Con le riforme istituzionali si stravolge il modello sociale della Costituzione

Ordine del giorno del Comitato nazionale ANPI approvato nella riunione del 14 settembre sulla manifestazione “La via maestra. Insieme per la Costituzione” del 7 ottobre.

La manifestazione del 7 ottobre deve rappresentare una grande spinta popolare e unitaria verso la piena attuazione della Costituzione.

“Il Comitato nazionale dell’ANPI esprime vivissima preoccupazione e totale contrarietà per le riforme istituzionali su cui sta lavorando il governo.

Con la ripresa dell’attività politica, si è subito riaccesa la discussione sulla riforma Costituzionale (presidenzialismo o premierato) e sull’autonomia differenziata. La Presidente Meloni ha ribadito che le riforme istituzionali sono una priorità per il suo governo. Le evidenti e pesantissime difficoltà economiche del Paese lasciano prevedere che ci sarà un tentativo di spostare il dibattito politico su questo terreno.

Nei primi giorni di settembre è circolata una bozza di riforma Costituzionale predisposta dalla ministra Casellati che introduce l’elezione diretta del Presidente del Consiglio con legge maggioritaria.

A fronte dell’alto consenso popolare che ha la figura del Presidente della Repubblica a cui si riconosce funzione di equilibrio, la proposta contenuta nella bozza Casellati attribuisce al Presidente della Repubblica un mero ruolo di rappresentanza, sottraendogli il potere di indicare il Presidente del Consiglio e di sciogliere le Camere.

Riduce inoltre l’autonomia del Parlamento che decadrebbe se sfiduciasse il Premier. Si introdurrebbe così un modello di cosiddetta democrazia decidente (meglio sarebbe chiamarla democrazia del vincitore) che sradica il modello di democrazia parlamentare oggi presente in Costituzione. Si tratta dunque di una verticalizzazione e accentramento del potere. Va ricordato inoltre che questo modello non è presente in alcuna parte del mondo e l’unico Stato che aveva provato ad introdurlo (lo Stato di Israele) è rapidamente tornato indietro per i problemi creati nei rapporti con il Parlamento.

Per quanto riguarda l’autonomia differenziata, il disegno di legge Calderoli è attualmente in discussione alla Commissione Affari Costituzionali del Senato. La discussione procede con l’esame degli emendamenti presentati. Nei giorni scorsi i giornali hanno dato risalto al voto unanime della commissione per un emendamento, presentato dal PD, che renderebbe revocabile dallo Stato l’intesa Stato-Regione qualora essa vada contro l’interesse nazionale. Il ministro Calderoli ha molto enfatizzato il voto unanime a questo articolo presentandolo come il segnale di una volontà del Parlamento di arrivare ad una condivisione delle modalità di attuazione dell’autonomia differenziata.

In ogni caso l’eventuale possibilità di revoca dell’intesa non potrebbe avvenire senza il consenso della Regione.

L’emendamento non riduce affatto i rischi di frammentazione del Paese, l’aumento delle diseguaglianze, l’insostenibilità economica. La legge Calderoli era e rimane inaccettabile.

L’ANPI dunque conferma il suo giudizio negativo su entrambe le proposte di legge che stravolgono il modello sociale, economico e democratico delineato dalla Costituzione antifascista. Infatti l’insieme del Premierato e della autonomia differenziata cancella di fatto l’art. 3 della Costituzione che fa discendere dall’uguaglianza dei diritti civili e sociali sia la responsabilità della Repubblica sulle condizioni materiali di vita dei propri cittadini (Stato Sociale), sia la democrazia partecipata.

Occorre far crescere nel Paese la consapevolezza dei rischi che comporta lo stravolgimento del nostro assetto costituzionale. Innanzitutto va sfatato il mito della governabilità attraverso una forma di accentramento del potere decisionale. L’esempio recente delle vicende degli Stati Uniti e della Francia testimoniano che, a fronte di un modello di governo divisivo (chi vince comanda) e di una grave sofferenza sociale, non bastano le forme istituzionali a garantire l’efficacia del governo.

Nel nostro Paese l’altissimo tasso di astensione elettorale conferma infatti la profonda crisi di rappresentanza. Non ci sarà governabilità senza ridare dignità alla politica e alla rappresentanza dei cittadini attraverso i partiti, i sindacati, le associazioni. Dobbiamo attuare e non affossare la nostra Costituzione, dobbiamo evidenziare il nesso tra forma di Governo e condizioni materiali di vita. Un potere verticalizzato difende gli interessi dei più forti; un potere partecipato guarda ai bisogni e ai diritti di tutte le cittadine ed i cittadini. Perciò chiediamo piuttosto di rafforzare il ruolo del Parlamento e di varare una legge elettorale nuova che garantisca pluralismo e rappresentanza.

La nostra Costituzione disegna un modello di società giusta, solidale, democratica, pacifica. La sua attuazione è il nostro programma.

La manifestazione del 7 ottobre deve rappresentare una grande spinta popolare e unitaria verso la piena attuazione della Costituzione”.