Il 18 ottobre i comuni d’Ivrea, Settimo Vittone, Borgofranco e Montalto Dora avrebbero dovuto inviare la documentazione alla Regione Piemonte per veder confermato il cofinanziamento di 990 mila euro per il progetto di pista ciclabile intercomunale, ma alcune resistenze da parte di Borgofranco e Montato Dora mettono a rischio l’impresa
Salvo ulteriori proroghe, si saprà probabilmente questa settimana se il futuro del progetto Ciclovia Dora Baltea troverà compimento o sarà destinato a tramontare. Il 18 ottobre era, infatti, la data ultima indicata dalla Regione Piemonte per presentare la documentazione necessaria per accedere ufficialmente alle risorse “vinte” dal gruppo di comuni eporediesi che nel marzo 2018 avevano partecipato al bando, aggiudicandosi un contributo di partenza di 868 mila euro circa (successivamente rimodulato).
Un contributo importante, da non lasciarsi sfuggire vista l’attenzione dell’opinione pubblica per le politiche di sostenibilità ambientale, ma che rischia oggi di sfumare come una bolla di sapone a causa di ripensamenti vari, modifiche operate sulla base di criteri di economicità, comuni che hanno fatto “marcia indietro” e sindaci neo-eletti più attenti alle “casse comunali” che alla visione di territorio.
Una storia lunga quella del primo progetto di pista ciclabile intercomunale e che merita di essere ripercorsa dall’inizio per capire dove si è partiti e dove si rischia di naufragare.
Breve cronistoria del progetto Ciclovia Dora Baltea
La storia ha inizio un anno e mezzo fa circa, quando i circoli Legambiente Dora Baltea e quello valdostano decidono di organizare una biciclettata comune, i primi partendo da Ivrea e i secondi dalla Val d’Aosta con l’obiettivo di trovarsi a metà strada a Settimo Vittone, un comune scelto come meta simbolica considerato, tra l’altro, l’interesse manifestato dalla sindaca Sabrina Noro per la mobilità sostenibile e, in particolar modo, per l’uso della bicicletta.
La giornata rappresenta un momento di incontro tra i due circoli, ma anche l’occasione per sensibilizzare cittadini e Comuni sull’importanza di avere un percorso ciclabile sicuro e moderno.
Parallelamente a quest’iniziativa, non molto tempo prima, nel novembre 2017, la Regione Piemonte aveva pubblicato un bando intitolato “Percorsi Ciclabili Sicuri” stanziando 10 milioni di euro per progetti intercomunali mirati alla creazione o messa in sicurezza di piste ciclabili.
La convergenza di questi due elementi fece sì che i sindaci di Settimo Vittone e Montalto Dora (allora la prima cittadina era Rita Ippolito) si rendessero subito disponibili per dar vita ad una “cordata” di comuni in grado di potersi aggiudicare parte delle risorse regionali e dar vita alla prima pista ciclabile intercomunale del territorio. I comuni d’Ivrea, Albiano d’Ivrea, Caravino e Borgofranco recepirono la “chiamata“, dando così vita al “Gruppo Eporediese” e riuscendo, nel luglio 2018 ad aggiudicarsi un cofinanziamento regionale del 60% pari a 868 mila euro circa, un importo al quale i comuni avrebbero poi dovuto aggiungere il restante 40% di risorse per i lavori.
I primi studi e le prime verifiche tecnico-amministrative portarono, tuttavia, nel gennaio 2019 i comuni di Caravino e Albiano d’Ivrea al ritiro dal progetto, non essendo quest’ultimi in grado di affrontare il cofinanziamento previsto e costringendo il Gruppo Eporediese ad una rimodulazione delle spese e del tracciato, riducendo il percorso da Settimo Vittone a Ivrea. Il resto della “cordata” sembrò reggere all’urto, ma il cambio d’amministrazione delle giunte di Borgofranco e Montalto Dora portò nuovi ostacoli al progetto. I neo-sindaci Fausto Francisca e Renzo Galletto chiesero, infatti, una revisione dei costi del progetto non condividendo, tra l’altro, alcune scelte relative al tracciato.
La revisione parziale del progetto portò gli uffici tecnici a elaborare due proposte distinte: la prima, sostanzialmente invariata, avrebbe visto inalterato il tracciato mantenendo il percorso sugli argini della Dora Baltea e integrando un nuovo tratto di collegamento con via Braidella (la prima via che si trova a Montalto Dora provenendo da via Aosta); la seconda avrebbe stravolto parte del tracciato, andando a inserire il nuovo percorso attraverso il comune di Montalto Dora, passando lungo il canale scaricatore del Lago Pistono sino ad assestarsi all’imbocco di via San Giovanni Bosco. La prima proposta avente una spesa presunta di 1 milione e 326 mila euro; la seconda 990 mila euro.
L’economicità non sia l’unico criterio di valutazione
Ad oggi solo i comuni di Settimo Vittone e d’Ivrea hanno deliberato in merito al progetto, mentre mancherebbero all’appello le delibere comunali di Borgofranco e Montalto Dora, senza le quali la Ciclovia rischia seriamente di saltare. Sono lecite le preoccupazioni economiche da parte dei piccoli comuni, ma nell’epoca dei cambiamenti climatici e delle sfide ecologiche improrogabili per limitare i danni dell’innalzamento delle temperature la politica dovrebbe operare scelte non rispondenti ai soli criteri di economicità, soprattutto in occasioni come queste in cui la possibilità di ottenere risorse regionali per cofinanziare il progetto garantirebbe un alleggerimento della spesa complessiva, altrimenti impensabile con il solo “portafoglio” comunale.
Non va trascurato, infine, il fatto che sull’asse che da Ivrea porta a Quincinetto insistano pesanti criticità legate ai trasporti e alle infrastrutture: i tanti passaggi a livello della ferrovia generano sovente code, rendendo difficile l’attraversamento dei centri urbani e nonostante sia stato siglato un protocollo con R.F.I. per la loro soppressione nessun lavoro, al momento, è stato avviato; la temporanea chiusura dell’A5 per ragioni di sicurezza genera, ogni volta, code interminabili paralizzando gran parte della SS.26, con gravi problemi soprattutto a Borgofranco dove la statale si restringe nel centro abitato; senza considerare, infine, che il flusso delle auto in entrata e in uscita su Ivrea sfiora quotidianamente i 90 mila veicoli.
A fronte di tutte queste criticità pensare seriamente di incentivare gli spostamenti su bicicletta pare una scelta lungimirante in grado, se non altro, di agevolare gli spostamenti di prossimità che sovente, ammettiamo, facciamo con l’automobile.
Se incoraggiati, i cittadini faranno la loro parte, ma alla politica il compito di indicare la strada o, sarebbe meglio dire in questo caso, la “pista”.
Andrea Bertolino