Anche in carcere la Sanità è un diritto

Convocato il Consiglio Regionale sul tema della Sanità in carcere. La situazione ad Ivrea

La questione della Sanità in carcere, che ormai troppo spesso viene alla luce in seguito a denunce, ispezioni o episodi drammatici come quello avvenuto pochi giorni fa alla Casa Circondariale di Ivrea, arriva anche nel Consiglio Regionale del Piemonte, che martedì 23 gennaio dalle 10 alle 19, con interrogazioni alle 9.30 e question time alle 14, esaminerà la situazione.

Il Servizio Sanitario, che già fa fatica a svolgere le sue funzioni su tutto il territorio a causa dei continui tagli di bilancio e della carenza di personale, all’interno dei penitenziari rivela falle ancora più evidenti.
Parliamo di strutture con una popolazione con scolarizzazione media molto bassa, con alto tasso di precedenti per dipendenze e reati connessi, con scarso accesso alla prevenzione e forti disturbi psicologici.
In questo contesto l’assistenza medica viene fornita da due medici in alternanza come Guardia medica, non dipendenti dell’Asl ma forniti da CM Service, azienda privata, così come i quattro infermieri. In questo modo però non vengono affrontate le molte difficoltà proprie dell’assistenza medica in un carcere, dal seguire un paziente da un giorno all’altro all’organizzare una visita specialistica o un ricovero in ospedale, dal rifornimento di medicinali al relazionarsi con altre strutture del territorio. Per svolgere queste funzioni nel 2023 l’Asl, dopo otto mesi di mancanza, grazie ai fondi per il contrasto al Covid ha assunto un medico coordinatore, il dottor Massimo Beratto andato da poco in pensione come medico di famiglia, con contratto valido fino al 31 dicembre 2023. Nel frattempo anche per il comparto infermieristico è stata assunta una coordinatrice, tutt’ora in servizio.
Al momento attuale l’Asl non ha ancora ritenuto di assumere un altro medico coordinatore e l’unica assistenza è data dai medici a gettone forniti dal privato.
A complicare la situazione è anche la cronica mancanza di personale di polizia penitenziaria, cosa che per esempio rende difficile il trasferimento in ospedale di un detenuto con conseguente scorta di personale che in caso di necessità di ricovero è prevista anche in reparto. Anche le visite specialistiche o gli esami medici diagnostici richiedono lo stesso trattamento e costituiscono quindi un problema che un medico coordinatore può affrontare meglio di quello semplicemente di turno.
E’ noto che la carenza di medici è un problema che affligge molte strutture del Sistema Sanitario, anche nella nostra ASL TO4, ma tutto ciò, oltre a dimostrare una incredibile incapacità progettuale a livello nazionale, non sembra essere in cima alle preoccupazioni di chi ha la responsabilità oggi di governare, anche nella nostra ASL TO4 e in Regione.
Se la scelta, spesso obbligata dalla mancanza di alternative, è sempre più spesso quella di rivolgersi agli studi privati per una visita specialistica da parte del normale cittadino, in situazioni di detenzione non è proprio possibile per cui è lo Stato, che ha in gestione le persone detenute, che deve assicurare loro le cure necessarie.
Andrea Pagani Pratis, collaboratore di questo giornale nell’inserto La Fenice sotto la firma di Vespino, queste cure non le ha ricevute e ora una inchiesta della Procura cercherà di capire come mai, nel 2024, si possa morire in carcere ad Ivrea per una malattia non diagnosticata e non curata.

Francesco Curzio