I nuovi orari del servizio ferroviario sono una conseguenza del bando del 2018 della Regione Val d’Aosta all’interno del quale era già contenuta una visione “valdostanocentrica”. Il Piemonte non si è mosso per tempo e ora tenta di correre ai ripari; le associazioni dei pendolari, nel frattempo, organizzano l’opposizione per garantire il ripristino degli orari e la tutela della mobilità
Domenica 13 dicembre è entrato in vigore l’orario invernale del servizio ferroviario, ma a differenza delle consuetudinarie piccole limature di qualche minuto degli anni passati questa volta le modifiche sono state tali da sconvolgere il servizio di traporto su ferro locale e le abitudini dei pendolari.
I primi a toccare con mano la revisione degli orari sono stati i cittadini di Borgofranco d’Ivrea che domenica 13 si sono visti negare la salita sul treno partito alle 7.14 da Ivrea e diretto ad Aosta (nonostante il treno si sia dovuto fermare ugualmente per attendere l’incrocio con quello proveniente da Aosta). Tale è stata la sorpresa, l’indignazione, l’immediato tam tam sui social e sui media locali che nel giro di un giorno l’assessore regionale piemontese ai Trasporti, Marco Gabusi, avrebbe contattato il sindaco Fausto Francisca per comunicargli il dietrofront da parte di Trenitalia. Una magra “vittoria” se si considera che questo salvataggio ha una data di scadenza fissata a giugno 2021 e che le altre modifiche che hanno intaccato il trasporto ferroviario locale hanno peggiorato drasticamente la vita di pendolari, studenti e lavoratori. Alle parole dell’assessore Gabusi, tuttavia, fin ora non sembra essere seguito alcun reale ripensamento da parte di Trenitalia, considerato che nessuna associazione dei pendolari o istituzione del territorio ha confermato il ripristino promesso.
Oltre Borgofranco, di quali modifiche stiamo parlando?
È possibile che nei prossimi giorni emergano altre criticità, ma sin ora l’associazione Utenti Ferrovia Chivasso-Ivrea-Aosta avrebbe raccolto diverse segnalazioni da parte dei pendolari, tra cui:
- l’eliminazione delle fermate a Strambino e Caluso del treno diretto per Torino nella fascia oraria tra le sette e le otto del mattino (molto utilizzato dai pendolari);
- il mantenimento di un margine molto stretto per le “coincidenze” a Chivasso;
- la cancellazione di un treno molto utilizzato diretto da Torino tra le sette e le otto di sera;
- lo spostamento della traccia di alcuni treni di oltre una decina di minuti con ripercussioni negative sull’utilità e utilizzabilità.
Di contro, per continuare a permettere a strambinesi e calusiesi di giungere a Torino nella stessa fascia oraria, intorno alle otto e mezza, Trenitalia avrebbe aggiunto un treno (una “foglia di fico”) delle 7.07 in partenza da Ivrea e diretto verso Chivasso (da dove, con cambio, si prosegue per Torino) che ferma sì a Strambino e Caluso, ma che obbliga tutta l’utenza che si serve delle due stazioni ad anticipare la partenza rispettivamente di ventidue e di quattordici minuti.
Il mantenimento di un margine stretto per prendere le “coincidenze” alla stazione di Chivasso, inoltre, continua ad essere un problema grave per i pendolari in quanto subire un leggero ritardo si traduce, sovente, in un’ora di attesa in più. Anni fa era consuetudine aspettare un treno in (contenuto) ritardo per non far perdere la coincidenza; oggi non è più così e per non incappare nelle penali stipulate all’interno dei contratti di servizio si preferisce lasciare a terra i passeggeri (estate o inverno non fa differenza). Pecunia regina mundi.
Per quale motivo tutti puntano il dito contro la regione Val d’Aosta?
Fino alla riforma costituzionale del 2001 il trasporto pubblico era di competenza statale. Lo Stato, attraverso Trenitalia, si occupava del servizio ferroviario, metteva le risorse e approvava le modifiche ai tracciati, alle tariffe e agli orari. C’erano sì dei funzionari locali che proponevano modifiche sulla base di conoscenze territoriali specifiche, ma l’ultima voce in capitolo restava in seno allo Stato. Con la Riforma del Titolo V le Regioni a statuto ordinario cominciarono a occuparsi direttamente del trasporto locale. La Valle d’Aosta (che, come vedremo, gioca un ruolo di primo piano nella definizione degli orari e dei treni che attraversano il territorio canavesano) in qualità di Regione a statuto speciale non fu obbligata a recepire la competenza sul trasporto pubblico; per questo motivo fino al 2018 i treni continuarono ad essere pagati direttamente dallo Stato.
