il consiglio comunale di Ivrea ha trattato e deciso sulle sorti della Consulta Stranieri non tenendo in alcuna considerazione quanto le comunità straniere chiedevano e che ben esprime Lekbir Nekkaz dell’associazione Al-Wafa: «Parto dal fatto che il luogo naturale e appropriato per discutere di questo tema, cosa che la Presidente Colosso ha sempre ricordato, è la Consulta stessa (…) Abbiamo più volte discusso di questo e si è deciso di preparare una figura che possa, accompagnato da noi tutti, diventare il futuro, o la futura, Presidente. Non capisco pertanto questa azione, che ritengo offensiva nei confronti di tutti i componenti della Consulta, e l’urgenza di nuove e affrettate elezioni, quando la Presidente Colosso sta svolgendo la sua delega, con tutta serietà e dedizione. Ritengo che l’usare il Consiglio Comunale per stretti calcoli politici sia una brutta immagine della politica e cercare di “bloccare” la Consulta un danno per noi stranieri. Si proprio quegli stranieri che Lei ritiene siano in una “situazione imbarazzante” solo perché hanno una Presidente italiana. Pertanto spero che tale mozione venga ritirata per il bene della Consulta.»
Siamo ancora una volta di fronte ad una maggioranza che si arrampica sugli specchi per cercar irregolarità inesistenti perché non ha il coraggio di affermare chiaramente le motivazioni che muovono le sue scelte: azzoppare tutte quelle realtà che operano sul territorio da anni seguendo i principi della solidarietà, dell’accoglienza, della cultura critica, della controinformazione, dell’economia solidale, dell’inclusione sociale.
Cadigia Perini
Nell’immagine uno dei momenti del programma “Incontrarsi per conoscersi” organizzato ad ottobre 2020 dalla Consulta stranieri guidata da Gabriella Colosso