Il Presidio per la Pace di sabato 18 gennaio è stato dedicato principalmente alla condanna delle armi atomiche, in occasione del 4° anniversario della entrata in vigore del Trattato dell’ONU TPNW (Treaty on the Prohibition of Nuclear Weapons), il giorno 22 gennaio 2021, trattato al quale l’Italia non ha aderito.
Ha aperto il 152° presidio di sabato 18 gennaio Pierangelo Monti contestualizzando la manifestazione nella situazione mondiale attuale. La più importante novità della settimana per quanto riguarda le guerre nel mondo è l’accordo che fa sperare un cessate il fuoco a Gaza, che seppure temporaneo e molto fragile è da considerare un fatto positivo.
Abbiamo visto la gente di Gaza festeggiare, anche se fino a ieri sono ancora continuati i maledetti raid israeliani che hanno ancora causato decine di morti. Si spera innanzitutto che la tregua di 42 giorni entri in vigore e sia rispettata, poi si spera che questo sia il primo passo verso la fine della guerra e degli atti di genocidio dei Gazawi in corso da 470 giorni. La pace vera, purtroppo, avrà bisogno di tempi più lunghi: la fine della guerra non è la fine del conflitto. Ora è importante affrontare subito le principali emergenze: cibo, sanità e scuola.
La pace giusta tra Israeliani e Palestinesi – continua Monti – è tutta da inventare e c’è poco da sperare che sia fattibile, eppure non bi sogna rassegnarsi alla guerra, alle violenze, all’odio. Bisogna tener conto delle 47000 vittime che gravano sui cuori e le menti dei palestinesi ed anche delle oltre mille vittime israeliane della strage del 7 ottobre 2023. E come ha titolato Il Manifesto “Sul futuro di Gaza pesano 42 milioni di tonnellate di macerie”, che richiedono oltre 10 anni di lavoro per la loro rimozione. Poi si dovrà ricostruire; non solo gli edifici, ma anche una vita normale, dignitosa, libera per i Gazawi, costretti, non dimentichiamolo, a stare in quella striscia di territorio come in un immenso carcere.
Purtroppo invece, come accennato, non ci sono segnali di speranza, nemmeno per una tregua, nella guerra russo-ucraina. Da quella guerra viene la terrificante minaccia di utilizzare le armi atomiche.
E’ in considerazione di questa minaccia – ricorda Monti – che oggi manifestiamo, rinnovando, insieme al ripudio delle guerre, quello delle armi nucleari. Il ripudio della guerra ci porta a ripudiare l’uso della forza militare per risolvere i conflitti, a ripudiare le armi che ne sono gli strumenti; quindi, a bocciare l’invio di armi a chi fa la guerra, qualunque guerra, come diceva Mons. Luigi Bettazzi, anche di difesa.
Non siamo dunque d’accordo con i governi – sottolinea Monti – compreso il nostro, che continuano a mandare armi all’Ucraina per portare avanti senza limite la guerra e armi a Israele, nonostante questo venga negato pubblicamente e ipocritamente (in un recente convegno al Senato organizzato da Altreconomia, è stato detto che armi e munizioni italiane sono state vendute anche ai coloni israeliani che poi le usano per uccidere i palestinesi in Cisgiordania).
Il trattato per la messa al bando delle armi nucleari
Quattro anni fa – ricorda Monti – è entrato in vigore il Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari (TPNW) per la messa al bando delle armi atomiche. Trattato che era stato votato all’ONU da 122 Stati il 7 luglio 2017. Allora l’Italia e tutti gli stati della Nato e gli stati che hanno le armi atomiche neanche parteciparono agli incontri per la stesura del Trattato. L’ICAN (International Campaign to Abolish Nuclear Weapons), che ne fu promotrice, ricevette in quell’anno il premio Nobel per la pace. Per chiedere l’adesione dell’Italia al Trattato si attivò la Campagna “Italia, ripensaci”. Da allora anche qui a Ivrea ripetiamo “ITALIA, RIPENSACI”.
