Riceviamo dall’amico Agostino un altro ricordo di Michelangelo De Fazio
Caro Michelangelo,
ti scrivo mentre a Ivrea si sta svolgendo il rito del saluto dei tuoi tanti amici al quale, ahimé, mi è impossibile partecipare. E mi sento in colpa.
Mi fa fatica pensare che non possa più parlare con te dopo decenni di rapporti e per questo mi scuso, approfittando per l’ennesima volta della tua disponibilità ad ascoltare ed aiutare tutti quelli che te l’hanno chiesto.
Ma mi preme ricordare a tutti quelli che sono con te ora il compagno Michelangelo.
Potrei ricordare mille episodi, ma mi limito ad uno, secondo me estremamente significativo, che si riferisce alla dura, e purtroppo finita male, lotta dei lavoratori della Diebold nel 2006.
Lavoravamo insieme alla Diebold, la multinazionale americana che aveva rilevato dalla Olivetti l’attività sugli ATM, quelli che tutti chiamano Bancomat, ed eravamo insieme RSU della FIOM.
Quando capimmo che la Diebold aveva comprato con l’obiettivo di licenziarci tutti, ma a scaglioni per dividerci, tu avesti la fortuna di poter andare in pensione prima che iniziasse la “resa dei conti” finale, con gli scioperi, le manifestazioni, l’occupazione dello stabilimento alla Vecchia ICO, eccetera.
Ma eri presente e partecipe alla lotta molto più di qualcuno dei nostri colleghi.
Ti ricordi? Io scrivevo i comunicati sindacali quasi tutti i giorni. Li mandavo a te che da casa mandavi i comunicati a tutti i lavoratori, quelli di Ivrea, di Milano, ai tecnici di assistenza sparsi per tutta l’Italia e li postavi sul sito internet che avevi creato tu perché chiunque potesse sapere della dura lotta dei lavoratori di Ivrea per difendere il loro posto di lavoro.
Ed eri in pensione!
Il giorno che chiuse la lotta, quando la Diebold mandò la lettera di licenziamento ai novi colleghi che non avevano accettato di auto licenziarsi in cambio di una buonuscita e dell’impegno a non fare causa all’azienda, e chiamò una guardia giurata ad impedire fisicamente a noi 9 di entrare nello stabilimento, ancora una volta venisti tu a farci una foto davanti all’ingresso per denunciare quello che stava accadendo.
Foto che ancora è qui, a casa mia, con la sua bella cornice, appesa al muro.
Ed eri in pensione!
Grazie Michelangelo.
Agostino Petruzzelli