A chi deve rispondere un’amministrazione comunale?

Un patrocinio che è una crepa nel rapporto dell’amministrazione Chiantore con la parte attiva della città.

Era partita di buon passo la nuova amministrazione progressista di Ivrea, con piglio e iniziativa che avevano avviato la rianimazione del tessuto associativo e la parte attiva della città, cominciando a conquistare la fiducia dei più scettici, quand’ecco, appena superati i primi cento giorni di amministrazione, che inciampa in una trappola, peraltro non particolarmente ben camuffata, anzi di quelle da cartoni animati, con il cartello “trappola” in bella mostra davanti.
E inciampa di fronte a una banale richiesta di patrocinio alla manifestazione “Una rosa per Norma Cossetto” avanzata da «Igor Bosonin a nome del “Comitato 10 Febbraio”».
Una richiesta accolta dalla Giunta Comunale (con delibera del 31 agosto) che ha suscitato diverse reazioni.
Sindaco e segretario del Circolo PD locale (peraltro anche presidente del Consiglio Comunale), difendono la scelta della concessione del patrocinio della Città. Il primo sostenendo (sulla Sentinella) l’inesistenza di ragioni per negarlo, se non facendo un «processo alle intenzioni degli organizzatori» e aggiungendo che «concedere il patrocinio non significa che la giunta aderisce alla manifestazione né che vi partecipa».
Il secondo (che affida il suo comunicato a un video su facebook) condivide la scelta della Giunta Comunale, ma andrà a vigilare di persona perché «alla manifestazione non ci siano apologie di fascismo o richiami e concetti che possano scalfire minimamente l’approccio totalmente antifascista dell’amministrazione Chiantore». E si spinge fino a “dettare l’agenda” all’ANPI, invitata a organizzare una manifestazione «sommatoria» che ricordi i tanti martiri e le tante donne vittime dei fascisti.
Posizioni (e preoccupazioni) che non sono proprio in sintonia con il deliberato della Giunta che definisce l’iniziativa patrocinata «un’occasione di confronto e di scambio di conoscenze, con il fine di sensibilizzare verso l’importanza della memoria di avvenimenti storici accaduti ed educare ai valori di pace, al riconoscimento e al rispetto della diversità e della dignità di ogni individuo».
Non si tratta, quindi, di una “svista”, cosa che sarebbe veramente incredibile da sostenere visto il richiedente (candidato sindaco di Casapound nel 2018 e candidato nella lista Lega Salvini alle ultime elezioni comunali eporediesi) e considerato che può esserci maggiore o minore conoscenza della lunga stagione di violenza al confine orientale prima e durante la seconda guerra mondiale, ma è noto da tempo che commemorazioni della martire fascista Norma Cossetto sono promosse da qualche anno da Casapound o da “Comitato 10 Febbraio”.

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Lo scopo, per nulla nascosto, è quello di negare, dietro “la patria”, le responsabilità fasciste in quella stagione e, per estensione, “apparigliare” la lotta partigiana ai massacri fascisti e nazisti. Un’operazione smaccata, tentata più volte nella storia italiana, ma che in questi ultimi anni ha, in modo evidente, preso nuovo e pericoloso vigore.
Ma, nel merito, altri articoli su queste pagine e gli interventi di Eric Gobetti, dell’ANPI, di Unione Popolare, sono già molto chiarificatori. Qui si vogliono porre due interrogativi.
Se non è stata una “svista”, cosa può aver indotto la Giunta, sul cui antifascismo nessuno nutre dubbi, a concedere questo patrocinio?
Forse la convinzione che, essendo stato concesso negli ultimi tre anni dall’amministrazione Sertoli senza che nessuno avesse detto niente, il patrocinio alla commemorazione sarebbe passato inosservato anche quest’anno, evitando contrasti con l’opposizione di destra in Consiglio Comunale (e negandole un’occasione di visibilità).
Se così fosse, non sarebbe un bel biglietto di presentazione la scelta del “quieto vivere” per un’amministrazione comunale che dovrà affrontare ben più impegnative prove se vorrà contribuire a rimettere in moto questa città e questo territorio.

C’è poi un’altra questione: nel caso in cui Chiantore e la sua Giunta si convincessero alla fine di aver sbagliato, sarebbe un grave segnale di debolezza ritirare il patrocinio? Una perdita di credibilità? Non sarà che Sindaco, Giunta e un po’ in tanti siamo inconsapevolmente permeati di quella (sotto)cultura del “Noi tireremo diritto” o “Se indietreggio uccidetemi” che un idolo dei “Comitati 10 Febbraio” faceva scrivere sui muri a caratteri cubitali (e oggi si trova su targhe metalliche del merchandising fascista)?
Senza snocciolare qui le infinite frasi fatte su quanto sia umano sbagliare e quanto sia apprezzabile ammettere i propri errori e correggersi, non è azzardato immaginare che un ritiro del patrocinio sarebbe invece interpretato positivamente, come un segno di onestà intellettuale, di disponibilità e ascolto delle critiche da parte del proprio elettorato o, meglio, della propria base sociale e culturale.
Altrimenti la crepa che si è aperta (e su un terreno così discriminante qual è l’antifascismo) si potrà forse col tempo richiudere, ma non è un buon avvio, a poco più di cento giorni dal suo insediamento, per un’amministrazione dalla quale la città (quanto meno la sua parte attiva) si aspetta molto.

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