Centinaia di città italiane hanno approvato mozioni e hanno aderito alla rete Mayors for Peace, presieduta dal Sindaco di Hiroshima; quattro anni fa il 6 luglio 2021, anche il Sindaco e il Comune di Ivrea, su richiesta delle nostre organizzazioni, si è iscritto a questa Rete.
Oggi, chiediamo al nostro Sindaco e al Comune di inviare un appello al Presidente della Repubblica e al Governo italiano, perché l’Italia finalmente firmi e ratifichi il Trattato TPNW e quindi allontani dal territorio italiano ogni arma atomica presente nelle basi Nato, come prevede il Trattato.
Circa 40 testate nucleari americane sono presenti nelle due basi Nato di Aviano e Ghedi.
L’allontanamento delle armi nucleari dall’Italia sarebbe un grande segno di impegno per la pace, servirebbe ad allentare la tensione e la minaccia della Russia di usare questo tipo di armi di cui è ampiamente dotata. Per ottenere un cambiamento da parte del “nemico” serve fare il primo passo, dare l’esempio. Finora 73 Stati hanno ratificato il Trattato. Ogni anno se ne aggiunge qualcuno, ma occorre far crescere in fretta queste adesioni.
E’ quindi intervenuta la vicesindaca di Ivrea, Patrizia Dal Santo, per portare i saluti del Sindaco e l’impegno a partecipare al disarmo nucleare. «Le armi – dice – sono occasione di morte, anche quando non le usiamo. Avevamo sperato che fossero cancellate, ma oggi vediamo nuovamente proliferare questi ordigni e anche la possibilità di usarle. Quindi queste iniziative di pace, anche da città più piccole come la nostra, sono importanti. Ivrea, oltre ad aderire alla rete dei Sindaci per la Pace, aveva a suo tempo fatto un appello per il disarmo, che oggi rinnoviamo. Faremo tutto il possibile. Quest’anno – conclude – sono 80 anni dalla prima bomba atomica su Hiroshima, e noi dobbiamo sempre ricordare, con tutti voi, ed impegnarci per tenere accesa la fiammella della Pace.»
L’Assessora Gabriella Colosso, sottolineando le parole della vicesindaca, ribadisce che siamo tutti in piazza per un appello che porteremo a marzo all’attenzione del prossimo incontro dell’ICAN. Poi aggiunge che il Sindaco di Cervia, Lead City per l’Italia di Mayors for Peace, manda al Presidio di Ivrea un grande abbraccio ed un grazie per quello che stiamo facendo per essere di sprone a debellare persino il pensiero dell’atomica.
Arianna Italiano della Comunità di Sant’Egidio, interviene per ringraziare la perseveranza del nostro Presidio, che infine – ne è certa – porterà a risultati. Poi pone l’accento sull’iniziativa a favore della città palestinese di Beit Ummar, ricordandone una analoga della Comunità di Sant’Egidio riguardante i “corridoi umanitari” attraverso i quali già da quest’anno è stato possibile accogliere bambini, donne, feriti da Gaza. Ricorda poi che nella Sala Santa Marta si terrà un concerto il 25 gennaio, alle 20,30.
Al termine, dopo altri interventi, Monti riprende la parola citando il discorso di Terumi Tanaka, rappresentante di Nihon Hidankyo, l’organizzazione giapponese dei sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki, pronunciato l’anno scorso in occasione del ricevimento del Premio Nobel per la pace 2024. Questo movimento ha indubbiamente svolto un ruolo importante nella creazione del “tabù nucleare”. Tuttavia, oggi rimangono ancora 12.000 testate nucleari sul pianeta, 4.000 delle quali dispiegate e pronte per essere lanciate.
Come ultimo atto del 152° presidio si distrugge simbolicamente una simulazione di testata nucleare costruita da Silvio Conte di Emergency per questa occasione.
L’articolo è un estratto del resoconto a cura di Mario Beiletti
Il resoconto completo e la galleria di foto sulla pagina Facebook “ANPI Ivrea e Basso Canavese“