TIM butta fuori dal suo perimetro 1600 lavoratori di Telecontact. Colpita anche Ivrea

TIM vende la controllata Telecontact Spa alla DNA Srl, neo-azienda creata ad hoc, per alleggerirsi di 1591 dipendenti, 90 dei quali a Ivrea e 40 ad Aosta. Una classica operazione di esternalizzazione “esuberante”. Lunedì 17 novembre sciopero nazionale Telecontact e mobilitazioni in tutte le sedi.

TIM è irremovibile, vuole vendere.
L’ultimo confronto del 5 novembre al Ministero del Lavoro tra sindacati e Tim non è servito a far cambiare idea all’azienda. Telecontact, la controllata al 100% da Tim che da 25 anni si occupa di customer care per l’ex-monopolista di Stato, deve uscire dal perimetro TIM. L’operazione vedrà 1591 dipendenti Telecontact ceduti alla nuova società Dna Srl, controllata dalla Gruppo Distribuzione Spa.  

Le organizzazioni sindacali Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil, a fronte del muro alzato dall’azienda, hanno proclamato per il 17 novembre una giornata di sciopero nazionale, che sarà seguita dall’astensione dal lavoro per due ore a fine turno fino al 16 dicembre. Lo sciopero sarà accompagnato da presidi e mobilitazioni nelle città in cui Telecontact ha sede: Caltanissetta, Catanzaro, Napoli, Roma, L’Aquila, Milano, Aosta e Ivrea, in via Montenavale.

«Tim, attraverso questo artefizio societario, punta a ‘liberarsi’ di 1.591 lavoratrici e lavoratori appartenenti al gruppo, cedendoli a un proprio fornitore in outsourcing, che sicuramente non è quello ad aver brillato maggiormente, in questi anni, per gestione del personale, organizzazione del lavoro e relazioni sindacali», avvertono i sindacati

«Si tratta di un’operazione che non ha alcun senso industriale – commenta Riccardo Saccone segretario generale di Slc Cgil – Siamo a fianco delle lavoratrici e dei lavoratori e con loro impegnati per la riuscita dello sciopero e in tutti i passi successivi a loro difesa». La UilCom Piemonte e Valle d’Aosta è altrettanto preoccupata: «Dietro i proclami contenuti in un piano industriale che l’azienda definisce innovativo, si nasconde in realtà l’ennesima esternalizzazione a danno delle lavoratrici e dei lavoratori, che da anni pagano il prezzo delle scelte industriali sbagliate del gruppo. Il piano, per come si presenta, appare fumoso, privo di reali prospettive industriali e costruito solo per accedere ai fondi pubblici previsti in caso di aggregazione aziendale, ma senza alcuna garanzia occupazionale o di sviluppo».

Nella società Dna verrà spostato anche un ramo della Gruppo Distribuzione con 1789 dipendenti, l’operazione interesserà quindi complessivamente 3.380 lavoratori.

Le condizioni di passaggio dei 3.380 lavoratori avverranno mantenendo gli elementi base della retribuzione, ma chi arriva da Telecontact dovrà rinegoziare gli elementi di contrattazione aziendale, quasi completamente assente in Gruppo Distribuzione. L’obiettivo della operazione societaria che i sindacati giudicano “senza alcun senso industriale” sarebbe, secondo le aziende, quello di “realizzare un processo di transizione occupazionale attraverso l’attuazione un percorso di formazione e riqualificazione dei lavoratori coinvolti verso la digitalizzazione della pubblica amministrazione”. Un obiettivo che vedrebbe un partenariato “non meglio specificato” con Poste Italiane.
Al di là delle parole, che si ripetono sempre uguali, formazione, riqualificazione, … non si può non vedere nell’operazione la solita modalità per creare e liberarsi di quei lavoratori che le aziende definiscono come “esuberi”.

Le segreterie nazionali di Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil, hanno ribadito la propria totale contrarietà a un’operazione che non presenta alcuna prospettiva industriale. Per quel che riguarda il ramo Telecontact, il progetto presentato rappresenta un maldestro tentativo di camuffare l’ennesima esternalizzazione nel settore in ambito customer care. Nei fatti verrebbero ceduti i dipendenti, mantenendo invece “parte della cassa e di alcune attività/passività residuali” nella capogruppo, riducendo così Telecontact a una scatola vuota di Tim.  Anche Ugl Telecomunicazioni afferma che il progetto è senza garanzie e che la mobilitazione inevitabile. «L’incontro al Ministero del Lavoro, malgrado le rassicurazioni da parte di Tim sulla validità dell’iniziativa messa in campo, non ha contribuito a fornire dettagliatamente alle organizzazioni sindacali garanzie rispetto alla tenuta complessiva di un progetto. – dichiara la segreteria Ugl – Rimangono dunque poco chiare alla nostra organizzazione le reali motivazioni che impediscono a Tim di costruire un progetto di riqualificazione del personale al suo interno proprio in virtù di quelle che potrebbero essere le opportunità legate alla digitalizzazione

La vicenda Telecontact arriverà anche in Parlamento attraverso una interpellanza dell’on. Antonino Iaria del M5S, membro della Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni. «Non si può continuare a spacchettare il gruppo TIM come fosse un supermercato, mentre il Governo Meloni resta fermo a guardare – non solo su Telecontact, ma su tutta la partita delle telecomunicazioni. – afferma l’on. Iaria – Prima di qualsiasi passaggio societario servono trasparenza, numeri chiari e garanzie per chi lavora. Per questo motivo depositeremo un’interrogazione urgente al Ministero delle Imprese e del Made in Italy per chiedere quali azioni intenda intraprendere per tutelare i lavoratori, garantire la continuità dei servizi e impedire ulteriori frammentazioni del settore.»

Come arriva Telecontact a Ivrea?

Telecontact a Ivrea è di nuovo frutto di disimpegno, tagli e vendite, targati Telecom.

Nel luglio 2012 Telecom Italia chiude lo stabilimento Olivetti I-Jet di Arnad in Valle d’Aosta, l’azienda già Olivetti (il nome lo rivela) eccellenza nella produzione di testine per la stampa inkjet e componenti elettronici legati a questa tecnologia.  Per i 162 lavoratori parte la cassa integrazione per due anni, ma tra il giugno 2013 e il giugno 2014, 100 lavoratori acconsentono al passaggio in ACC (Advanced Caring Center) di Pont-Saint-Martin, azienda controllata dalla TeleContact Center, che fa parte del Gruppo Telecom Italia. Questi lavoratori per passare in ACC hanno dovuto accettare demansionamento e riduzione dello stipendio (con il loro ingresso in Acc altrettanti lavoratori interinali sono stati licenziati).

Nel 2023 però, Telecom vuole fare altri risparmi, decide di lasciare la sede di Pont Saint Martin e di trasferire gli 87 lavoratori a Ivrea. Poi in seguito a contrattazione sindacale, viene accettata dall’azienda la divisione su due sedi, Ivrea e Aosta. Ad Aosta verranno trasferiti 40 lavoratori, e i restanti 47 a Ivrea in via Monte Navale.

E poiché la precarietà è la costante nel lavoro, oggi i lavoratori Telecontact, molti dei quali hanno un bagaglio di esperienza in Olivetti, vengono nuovamente buttati fuori da Telecom (TIM) attraverso una operazione che ha forte odore di magheggio societario per liberarsi di quasi 1600 lavoratori.

Cadigia Perini