Nonostante la contrarietà di tutti la Città metropolitana dice sì alla La cava di San Bernardo

Dalla prima domanda nel 2008 al novembre 2025 come se non fosse successo niente

 «L’Amministrazione comunale prende atto del provvedimento della Città Metropolitana di Torino del 10 novembre pervenutoci venerdì 14 novembre, a mezzo del quale si dispone il rinnovo della coltivazione della cava di sabbia e ghiaia in località Fornaci nel Comune di Ivrea.»
Questo il comunicato del Comune di Ivrea che si trova, nonostante tutti i pareri contrari, a dover riaprire la questione della cava di San Bernardo ora rimessa in pista dalla Città Metropolitana.
Come è possibile? Il Comune ricorda che «a seguito della richiesta avanzata dalla società titolare della concessione, in vista del rinnovo, la scrivente amministrazione ha in più occasioni ed in tutti i confronti seguiti nel corso della procedura, riportato le preoccupazioni significative fra i residenti, evidenziando come le modifiche urbanistiche e ambientali intervenute dall’assegnazione della concessione nel 2014 non fossero state adeguatamente considerate».
In particolare «tutti gli elementi di criticità emersi nell’ambito della conferenza dei servizi che meritavano un approfondimento al fine di valutare la mancanza delle condizioni minime per il rinnovo della concessione sono stati superati dagli uffici dell’ente sovraordinato senza adeguata motivazione».
Esistono infatti numerose criticità relative all’impatto di una nuova viabilità su un quartiere che nel corso degli ultimi dieci anni ha mutato conformazione, nuove edificazioni anche residenziali a ridosso della cava che impongono limiti più stringenti non adeguatamente considerati, le barriere volte a mitigare l’impatto acustico oggetto di riserve e perplessità da parte degli stessi uffici, la necessità di aggiornare la zonizzazione acustica, prevista per legge, che evidenzierebbe delle criticità alla luce dei salti di classe che saranno riscontrati tra l’ambito della cava e gli ambiti residenziali limitrofi, difficilmente superabili se non a fronte di fasce di rispetto la cui applicazione di fatto renderebbe l’opera irrealizzabile.
Il Consiglio Comunale come si era espresso? Per una volta all’unanimità. Lo ricorda proprio il Comune: «Non di minore importanza l’espressione unitaria di tutto il Consiglio Comunale della Città di Ivrea che all’unanimità, con delibera del 26.05.2025, si è espresso in modo contrario rispetto al rinnovo della concessione di un’opera e di un’attività non strategica per il nostro territorio ed inutilmente impattante in modo grave sulla vita dei residenti del quartiere. Alla luce di quanto sopra si desidera esprimere ancora una volta la nostra contrarietà rispetto al provvedimento emesso dagli uffici della Città Metropolitana di Torino, ribadendo che si metteranno in essere tutte le azioni possibili a disposizione dell’ente, nell’esercizio legittimo delle proprie funzioni, affinché l’opera non trovi attuazione».
Andando un po’ indietro negli anni si arriva al 2008 quando il 28 maggio la Cogeis presenta la prima istanza. Si parla di un’area che era stata pensata come cava di argilla e viene poi riconvertita a sabbia e ghiaia.
Passano gli anni e il 4 dicembre 2014 arriva l’autorizzazione dello Sportello Unico Attività Produttive del Comune di Ivrea. La cava è autorizzata per dieci anni ma non apre mai. Rimane un progetto congelato.
Passati più di 10 anni, cambiato il contesto, la Città Metropolitana di Torino avrebbe dovuto rivedere la questione. Invece, senza chiedere una nuova Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), senza considerare il parere di abitanti del quartiere ( il Comitato No Cava San Bernardo ha raccolto 221 firme, depositato un documento tecnico di otto pagine, chiesto sopralluoghi e presentato osservazioni dettagliate su impatti ambientali, viabilità, acustica, qualità dell’aria e vivibilità) e dell’intero Consiglio Comunale, l’autorizzazione è stata data, trattando il rinnovo della concessione come una “prosecuzione” dell’autorizzazione del 2014, invece che come una nuova concessione.
In un comunicato stampa l’Amministrazione comunale guidata dal sindaco Matteo Chiantore scrive nero su bianco che la decisione è arrivata «superando tutti gli elementi di criticità senza adeguata motivazione». Il Comune ricorda che le modifiche urbanistiche «non sono state adeguatamente considerate» e che l’impatto di una nuova viabilità su un quartiere completamente trasformato non è stato valutato, anche perché la strada «insiste tra proprietà di terzi privati». E prosegue: le nuove costruzioni a ridosso dell’area della cava avrebbero dovuto imporre limiti più stringenti, mai affrontati; le barriere antirumore individuate sono state oggetto di «riserve e perplessità dagli stessi uffici»; la zonizzazione acustica andrebbe aggiornata perché i salti di classe tra un’attività estrattiva e un’area residenziale sarebbero talmente grandi da rendere l’opera «di fatto irrealizzabile».
Dal Comune di Ivrea si annuncia battaglia: «Si metteranno in essere tutte le azioni possibili affinché l’opera non trovi attuazione».
Ma la Città Metropolitana non dovrebbe essere l’espressione dei territori? Non siedono in consiglio Sonia Cambursano, Sindaca di Strambino (con deleghe a sviluppo economico, attività produttive, turismo, pianificazione strategica) e Pasquale Mario Mazza, Sindaco di Castellamonte (con deleghe a pianificazione territoriale e difesa del suolo, trasporti, protezione civile)? Forse era meglio la Provincia.

Francesco Curzio