A partire dal 2018 le cose cominciarono a cambiare. La Val d’Aosta indì un bando che venne vinto da Trenitalia e che potè continuare a svolgere il servizio come aveva sempre fatto, ma con alcune differenze rispetto al passato: non solo cominciò ad essere “pagata” anche dalla regione valdostana, ma durante l’era dell’assessore ai trasporti Aurelio Marguerettaz (dell’Union Valdôtaine) si radicalizzò una visione del trasporto pubblico “valdostanocentrica”. Un “prima i valdostani” ante litteram.
La “fregatura”, in questa storia, consiste nel fatto che lungo la linea Chivasso-Aosta gli unici treni di competenza piemontese siano quelli che, fermando in tutte le stazioni, uniscono Ivrea a Novara, transitando per Chivasso. Tutti gli altri sono di competenza valdostana: sia i diretti Aosta-Torino (passando da Ivrea e Chivasso), sia i “locali” che fermano in tutte le stazioni (quelle valdostane, naturalmente!). È questo blocco di treni che ha subìto le modifiche che stanno interessando il dibattito pubblico di questi giorni e la scelta da parte della Val d’Aosta di prendere decisioni in maniera unilaterale ha scoperchiato il “vaso di pandora” del trasporto ferroviario canavesano.
Va da sé che la politica può e dovrà giocare un ruolo importante nel cercare di ripristinare le fermate cancellate, ma al netto di qualche “concessione” di breve periodo motivata all’emergenza Covid la preoccupazione maggiore rimane legata al contratto di servizio aggiudicato da Trenitalia nel 2018 in Val d’Aosta, all’interno del quale fu prevista l’eliminazione delle fermate in qualunque stazione canavesana eccetto che Ivrea. In altre parole a partire da giugno 2021 (mese dell’approvazione dell’orario estivo) Trenitalia cancellerà le fermate nelle stazioni di Borgofranco, Strambino, Caluso e Montanaro, per tutti i treni di competenza valdostana.
Da un comunicato pubblicato su facebook dalla Rete Civica Valle d’Aosta s’intuisce che la nuova assessora valdostana ai trasporti Chiara Minelli (insediata il 21 ottobre) non sembra condividere la visione dell’era Marguerettaz; un segnale che fa ben sperare nella possibilità di aprire un dibattito sull’argomento, ma per il momento le cose resteranno come scritte nel bando del 2018.
Le associazioni dei pendolari organizzano l’opposizione, ma si profila una battaglia solo difensiva
«Prendiamo decisamente le distanze da una serie di modifiche peggiorative che stiamo via via scoprendo, ma ciò che da subito ci preme chiarire è che la stesura di questo orario è stata approntata senza la benché minima concertazione e condivisione con la nostra associazione» denuncia l’associazione Utenti Ferrovia Chivasso-Ivrea-Aosta, immediatamente seguita dall’associazione Pendolari Stanchi VDA che scrive nel suo comunicato: «il tutto è avvenuto senza alcuna concertazione con le associazioni dei pendolari e senza alcuna comunicazione tempestiva».
Le associazioni non hanno tardato a farsi sentire e grazie alle innumerevoli segnalazioni partite dai tanti pendolari penalizzati dal nuovo orario è stato possibile avviare un percorso in grado di coinvolgere la società civile, le istituzioni e la politica. Martedì 15 il circolo di Legambiente Dora Baltea ha tenuto una riunione per prendere conoscenza della situazione e giovedì 17 il vicesindaco della Città Metropolitana di Torino Marco Marocco ha indetto una videoriunione coinvolgendo alcuni rappresentanti dei comuni di Quincinetto, Borgofranco, Ivrea, Strambino, Caluso e Chivasso, nonché le associazioni dei pendolari. La Città Metropolitana non ha voce in capitolo sul trasporto locale, ma l’iniziativa è servita per cominciare a mettere attorno a un tavolo i comuni interessati del territorio canavesano che da soli hanno ben poche chances di ottenere qualche risultato. L’unica strada percorribile, al momento, è quella di mettere assieme quante più realtà locali possibili per stimolare e incalzare il grande “dormiente” di tutta questa vicenda: la Regione Piemonte.
Al netto delle recenti dichiarazioni dell’assessore Gabusi una domanda infatti rimane: se le informazioni sulla revisione del servizio ferroviario in canavese erano, di fatto, disponibili già dal 2018 per quale motivo l’assessore ai trasporti piemontese non si è mosso per tempo per correggere la situazione? Il problema delle competenze sui treni interregionali rappresenta indubbiamente un problema (per quale motivo, infatti, solo la Val d’Aosta dovrebbe avere voce in capitolo?), ma nulla avrebbe vietato di trovare un accordo anzitempo utilizzando risorse anche di provenienza piemontese.
Una soluzione andrà cercata prima di giugno 2021, ma gli stessi pendolari sono purtroppo consapevoli che, ancora una volta, dovrà darsi battaglia per “difendere” treni e stazioni già esistenti; di potenziare il trasporto su ferro, passare all’elettrificazione dei binari e investire sulle piccole stazioni chissà quando se ne riparlerà.
Andrea Bertolino