Domenica 17 novembre si è tenuta l’assemblea del Collettivo di Fabbrica EX-GKN di Campi Bisenzio. Da Torino è partito un pullman di 50 persone; tra queste c’era anche Chiara Marcone, giovane eporediese di Laboratorio Civico e di Sinistra Ecologista Torino. Di seguito il suo resoconto di quella giornata
Domenica 17 novembre a Firenze, in Piazza Poggi, più di mille persone hanno risposto alla chiamata del Collettivo di Fabbrica EX-GKN nonostante il freddo e il maltempo: più di 4 ore di assemblea sotto gazebi e teloni, musica, cori, più di 100 torce accese per chiedere l’intervento pubblico ora. Da Torino è partito un pullman di 50 persone, organizzato con il contributo di ARCI e FIOM da Comunet – Officine Corsare, principale punto di riferimento della convergenza piemontese.
“Sarà festa o sarà rabbia” il titolo della giornata. Anche se da festeggiare c’era ben poco rispetto alla prima assemblea degli azionisti, è sempre essenziale celebrare la capacità di questa vertenza di evolversi e aggregare, e quella di questa comunità di convergere per insorgere. Di rabbia, invece, ce n’era tanta: per gli ormai 11 mesi senza stipendio, per la lotta di logoramento che la proprietà sta portando avanti, per l’immobilismo della politica nazionale e regionale.
Breve riassunto delle puntate precedenti, per tracciare le linee principali di ormai quasi tre anni e mezzo di vertenza sindacale
Il 9 luglio 2021 tutti i 429 operai della fabbrica GKN di Campi Bisenzio, che produceva semiassi per automobili, vengono informati del licenziamento collettivo da una mail – procedura poi accertata come condotta antisindacale dal Tribunale di Firenze a fronte del ricorso presentato dalla FIOM. A fronte dell’interruzione improvvisa della produzione e del licenziamento collettivo, i lavoratori entrano in assemblea permanente e occupano lo stabilimento della fabbrica.
Nei tre anni successivi si susseguono cessioni di proprietà, advisors, incontri programmati e poi disertati, completa mancanza di trasparenza circa il futuro della fabbrica e dei lavoratori, tentativi di liquidazione e speculazione, un muro di gomma e immobilismo che ha come unico obiettivo la vittoria per logoramento. L’ultimo passaggio, risalente a metà ottobre, è la scoperta della vendita dello stabilimento di Campi Bisenzio a due società immobiliari con potenziali commistioni con la stessa proprietà di QF/ex-GKN, finalizzata il 12 marzo senza che Rsu, organizzazioni sindacali e Collettivo ne fossero informati.
Nel frattempo, il Collettivo di Fabbrica ha costruito mobilitazione in ogni modo possibile: con le manifestazioni a Campi Bisenzio e a Firenze, con il Festival di Letteratura Working Class, con incontri su tutto il territorio nazionale, un podcast, quattro libri, infinite assemblee e documenti, uno sciopero della fame, un capodanno passato come una festa nello stabilimento occupato. La parola chiave è convergenza: con le lotte per la giustizia climatica, con un territorio che negli ultimi due anni ha subito due alluvioni estreme, con i lavoratori che in tutta Italia lottano per il loro posto di lavoro e per i loro diritti, contro tutte le forme di sfruttamento moderno.
A tutto questo segue la stesura di un piano industriale per lo stabilimento, che prevede la riconversione per la produzione di pannelli solari e cargo bike, la creazione della cooperativa GFF (GKN For Future), la stesura di una proposta di legge regionale per l’intervento pubblico, e l’azionariato popolare, che a ottobre 2024 raggiunge la cifra di 1.300.000€ raccolti dal basso per sostenere la (ri)nascita della prima fabbrica socialmente integrata d’Italia.
La vertenza della GKN è stata in questi anni, ed è ancora, una storia di resistenza, di lotta operaia, di contronarrazione. È una storia che mette in luce tutte le contraddizioni del sistema produttivo italiano e che ha obbligato nel tempo il Collettivo di Fabbrica e i loro solidali a essere tutto e fare tutto, dalla stesura di un piano industriale a quella di una proposta di legge regionale. Ma soprattutto, la vertenza della GKN ha già fatto un pezzo di storia, senza la presunzione di essere più importante di tutte le altre crisi, lavorative, climatiche, umanitarie del nostro tempo, ma provando a essere un pezzo nella costruzione di un’alternativa possibile.
