Le centrali nucleari non hanno nessuna ragione economica o ecologica, ma periodicamente se ne riparla. Per capire perché, venerdì 27 gennaio Legambiente propone il film “Into Eternity” alle 18.00 al cinema Politeama e, alle 21 allo ZAC!, l’incontro con Angelo Tartaglia ed il suo libro “Spaccare l’atomo in 4uattro – contro la favola del nucleare”
La guerra tra Russia e Ucraina – con il fantasma della bomba atomica in agguato, i disastri di Chernobyl (1986) e di Fukushima (2011) non troppo lontano nel tempo e la crisi energetica che incombe – ha riacceso il dibattito sull’energia.
In Italia qualcuno ha riaperto la discussione che sembrava definitivamente chiusa con ben due referendum nazionali nei quali i cittadini italiani hanno votato contro le centrali nucleari con percentuali altissime: 80% nel 1987 e 94% nel 2011. Cosa è cambiato rispetto ad allora?
Per quanto riguarda le visioni sul futuro dell’energia purtroppo non è cambiato nulla: da una parte c’è chi pensa di andare a cercare sempre nuove fonti di energia. Dall’altra le associazioni ambientaliste che puntano, prima di andare ad aumentare la produzione di energia, al risparmio energetico; invece di spingere sempre sul fronte dell’offerta insistono che bisogna seriamente affrontare la questione della domanda di energia. Quello che rende piacevole la vita non è tanto l’energia in sé, ma i servizi che quell’energia fornisce.
Per quanto riguarda invece la produzione di energia, la crisi epocale innescata dalla guerra in Ucraina ha diffuso diverse voci a sostegno del nucleare, rilanciando una serie di argomenti inconsistenti ai quali bisogna, ancora una volta, rispondere adottando il metodo scientifico. Vale la pena riprenderne alcuni.
Il nucleare è economico.
Non è vero. Un KWh di energia elettrica proveniente da una centrale nucleare, se si tengono in conto anche i costi dell’impianto, i tassi di interesse, le ore di funzionamento, il prezzo del combustibile, è quello più costoso tra tutte le fonti. Nella composizione dei costi bisogna tenere conto di tutte le fasi del ciclo del combustibile (ritrattamento delle scorie, stoccaggio delle scorie radioattive, smantellamento dell’impianto, standard di sicurezza, etc.), per non parlare dei costi sociali riversati sulla collettività e sul pianeta (impatto sanitario, impatto ambientale, etc.). Gli studi su questo fronte ormai sono molti, per citare uno dei più recenti del World Nuclear Industry Status Report nel 2020, produrre 1 KWh di elettricità è costato: con il fotovoltaico 3,7 dollari, con l’eolico 4,0 dollari, con il gas 5,9 dollari, con il carbone 11,2 dollari, con il nucleare 16,3 dollari (WNISR, 2022).
Il nucleare è pulito.
Non è vero. Una delle motivazioni del nucleare è quella che la centrale non emette gas serra durante il funzionamento, ma questa è solo una parte della verità perché, se si va a vedere l’intero ciclo dell’uranio (estrazione, arricchimento, trasporto, costruzione del reattore per 10- 15 anni, smantellamento, scorie finali), il discorso cambia radicalmente.
L’Uranio è un minerale presente in natura in concentrazioni bassissime (altrimenti la vita sulla Terra non sarebbe stata possibile), di conseguenza richiede enormi quantità di energia per estrarlo.
Per ricavare un grammo di Uranio è necessario lavorare 1 Kg di minerale di partenza, quindi 1 Kg di Uranio produce già in partenza 1 tonnellata di rifiuti.
Le miniere di Uranio sono una delle attività industriali a più alto consumo di energia e provocano devastazioni ambientali e danni alla salute delle popolazioni locali. I giacimenti di Uranio sono dei veri e propri gironi danteschi: vengono fatte delle perforazioni nel deposito di minerale, iniettate centinaia di tonnellate di acido solforico, ammoniaca ed acido nitrico per sciogliere il minerale ed aspirarlo in superficie e trasformarlo. Si ottiene così l’Uranio ma si inquinano le falde idriche e si creano quantità enormi di metalli tossici e radioattivi, dispersi nell’ambiente locale (WISE, 2021).
