Federico Bellono ricorda Luciano Guala: un comunista, un antifascista, un compagno soprattutto, ma per me innanzitutto un metalmeccanico e un sindacalista
In questi giorni ho letto cose bellissime su Luciano Guala, un comunista, un antifascista, un compagno soprattutto, ma per me innanzitutto un metalmeccanico e un sindacalista. E non un sindacalista atipico, ma esattamente il contrario: il sindacalista che ogni lavoratore vorrebbe incontrare: serio, rigoroso, disponibile all’ascolto, intransigente e allo stesso tempo aperto al confronto, alla discussione, alla trattativa, per fare un passo in avanti, per non fare passi indietro, comunque sempre per fare l’interesse delle lavoratrici e dei lavoratori. In anni entusiasmanti , ma anche in anni difficili, anzi difficilissimi, con un approccio però sempre chiaro: il rapporto con i lavoratori innanzitutto, il confronto e il loro consenso, e poi la discussione, il conflitto, la rappresentanza di quegli interessi nei confronti dell’impresa.
Ripercorrere la sua storia vuol dire percorrere una parte importante della storia del movimento operaio di ivrea, del Canavese, dell’Olivetti. Molti l’hanno conosciuto e frequentato più di me, e potrebbero raccontare tante storie, io mi limito a una considerazione: quando ho avuto l’occasione di fare delle assemblee con lui, in anni più recenti e meno facili per le lavoratrici e dei lavoratori ho sempre trovato in lui una capacità di empatia straordinaria con le persone, e la fiducia delle persone verso di lui: per un vero sindacalista è quasi tutto ciò di cui disporre, insieme alla disponibilità a mettersi in gioco, e lui da questo punto di vista per me ha sempre rappresentato una certezza, senza essere un monolite, un professionista del sindacato ma una persona con dei valori ben precisi e una pratica conseguente. Con il giusto rispetto per tutti, senza timori reverenziali, senza subalternità culturale nei confronti dell’impresa. Non è retorica per una ragione, e cioè perché sono convinto che queste parole sono condivise da tutti: compagni, amici,lavoratori e anche coloro che con lui hanno dovuto fare i conti.
Una bella persona in definitiva che credo abbia qualcosa da lasciare a tutti, non tanto per le cose che ha detto, ma per come ha interpretato il ruolo del sindacalista, che nella mia cultura ma anche in quella di Luciano non è semplicemente una forma di impegno o peggio ancora un lavoro, è una scelta di vita e paradossalmente penso che tutto questo sia ancor più significativo in tempi complicati e difficili come quelli che viviamo oggi.
Grazie Luciano.
Federico Bellono