Unire le intelligenze, le consapevolezze e le volontà e assumere un ruolo attivo verso un fenomeno che durerà anni
Il testo della lettera inviata in questi giorni ai Sindaci del Canavese per cercare di “unire le intelligenze, le consapevolezze e le volontà e assumere un ruolo attivo verso un fenomeno che durerà anni“.
Siamo persone e associazioni che vivono e operano nell’Eporediese e siamo molto preoccupati per come vengono considerate e trattate le persone che qui arrivano per chiedere protezione e asilo. In quanto persone, esse sono titolari di diritti inalienabili, così come di doveri. In quanto giovani migranti, essi sono una risorsa preziosissima per le nostre comunità caratterizzate da un declino demografico e invecchiamento che congiuntamente producono carenza di energie indispensabili. Confessiamo che talvolta abbiamo l’impressione che molti pubblici amministratori vivano la fallace speranza di un fenomeno di breve durata e che possa riguardare altri Comuni invece del proprio. Sappiamo bene che una amministrazione comunale non ha mezzi per gestire, da sola, fenomeni di tale rilevanza, complessità e durata. Ma invece di affidarsi a illusioni e lamentele, conviene unire le intelligenze, le consapevolezze e le volontà e assumere un ruolo attivo verso un fenomeno che durerà anni; perché anni ci vorranno per risolvere le cause che l’hanno determinato e lo sostengono.
Chi arriva non va atrofizzato con assistenzialismo non richiesto, va invece arricchito di competenze perché rappresenta un capitale umano di grandissimo valore potenziale. Un capitale che, accresciuto, potrà essere impegnato qui o nei Paesi di provenienza. Come hanno sempre fatto tutti i migranti di tutti i tempi. Non hanno affrontato prove durissime e rischiato la vita per essere assistiti o, peggio, relegati ad elemosinare una risicata esistenza o esposti a proposte di attività illegali. Hanno cercato un futuro, hanno pensato all’Europa come alla terra dei diritti, della speranza, della vita lontano da guerre e povertà come un tempo hanno fatto i nostri nonni partiti per le Americhe o i nostri padri dal sud del Paese. Il modo con cui si guarda ai migranti, come si considera il loro ruolo nelle nostre comunità, è fondamentale per le politiche, cioè per le scelte su cosa fare, offrire, chiedere a loro. E’ evidente che, fino ad oggi, sono stati visti, quasi unanimemente e unicamente, come un peso, come persone che assorbono risorse, concorrenziali con i bisogni nostrani: come persone da assistere. Se non si capovolge questa visione sbagliata non usciremo da una pericolosa doppia spirale viziosa: l’emarginazione dei richiedenti asilo nel limbo dell’assistenzialismo, la concorrenza fra poveri e una crescente chiusura xenofoba. Noi crediamo che queste persone costituiscano, potenzialmente, un grande capitale umano che va arricchito nell’interesse di tutti. Noi crediamo che il Canavese sia il territorio che possa e debba candidarsi ad essere l’attore di una grande impresa educativa, cioè di crescita, professionale e culturale.
Il Canavese, dopo essere stato per generazioni terra di emigrazione, è stato poi comunità di formazione, crescita umana e professionale per generazioni di giovani che qui arrivavano da tutta Italia. Molti di noi sono alcuni di quei giovani, nati altrove e qui cresciuti in competenze professionali e cultura. Ci si può organizzare per chiedere a Regione, Governo, Unione Europea risorse e sostegno. Per una politica che non sia solo di “accoglienza”, ma che punti all’arricchimento delle potenzialità di queste persone, occorre una “regia” di livello regionale, nel cui ambito i Comuni siano attori responsabili e non solo contenitori passivi di sofferenze. Chiediamo che almeno la Città metropolitana di Torino si proponga, si candidi a laboratorio per questa grande opera che è al contempo, umanitaria e socio-economica e culturale. Esistono al suo interno imprese, associazioni, competenze, scuole, agenzie formative ricche di esperienze e di capacità.
Noi chiediamo nell’immediato attenzione e disponibilità per arrivare a convocare una Conferenza sui questi temi, invitando alla partecipazione e al contributo di idee e proposte le Amministrazioni Comunali, Città metropolitana e Regione, Università e Politecnico, Associazioni datoriali e sindacali, Scuole e agenzie formative, Comunità religiose, Associazioni. Se non si predispone un percorso di inclusione positiva, la gran parte dei migranti, fra non molti mesi, non ottenendo alcun titolo di soggiorno, sarà respinta nella clandestinità, nella indigenza e nella vulnerabilità, a rischio di illegalità. Il nostro gruppo è responsabilmente disponibile a offrire la propria collaborazione gratuita, e già lo fa, a quella che consideriamo essere una grande indispensabile impresa.
Ivrea, 1° maggio 2016
Osservatorio Migranti persone e associazioni per la difesa dei diritti e delle potenzialità dei richiedenti asilo e protezione
L’osservatorio è costituito da: Centro Migranti Diocesi Ivrea, Chiesa Valdese Ivrea, Legambiente, L’Albero della Speranza, Libera Coordinamento Ivrea e Canavese, Centro Documentazione Pace, ZAC cooperativa sociale, Casa delle Donne, Associazione Serra Morena E dalle persone: Andrea Gaudino, Aldo Zanetta , Antonella Rolla, Armando Michelizza, Augusta Barbuscia, Carla Busca, Cinzia Carugati, Cristina Bona, Denisa Shabanaj, Emanuela Bettini, Flora Vota, Gloria Ponzetto, Laura Morezzi, Laura Rocchietta, Leda Vanzolini, Lucia Grillo,Lucia Panzieri, Maddalena Griesi, Marco Peroni, Mariella Carra, Marilisa Schellino, Mario Beiletti, Massimo Benedetto, Ottavia Mermoz, Paola De La Pierre, Pierangelo Monti, Rachele Chillemi, Ramona Boglino, Rita Munari, Roberto Danieli, Rosanna Ambrogio, Rosanna Barzan, Rosanna Tos, Samuele Garetto, Serafino Nosengo, Silvio Conte.
Osservatorio Migranti | 11/05/2016