Matteo Chiantore, candidato sindaco del PD, sbaraglia i candidati di Laboratorio Civico (Enrico Giacopelli) e Viviamo Ivrea (Francesco Comotto), ottenendo la candidatura a sindaco con 906 preferenze. Ma l’esito appariva scontato ancor prima di cominciare.
“Quando un uomo con la pistola incontra un uomo col fucile, l’uomo con la pistola è morto“, recitava un proverbio messicano nel celebre “Per un pugno di dollari”. Per quale motivo? Perché l’uomo col fucile può vedere arrivare da lontano il pistolero e colpirlo a morte prima ancora che il duello abbia inizio.
La storia delle primarie di coalizione del centrosinistra che si sono tenute domenica 26 febbraio a Ivrea raccontano, a pensarci bene, una storia simile. Ma prima i fatti.
Sono 1.449 gli elettori eporediesi che domenica 26 febbraio hanno deciso di recarsi alle urne e scegliere quale sarebbe stato il futuro candidato della coalizione di centrosinistra in vista delle elezioni che si terranno domenica 14 e lunedì 15 maggio. Un’affluenza alta, importante, considerando che alle precedenti primarie del 2018 (però solo interne al PD) parteciparono 1.426 persone. Numeri incoraggianti, inoltre, se confrontati con la partecipazione generale al voto in Italia (si pensi alle ultime elezioni regionali in Lazio e Lombardia).
Alle 20.30 di domenica sera Matteo Chiantore è risultato il candidato più votato con 906 voti, diventando così il candidato sindaco del centrosinistra eporediese. Nettamente indietro Enrico Giacopelli, candidato di Laboratorio Civico che ha ottenuto 287 voti. Terzo posto, infine, per Francesco Comotto di Viviamo Ivrea, che nonostante la notorietà in città si è fermato a 254 voti.
A margine di queste primarie va anche menzionata la partecipazione al voto di alcuni consiglieri dell’attuale maggioranza di centrodestra, in particolare di Anna Bono, Maria Piras e Tony Cuomo, oltre quello della ex assessora Ballurio. E’ facile ipotizzare che anche qualche altro simpatizzante del centrodestra abbia seguito il loro esempio, ma queste “partecipazioni” vanno a confermare tutti i dubbi sull’ambiguità del rito delle primarie aperte.
Un risultato scontato
Durante la serata di presentazione dei candidati di giovedì 23 febbraio avevamo posto questa domanda: «sovrapporre le primarie di coalizione di un’elezione locale con le primarie nazionale del Partito Democratico non pensate sia una scelta che svantaggia in partenza i candidati di Laboratorio Civico e ViviamoIvrea, favorendo invece la mobilitazione degli elettori del Partito Democratico?». L’unico a dare una risposta netta era stato Chiantore: «No, non penso». Più ambigue, invece, le risposte di Comotto e Giacopelli, accomunate però dall’idea che sarebbe stato difficile chiedere agli elettori di presentarsi due settimane di fila a votare.
Bang. L’uomo col fucile aveva fatto fuoco e vinto ancor prima di cominciare il confronto con i pistoleri. Come spiegare, altrimenti, la scelta di accettare questa sovrapposizione delle primarie locali con quelle del segretario nazionale del PD? A dimostrazione di come questa partita fosse chiusa ancor prima di cominciare è utile fare un confronto con i voti espressi a Ivrea per la scelta del segretario nazionale del Partito Democratico. In via Peretti (sede del PD) si sono recati e hanno votato 856 elettori eporediesi (553 preferenze per Elly Schlein, 303 per Stefano Bonaccini); Matteo Chiantore ha preso 906 voti. Sarà solo una coincidenza uno scarto di appena cinquanta voti?
Il giorno seguente le primarie sono poi giunte le prime dichiarazioni affidate ai social. «Ieri Ivrea ha risposto nel migliore dei modi al nostro appello – si legge nella pagina di “Matteo Chiantore Sindaco” – ci ha dimostrato che la pioggia e la neve non erano un buon motivo per restare a casa e rinunciare a dire con forza che la nostra è una città democratica, inclusiva, che crede nel senso di comunità e soprattutto vuole guardare al futuro. Insieme a Viviamo Ivrea e Laboratorio Civico Ivrea abbiamo raggiunto un risultato straordinario e questo è soltanto l’inizio!». Di tenore simile la dichiarazione pubblicata sulla pagina facebook di “Enrico Giacopelli Sindaco”: «la coalizione è pronta a sostenere il suo candidato sindaco, Matteo Chiantore, per dar forma a un programma carico di meraviglie […] perché la città, con il nostro contributo e sotto la guida di Matteo Chiantore, possa diventare realmente Giusta, Sostenibile e Partecipata». Più polemico, per certi versi, il comunicato sulla pagina di “Francesco Comotto – Consigliere Comunale Ivrea” che dopo aver ringraziato gli elettori per la partecipazione ha precisato: «purtroppo le tre settimane di tempo che hanno preceduto il voto, con in mezzo il Carnevale, non ci hanno consentito più di tanto di farci conoscere ed inoltre c’è stata anche poca informazione sullo svolgimento di queste elezioni che in molti hanno confuso con le primarie del Partito Democratico». Tutto vero (a parte la scusa di non essere conosciuti in città, visto che Viviamo Ivrea esiste e siede in Consiglio Comunale da 10 anni) e invero ampiamente prevedibile, ma che non risponde alla domanda sul perché abbia scelto ugualmente di intraprendere questa competizione, mettendo peraltro in difficoltà il Movimento 5 Stelle (col quale da anni c’era una stretta collaborazione).
Una domanda che tale resterà, visto e considerato che il centrosinistra ha ormai il proprio candidato sindaco: Matteo Chiantore, un po’ attore, un po’ “messicano col fucile”, un po’ candidato “all’americana”, con grandi manifesti sparsi per tutta la città e video promozionali online in cui racconta: «sono l’uomo giusto al momento giusto» e «voglio che Ivrea rialzi la testa» (che fa un po’ “make Ivrea great again”).
“Per un pugno di dollari” è la storia da cui siamo partiti, ma a pensarci bene avrebbe avuto più senso rifarsi al duello a tre per eccellenza, ovvero “Il Buono, il Brutto e il Cattivo”.
Ai lettori l’ardua sentenza su quale ruolo avrebbe potuto recitare ciascuno dei tre contendenti eporediesi.
Andrea Bertolino