Deposito nucleare Trino: il 3 febbraio Rifondazione Comunista – Unione Popolare con Legambiente per riaffermare il valore della sicurezza, della scienza, della democrazia.
L’intervento di Alberto Deambrogio, segretario regionale Piemonte e Valle d’Aosta di Rifondazione Comunista e membro del direttivo del Comitato Tri-NO, sul deposito nucleare a Trino
A noi pare particolarmente significativa la scelta di Legambiente perché si connette con la nostra idea di una lotta non solo territoriale. D’altro canto è lo stesso Ministero per l’Ambiente (MASE), che nella sua comunicazione istituzionale tende a valorizzare al massimo la giornata mondiale delle zone umide. Il ministro non abita troppo distante da una delle più significative di esse, su cui tra l’altro si stanno investendo fior di risorse per valorizzarla. A Pichetto e a tutti i sostenitori della soluzione Trino chiediamo: in base a quale principio, razionale e democratico vi sentite tranquillamente di piazzare il deposito nel bel mezzo della pianura risicola vercellese? Certo, molte altre sono le domande che si potrebbero porre a ragione, ma già solo questa meriterebbe una risposta non evasiva. Il Ministro venga a Trino il 3 febbraio a spiegare come coniuga promozione delle zone umide e deposito nucleare; sarebbe un gesto di chiarezza e di esplicitazione di una supposta coerenza, che noi qui davvero non sappiamo vedere.
Come per Legambiente anche per noi la via maestra rimane il percorso delineato con la CNAI. Proprio per questo invitiamo alla massima partecipazione alle iniziative del 3 febbraio. Deve essere chiaro, in quel passaggio e nei prossimi che verranno, che non vi è la minima intenzione di abbassare la testa di fronte ai negazionisti della sicurezza, della scienza e della democrazia.
In un momento come questo, in cui tra l’altro è convertito in legge il Decreto 181 contenente le norme che permettono la proposta del sindaco Pane e ne ampliano le possibilità con la semplice modifica dei progetti tecnici, è decisivo riaffermare nella pratica un percorso diverso, in grado di garantire sicurezza, approccio scientifico e metodo democratico. Occorre mantenere viva la mobilitazione popolare perché la battaglia non è finita e avrà tempi lunghi per dispiegarsi. Se Trino è un caso nazionale bisogna, forse, trovare il modo di dare un appuntamento per una grande manifestazione in grado di coinvolgere chi non si rassegna allo stato attuale delle cose.
Quello che va assolutamente evitato è l’ormai evidente tentativo di aggirare e sgretolare principi internazionalmente riconosciuti e non certamente invenzione degli oppositori alla scelta del sindaco di Trino. Da questo punto di vista, attesa la pericolosità dei materiali radioattivi che saranno contenuti nel deposito e la durata di quella per tempi di oltre 300 anni, è decisivo che i criteri di esclusione e di approfondimento vengano applicati alle aree autocandidate nella stessa identica modalità con la quale sono stati applicati per la individuazione delle aree idonee della CNAI. Deve essere bandita qualsiasi opzione ribassista per promuovere opzioni irrazionali. Ancora una volta emerge a tutto tondo un interesse che dovrebbe essere complessivo, della comunità nazionale, intorno a ciò che si vorrebbe far passare a Trino. Non basta, anche se è sacrosanto e aiuta, affrontare il tema in termini territoriali, di area vasta. I soggetti sociali, associativi, politici, che hanno a cuore scelte ambientali ed energetiche capaci di futuro si concentrino a fondo sulla vicenda di Trino vercellese.
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