Come dice il Collettivo di Fabbrica, i lavoratori volevano solo salvare i loro posti di lavoro, e per strada hanno capito che per farlo si doveva cambiare il sistema.
17 novembre 2024: sarà festa o sarà lotta
Dopo 3 anni e mezzo di vertenza, il 17 novembre arriva a un mese dalla prima assemblea dell’azionariato popolare del 13 ottobre. La risoluzione approvata in questa data, oltre a approvare il piano industriale e ribadire il sostegno alla reindustrializzazione dal basso, chiedeva di porre in essere le condizioni per l’avvio del piano industriale: prima tra tutte, l’apertura di un tavolo tecnico-istituzionale.
L’assemblea di domenica rileva la mancata apertura di questo tavolo, ma anche i primi passi del Consiglio Regionale della Toscana nel recepire la proposta di legge per l’intervento pubblico e soprattutto la disponibilità del Collettivo di Fabbrica e degli azionisti a proseguire: l’obiettivo è passare il Natale, con forme e modalità da definire nella prossima assemblea degli azionisti, lunedì 25 novembre.
Domenica è stata anche l’ennesima testimonianza della forza della comunità solidale al Collettivo e alla sua lotta, della convergenza delle lotte con cui questa vertenza ha costruito terreno comune. Al microfono riparato dalla pioggia dalla torre di San Niccolò hanno parlato rappresentanti sindacali di settori, sigle, vertenze e luoghi diversi, ma anche Fridays For Future, Ultima Generazione, Emergency e personalità del mondo dello spettacolo e dell’informazione come Christian Raimo e Elio Germano. Come si è detto a un certo punto della giornata, “la frammentazione non è un destino”, e se c’è una lezione che si deve salvare dalla storia della GKN, è proprio questa.
Infine, dopo tre anni e mezzo di resistenza e logoramento, si vede chiaramente sempre più vicino un bivio, per cui spiccare il volo o cadere. L’idea della fine di questa vertenza non è facile, e lo si vedeva e sentiva anche domenica: a fronte di tutto quello che si è fatto, di un piano di reindustrializzazione pronto a partire, di un capitale solidale raccolto dal basso a disposizione della fabbrica, la possibilità che neanche tutto questo sia stato abbastanza pesa negli interventi e nelle parole, dal palco e in piazza. Ma nel frattempo, la lotta operaia è tornata ad avere risonanza e dignità politica, la convergenza tra movimenti sociali e climatici si è solidificata, e già tutto questo sembrava improbabile se non impossibile all’inizio di questa storia.
Dario Salvetti, co-portavoce del Collettivo di Fabbrica, chiudendo l’assemblea ha detto “noi non vogliamo avere la ragione della catastrofe“, ma vogliamo avere torto, essere l’eccezione alla regola per cui in questo paese le vertenze sindacali si perdono, dimostrare che un’alternativa possibile esiste, che si può anche vincere. Con questa speranza e con il lavoro di tutta la comunità solidale al Collettivo di Fabbrica, con la cooperativa Gkn For Future, la lotta continua a muoversi, per passare il Natale e arrivare all’anno nuovo.
Quindi, “resistere all’inverno, prenderci la primavera”: resistere con l’azionariato popolare e portarlo al nuovo obiettivo dei 2 milioni di euro; resistere portando la storia della ex-GKN ovunque, anche e soprattutto dove non è ancora arrivata; resistere nelle piazze, a partire dallo sciopero nazionale del 29 novembre; resistere, convergere, insorgere, fino a che ce ne sarà.
Sapendo che quando arriverà la primavera per questa storia si aprirà un’altra fase, in un modo o nell’altro, ma che anche se sarà la fine, non sarà stata una resa. Perché questa storia non può essere distrutta, ma solo costretta a trasformarsi.
Chiara Marcone
Tutta la storia ricostruita nel dettaglio, i documenti sul piano industriale e la proposta di legge regionale si trovano su https://insorgiamo.org/