Pessima figura del carnevale eporediese su giornali e TG
E’ ormai notizia ampiamente nota (pure a livello nazionale) che una delle Vivandiere dell’edizione 2020 dello Storico Carnevale di Ivrea ha sporto denuncia contro il designato Generale, Alberto Bombonato, per molestia. Da ciò che è emerso sembra siano stati inviati dei messaggi whatsapp dal contenuto decisamente pesante, i quali ora sono al vaglio delle doverose e dovute indagini. Ma la storia è iniziata a trapelare ben prima della regolare denuncia, perché, prima di rivolgersi alle autorità giudiziarie, la ragazza si era rivolta ai vertici della Fondazione per avere ascolto e supporto, come era sensato pensare. Ed è stato proprio da tali organi che, di bocca in bocca, la faccenda è arrivata alla ribalta. Che cosa abbia cercato di fare la Fondazione per risolvere, o quantomeno arginare, la situazione non è ancora ben chiaro, ma è certo non abbia affatto funzionato, se alla fine il Generale, non solo non ha sentito l’obbligo di smetterla, ma neanche, una volta accusato, quello di retrocedere e farsi da parte. E’ infatti notizia fresca quella che sia stato rimosso e che sarà sostituito dal Generale 2019 Vincenzo Ceratti.
Un’altra pessima figura per la Fondazione che era già riuscita, oltre alle dimissioni di consiglieri e del responsabile organizzativo, a inimicarsi ufficialmente le varie componenti del Carnevale e gli ufficiali che avevano fatto ricorso al Tar (ora ritirato).
Fino qui, i fatti, per come ci sono stati offerti dalle varie testate giornalistiche che se ne sono occupate, soprattutto negli ultimi giorni, e dai vari comunicati stampa e lettere fatti circolare da Fondazione, Violetta La Forza delle Donne (associazione che si occupa proprio di violenza sulle donne), Mugnaia 2019 e altri personaggi del Carnevale. Del resto, nel 2018 non è stato assegnato il Premio Nobel per la Letteratura, a causa di accuse di molestia rivolte ad un membro del comitato: ora anche noi, nel nostro piccolo, possiamo dire di esser al passo coi tempi.
Insomma, inutile sottolineare che la molestia è un reato serio e che nessuno “scherzo”, per quanto carnascialesco, può arrivare ad oltrepassare i limiti del rispetto dovuto a chicchessia e se a perpetrare tali comportamenti è un personaggio chiamato ad interpretare il protettore ( se ne farebbe anche a meno) dell’eroina che si è ribellata ad un tiranno, è ancora più grave, per non dire al limite dell’assurdo. Il Generale dice trattavasi di scherzo. Ed eccoci entrati nel buco nero: è lecito scherzare facendo allusioni sessuali non richieste e non condivise? Ancora per quanto si dovrà ribadire che essere sottoposte a “particolari attenzioni” non è divertente, non fa piacere e soprattutto viola la dignità di chi le riceve? Che cosa fa pensare ad un uomo che mandare messaggi sconci ad una donna con la quale ha a che fare, oltretutto in modo esclusivamente casuale, possa essergli non solo consentito, ma che addirittura possa essere gradito e preso come uno scherzo? Che tradotto in parole povere sarebbe: il corpo di una donna non è un oggetto, la sua dignità è inviolabile, il desiderio va saputo gestire.
Che il Carnevale sia una festa ad alto tasso di testosterone è cosa risaputa, basta sentire le canzoncine delle squadre di aranceri per farsene un’idea: sono tutte un tripudio di copule sconce nelle quali la donna è una specie di soprammobile da mettere in posa a seconda del gusto (sempre oggetto mai soggetto), tutte un “ciula” di qua, “pecorina” di là. Che il modello “macho man” sia quello predominante è abbastanza chiaro, così come il riferimento fallico del tiranno “decapitato” per aver attentato all’onore della vezzosa mugnaia. Ma i tempi vanno avanti, ci si evolve (o così almeno ci dicono dovrebbe essere) ed è quindi auspicabile che un altro modello di relazione uomo-donna possa farsi strada anche in feste come questa, di tradizione antica e a tratti “antiquata”. Che piaccia o non piaccia non sono più tollerati comportamenti discriminatori e molesti nei confronti delle donne e se è necessario combattere a suon di denunce e titoloni sui giornali, che battaglia sia. Altro che arance in faccia tra plebe e “nobilotti”, la vera sfida è vincere l’idea perniciosa e ottusa di prevaricazione, insita nelle teste di chi vive ancora credendo di poter esercitare un potere dato dall’appartenenza ad un sesso, definito forte.
L’eroina del nostro Carnevale è una donna che ha saputo affrontare l’abuso e “sradicarlo dalla testa” e lo ha fatto da sola, senza l’aiuto di un generale o di uno stato maggiore, arrivati a protezione. No grazie. Se la protezione si trasforma in altra forma di prevaricazione non ci interessa. Facciamo da sole. Coraggio alla Vivandiera e a tutte quelle che come lei stanno vivendo una situazione analoga. Denunciate, denunciate, denunciate! Gridatelo a pieni polmoni. Noi vi ascoltiamo. Viva le donne che dicono basta! Viva il Carnevale, festa di tutti e di tutte.