Chi è il povero?

La povertà in modo più o meno largo accompagna la storia dell’uomo. Ma chi è il povero?

Il povero è chi si trova in una situazione di debolezza, di dipendenza, contraddistinta dalla mancanza di strumenti di potere e di considerazione sociale, ossia di denaro, di relazioni, di influenza, di vigore fisico, di libertà e dignità personale; non è quindi solo lo status economico di una persona a determinarne la povertà. Questo è importante pensando ai percorsi che si possono fare per uscire da una condizione di marginalità e indigenza. È necessario compiere una rivoluzione culturale cioè considerare che tutti possiamo lottare contro la povertà e colmare le disuguaglianze. Non è solo compito dei servizi sociali, delle istituzioni, del volontariato ma può essere anche affare mio, tuo di tutti. Alimentare il pregiudizio, a livello di massa, secondo il quale se uno è povero è per colpa sua ha prodotto, per esempio, importanti modifiche sul reddito di cittadinanza e il cosiddetto “decreto Cutro”, provvedimenti che oltre a non essere vantaggiosi per il nostro Paese produrranno pesanti conseguenze. La retorica di questi tempi è intrisa di parole d’odio nei confronti dei poveri, si cerca di alimentare, a scopi propagandistici una guerra tra poveri. Ma abbiamo bisogno di tutto questo? Che valore politico, che obiettivo ha questa retorica? Abbiamo bisogno di creare nuove fratture, divisioni nella società? Abbiamo bisogno di emarginare ulteriormente chi già si trova ai margini per il suo essere debole e fragile? Noi abbiamo il sogno di sconfiggere la povertà, la guerra, la solitudine, abbiamo l’ambizione di realizzare il sogno dei poveri, che è poi il desiderio di tutti: vivere una vita felice, quindi appagante dal punto di vista affettivo e poi dignitosa e pacifica. Un desiderio che molti hanno soffocato a causa di un mondo mercato che invece ci ripete, in modo martellante, che per essere felici abbiamo bisogno più di cose che di persone, più di coltivare nostro IO che aprirci alla dimensione del NOI.

Tante crisi in questo tempo si sono intersecate, la pandemia, la guerra in Ucraina. Sappiamo che le famiglie monoreddito sono in sofferenza, ci sono tante donne sole con bambini, molte persone possono contare solo su redditi da lavoro precario o insufficienti, tanti anziani sopravvivono con pensioni minime, il 10 per cento della popolazione italiana vive sotto la soglia del minimo vitale. Secondo i dati forniti da Caritas Ivrea è in linea con il dato nazionale avendo in carico 900 famiglie e distribuendo quotidianamente 30 pasti presso la mensa cittadina. Dietro queste cifre ci sono volti, ci sono persone, storie e questo lo deve tenere presente il mondo politico che deve avere un rapporto più diretto con i cittadini; la politica non si può fare solo sui social o a tavolino, la politica si deve rendere conto delle reali esigenze delle persone, c’è bisogno di ritrovare quella cultura del sociale che consente a chi gestisce la cosa pubblica di ascoltare e capire quali sono le reali necessità della gente.

La Comunità di S. Egidio e le altre esperienze di volontariato, in questo senso, sono un investimento perché non hanno una visione ideologica, ma si basano sull’ascolto del reale e per questo sanno indicare delle soluzioni, come le convivenze solidali per anziani e senza fissa dimora. Anche ad Ivrea e in Canavese la Comunità di S. Egidio ha aperto spazi di solidarietà e chiunque può, nei modi che gli sono più confacenti, offrire il proprio contributo, per allargare questi spazi e per costruirne altri.

Arianna Italiano, Comunità di S. Egidio

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