Pomeriggio dedicato alla mobilità sostenibile sabato 25, promosso da Laboratorio Civico Ivrea
Siamo partiti insieme in bici da piazza di Città e insieme abbiamo percorso alcuni dei percorsi ciclabili della città e raggiunto il Centro Civico di Bellavista.
Qui abbiamo ascoltato tre interventi molto interessanti: Matteo Jarre di Decisio ci ha raccontato quello che fa di lavoro: spiegare alle amministrazioni come rendere una città realmente ciclabile produca vantaggi economici e sociali per la collettività; Ettore Macchieraldo di Movimento Lento ha descritto il lavoro della sua associazione per valorizzare i cammini e i percorsi ciclabili di Canavese e Biellese, per un turismo più sostenibile e a contatto con la natura; Mirko Franceschinis di Legambiente Dora Baltea ha ricordato temi importanti per la mobilità in Ivrea e i suoi pendolari, in particolare negli aspetti del trasporto intermodale.
L’incontro si è concluso con una merenda tutti insieme nei prati di Bellavista.
Le cose dette durante l’incontro possono essere riassunte in un semplice concetto: DATE SPAZIO NELLE CITTÀ ALLE PERSONE CHE CAMMINANO, ALLE PERSONE CHE VANNO IN BICICLETTA. Dare spazio alle persone che vanno a piedi e in bicicletta è fondamentale, crea economia pulita, riduce la produzione di gas climalteranti e inquinanti, migliora con il movimento la salute collettiva, diminuisce gli incidenti e anche se sembra controintuitivo semplifica la vita degli automobilisti, di chi deve necessariamente usare l’auto e trova meno concorrenti nell’utilizzo della strada.
Ma l’Italia investe nelle infrastrutture per biciclette 100 volte meno che nelle auto, Ivrea forse anche meno. Solo ora, ad un mese dalle elezioni e con l’arrivo di qualche soldo del PNNR si pensano nell’arco di una settimana interventi senza progettualità e visione. Il 40% degli spostamenti nell’area eporediese è inferiore a 5 km, il 60% inferiore ai 10 km, è su questi spostamenti che bisogna focalizzarsi pur senza tralasciare gli altri.
Ma i trasporti pubblici latitano e il centro storico è circondato da un anello pensato solo per le auto in cui tre volte al giorno i mezzi si ingorgano e nel tempo rimanente sfrecciano a velocità eccessiva. Il nucleo del patrimonio Unesco è diviso in due senza soluzione di continuità da un rettilineo anch’esso pensato solo per auto che vanno troppo veloci.
I quartieri periferici (e i paesi attorno a Ivrea sono da un punto di vista della mobilità quartieri periferici) hanno un trasporto pubblico problematico e nessun progetto per quel che riguarda la ciclabilità: Bellavista, Banchette, Montalto, Cascinette, San Giovanni, Torre Balfredo non hanno percorsi disponibili per raggiungere la città se non quello di immettersi in strade di scorrimento.
E su tutto questo il nuovo PRG dice poco o niente: delle linee tracciate con poco criterio in una tavola e 4 righe generiche nelle norme di attuazione. “Dare strada alle biciclette” non vuole dire solo piste ciclabili ma semplici interventi di segnaletica orizzontale e verticale che devono perseguire l’obiettivo di una rete ciclabile continua e funzionale che colleghi i poli della città ed è opportuno che facciano riferimento ad un quadro di pianificazione. Con i cambiamenti del Codice della Strada del 2020 è possibile introdurre le corsie ciclabili, le corsie ciclabili per doppio senso ciclabile, la casa avanzata, l’uso ciclabile di corsie preferenziali, la zona scolastica, la strada urbana ciclabile.
Si dice che ci sono pochi ciclisti a Ivrea ma prima di dirlo provate a stare venti minuti ad osservare la ciclabile di Corso Massimo d’Azeglio; e potrebbero essere molti di più se solo la città non fosse quasi completamente a misura di auto. A Torino, città che si è dotata di un BiciPlan e in cui i percorsi ciclabili sono saliti a 258 km, si vedono i primi cambiamenti: rispetto al 2019 i transiti in bicicletta sono aumentati dell’11%, nella Ztl il traffico si è ridotto del 17% per cento, nel resto della città del 2%. Ancora poco ma un percorso è stato avviato. Bisogna però evitare di pensare che Ivrea debba imitare le grandi città, ma ragionare concretamente sulle sue specificità. Si è sentito diverse volte parlare in questi giorni amministratori del passato e del futuro di bike sharing: in un agglomerato cittadino di circa 30/40mila abitanti, di discreta ma non alta vocazione turistica, con un centro tranquillamente percorribile a piedi è un servizio difficilmente sostenibile, dovrà essere sovvenzionato dal pubblico, ma chiediamoci: è davvero un intervento prioritario per la città? Non è forse un intervento da fare in futuro, quando la città sarà davvero permeabile alle biciclette?
È inutile distribuire borracce in una città priva di fontane. Pensiamo prima di tutto a dare spazio; ragioniamo su un BiciPlan concreto che coinvolga professionisti del settore e che si confronti con gli utenti e i cittadini. Sui percorsi ciclabili attuali ridipingiamo la segnaletica e eliminiamo le gincane o, se non è possibile, sostituiamo questi percorsi marginalizzati con altri funzionali. Rendiamo ciclabili gli attraversamenti della pista di Corso Massimo d’Azeglio che per quanto vituperata ha dato un percorso sicuro in una delle vie più difficili dal punto di vista della sicurezza. Diamo spazio e visibilità nelle rotonde di corso Vercelli, di porta Vercelli di porta Aosta, di porta Torino, nelle strade, in lungo Dora, in Corso Nigra, in via Circonvallazione.
Ragioniamo con i comuni limitrofi su percorsi ciclabili sicuri nelle direttrici dei quartieri periferici: Torre Balfredo con un tratto ciclabile sul Naviglio, Cascinette con la direttrice di via Montodo, Banchette ripensando via Jervis, Montalto rilanciando il tema della ciclovia Baltea. Aumentiamo gli stalli in centro, diamo un parcheggio, semplice ma coperto e sicuro alla stazione e al Movicentro di Ivrea. Tra il 2015 e il 2020, le ciclabili urbane sono aumentate del 18% nei capoluoghi di provincia e del 30% nei capoluoghi di città metropolitana, ma la crescita si è concentrata quasi esclusivamente nei centri urbani che già avevano un livello di percorsi ciclabili superiore alla media.
Ivrea tra il 2018 e il 2023 non ha fatto nulla, è il momento di invertire la rotta.
Lorenzo Marcone