Il nucleare è nuovo.
Non è vero. Anche grazie ai periodici annunci che parlano di “nuove generazioni” di reattori nucleari, si è creata molta confusione attorno a soluzioni che ancora non esistono.
Per sintetizzare con due grandi fisici italiani: “I filonuclearisti parlano di nuove tecnologie per i reattori, ma a livello pratico si tratta di sistemi che hanno oltre quarant’anni” (Mattioli e Scalia, 2022).
Molti altri aspetti del nucleare sono ancora aperti, oggi come ai tempi dei referendum: il problema delle scorie radioattive, la connessione nucleare civile – nucleare militare, solo per citarne alcuni.
Purtroppo recentemente è emersa anche una “nuova” complicazione: le centrali nucleari possono diventare obiettivi militari, si pensi a Zaporizhzhia in Ucraina, la più grande centrale d’Europa diventata luogo di scontri armati tra l’esercito russo e quello ucraino.
Infine l’aspetto più grave: i rischi di incidenti catastrofici. Cernobyl e Fukushima hanno mostrato all’umanità l’assurdità di considerare “accettabile” un rischio “poco probabile ma di conseguenze catastrofiche”, a fronte di improbabili benefici energetici.
Purtroppo sul nucleare sono ricominciate a circolare molte fake-news disseminate a piene mani dalla rete che, da strumento di accesso alla conoscenza, è diventata una collezione di solitudini, lo strumento principale della disinformazione e del caos epistemico, dove si rischia di perdere la conoscenza dei metodi e dei principi per costruire la conoscenza stessa.
L’emergenza climatica sta mettendo l’intera umanità di fronte all’urgenza di ridurre drasticamente e molto rapidamente i gas serra. Il nucleare è escluso non solo per i motivi sopraelencati ma anche perché una centrale nucleare richiede troppo tempo per la sua costruzione (dai dieci ai quindici anni).
Le energie rinnovabili si possono mettere in funzione in pochi mesi. Ecco perché ogni euro investito in nucleare peggiora la crisi climatica e distrae risorse preziose dall’obiettivo più importante: non si può accettare di bruciare ingenti risorse per costruire centrali nucleari sottraendole alle energie rinnovabili. In molti stati avviene esattamente il contrario: in questo momento di crisi crescono proprio gli investimenti nelle energie rinnovabili, pulite, decentrate (anche grazie alle comunità energetiche), e con grandi ricadute occupazionali. Non si possono perdere ancora venti o trenta anni: la crisi ambientale, sociale ed economica richiede scelte molto più immediate. Per nostra fortuna sono già disponibili, si chiamano risparmio energetico e energie rinnovabili, basta volerlo.
In conclusione: tornare a parlare di nucleare è un esercizio inutile e un dibattito sterile.
Ma allora, se le centrali nucleari non hanno nessuna ragione economica o ecologica, perché se ne riparla ancora oggi?
Per cercare di rispondere a tutto questo, Legambiente (insieme a Ecoredia, Emergency, Fridays For Future, Movimento Internazionale Riconciliazione, Movimento Nonviolento, Libreria Mondadori, Zone Attive di Cittadinanza e la redazione di questo giornale) invita a due momenti di riflessione e dibattito a Ivrea Venerdi 27 Gennaio 2023 con – un film, “Into Eternity” sul deposito di scorie radioattive di Onkalo in Finlandia, alle ore 18:00 al Cinema Politeama e con – la presentazione del libro “Spaccare l’atomo in 4uattro – contro la favola del nucleare“ alle 21:00 allo Zac! con l’autore, Angelo Tartaglia, prof.emerito di Fisica del Politecnico di Torino.
Norberto Patrignani