Konecta ex Comdata, cambia il nome ma i problemi rimangono

A sei mesi dall’ultima, ennesima, apertura di un contratto di solidarietà, con davanti due mesi estivi che fanno spostare inevitabilmente qualsiasi trattativa a settembre, nulla si muove nella sede Konecta di Ivrea. Tutto bene? Vediamo.

La sede di Ivrea di Konecta ex-Comdata in quel di via Jervis 77, iconica (come si dice oggi) sede degli uffici e direzione Olivetti, soffre da anni “turbolenze” nel suo settore dei call center. Dal 1 gennaio sulla testa di 759 lavoratrici e lavoratori pendono nuovamente i contratti di solidarietà con una riduzione di orario di lavoro (e quindi retribuzione) del 38% per 12 mesi. Contratti di solidarietà per rilanciare la sede di Ivrea? Non sembra proprio a guardare la realtà, infatti a sei mesi dall’accordo firmato il 15 dicembre scorso, non c’è traccia di rilancio, al contrario: continua senza sosta lo spostamento di commesse in altre sedi Konnecta in Italia e all’estero. Le operatrici e gli operatori vedono così sfilare sotto i propri occhi il loro lavoro, impotenti, non tutelati.

Un contesto di questa portata richiederebbe una mobilitazione immediata e permanente e c’è chi ha chiesto l’avvio del percorso per arrivare alla proclamazione di uno sciopero per sensibilizzare sulla fragilità della sede eporediese. Purtroppo, il tipo di lavoro, a comparti stagni (le singole commesse), con ritmi pressanti, pause contingentate, carosello di turni, non facilita il confronto e la mobilitazione fra i lavoratori. Occorrerebbe quindi in questo settore un sindacato in grado di porre freno allo strapotere dell’azienda e dei committenti nell’organizzazione del lavoro. Non è semplice, ma diversamente si rischia di essere solo sponda alle decisioni aziendali.

Incontro di verifica Rsu – Azienda

Due settimane fa c’è stato un incontro far azienda e Rsu, “per proseguire il percorso iniziato sulle varie problematiche del sito. In particolare abbiamo espresso la nostra preoccupazione sullo spostamento di alcune attività verso il sito di Lecce.”, scrivono nel loro comunicato le Rsu Fistel-Cisl e Slc-Cgil (la Uil non ha eletto Rsu nell’ultima consultazione). Un comunicato dove commessa per commessa vengono presentate le criticità e vengono fatti appunti alla gestione aziendale. Viene anche espressa viva preoccupazione sulla tenuta del sito di Ivrea: “Dopo aver affrontato nel dettaglio lo stato di salute delle varie commesse, come Rsu abbiamo ribadito la nostra preoccupazione, perché siamo a metà anno e non vediamo da parte dell’azienda una pianificazione del lavoro per mettere in sicurezza il nostro sito. L’accordo di solidarietà, firmato per un anno dall’azienda e dai sindacati, deve servire a riportare piena occupazione su Ivrea.”  Molto bene, ma ci sarebbe voluto un passaggio in più, una frase che dicesse che le operatrici e gli operatori di Konnecta di Ivrea non ci stanno a vedersi portar via il lavoro in silenzio, senza reagire e per questo nelle prossime settimane verrà aperto lo stato di agitazione.

È sempre questo il punto nodale nella vicenda Comdata, la scarsa mobilitazione globale, per sede e nazionale. “È necessario uscire dalla logica della commessa ed entrare in una logica complessiva di sede” ci diceva Ivan Corvasce della segreteria Slc-Cgil di Torino e Piemonte in una intervista del dicembre 2023. E nel 2018 in alcune comunicazioni sindacali si leggeva che l’obiettivo era quello di fare della Comdata di Ivrea una questione nazionale, visto che l’azienda ha altre sedi in tutta Italia e che «Una situazione di questo genere non si può affrontare solo con solidarietà ed esuberi, ma bisogna anche pensare a investimenti e sviluppo per il futuro»

Ma così non è stato e nemmeno si intravvedono segnali di cambiamento. Continueremo a leggere report locali di situazioni critiche commessa per commessa, risposte aziendali di apertura smentite puntualmente dai fatti (con i lavoratori spostati da una commessa all’altra come pedine su una scacchiera) e intanto il lavoro piano piano se ne va.

Occorre, su questo giornale lo diciamo da tempo, una regolamentazione del ramo dei call center, si deve togliere precarietà a questo settore (come dovunque), fermare le delocalizzazioni e la rincorsa al minor costo del lavoro. Occorre dare più forza e dignità alle lavoratrici e ai lavoratori di questo settore dove il danno da stress lavoro correlato non è per nulla una rarità.

Cadigia Perini