Ivrea ti chiama per nome. A voce alta

Sabato 18 ottobre, Ivrea, Piazza Ottinetti: “Ti chiamo per nome”, la maratona organizzata dal Presidio per la Pace di Ivrea per ricordare i 12.227 bambini uccisi tra Gaza e Israele dal 7 ottobre 2023 al 15 luglio 2025. Più di 1200 euro raccolti per Emergency.

 Perché i bambini?
Perché proprio loro e non le donne, i vecchi, tutti? Ché una vita vale un’altra, non esistono più o meno diritti secondo l’età.
Invece la “maratona” – dalle 9 alle 19, dieci ore senza interruzione eppure senza riuscire a leggere tutti i nomi – si è concentrata sui bambini, da zero a dodici anni.
Perché sono loro le vittime più assurde, sono quelli che giocavano a pallone tra le macerie prima di essere uccisi, quelli che andavano in cerca di cibo prima di finire sotto un bombardamento, che sognavano un tuffo nel mare insieme agli amici e ai fratelli prima che gli sparassero in fronte o nel cuore, che raccoglievano la loro bambola di pezza prima che un carrarmato le schiacciasse, che dormivano e sognavano prima di essere sepolti sotto le macerie, che cercavano la tetta della mamma prima della fine.
I bambini sono bambini, non sono buoni né cattivi, sono solo se stessi e vivono senza pensare alla morte, sono un concentrato di vita.
Se gli adulti non li ammazzano.
Così anche a Ivrea, come già prima in altre città, il gruppo del Presidio per la pace ha deciso di leggere i loro nomi. Solo i nomi, e l’età, senza commenti né proclami.
Per ricordare la loro esistenza, prima di tutto: dire il nome – per quanto storpiato in mille modi da chi l’arabo non lo mastica – vuol dire “c’eri, sei esistito, eri viva e noi lo diciamo ad alta voce”.
Ma l’idea era anche toccare il cuore di passanti frettolosi, di studenti distratti, di amministratori perlopiù lontani, di educatori burocratizzati: ehi, venite qua, è qua che si dicono i nomi dei bambini che non ci sono più, qua si vede quanto fa schifo ucciderli.
Organizzare la lettura di migliaia di nomi non è stato semplice: qualcuno ha studiato, discusso, coordinato, pianificato, stampato, stabilito i turni e schematizzato.
Poi servono cartelli, messaggi, colori, allestimenti: quindi il sontuoso telo azzurro con le barchette di carta della flotilla – prestito del gruppo ciriacese “Voci per Gaza” – e i disegni colorati degli alunni della primaria di Lessolo: bimbi che disegnano bimbi. E poi le sagome ritagliate dalle classi della Fiorana su cui scrivere i nomi che non vengono letti (sono troppi!), e il cartello “Piazza bambini di Gaza”. C’è anche chi – lo straordinario Stefano Bortolini – da mane a sera suona da dio la chitarra e l’armonica, ad accompagnare con garbo le voci dei lettori.
Poi va be’, la pratica è un po’ più caotica della tabella di marcia e spesso si invertono i turni o si accavallano gli orari, perché questo è il bello: il travolgente entusiasmo che arriva quando un uomo, una donna, una coppia di ragazze entrano in piazza, si avvicinano e chiedono di leggere.
Ma certo! Gli altri, quelli designati, passeranno dopo, aspetteranno e ascolteranno, coinvolgere viene prima di ogni programmazione.
E ascoltare, ascoltare, ascoltare, che oggi è comprendere, ed è vivere intensamente. Nome, età, nome, età, nome, età, nome, età… Quanti sono?!
Prima c’erano, poi sono morti, non ci sono più, anche se noi li nominiamo e cerchiamo di immaginarli che corrono, strillano, giocano, tremano di paura.
Per questo, soprattutto, qualcuno mentre legge è sorpreso dal pianto, qualcuno si stringe le braccia per proseguire, qualcuno ha paura e resta nelle retrovie.
Di tanto in tanto si fermano uomini e donne e ragazzi e ragazze di lingua araba, che con molta pazienza insegnano a pronunciare un po’ meno peggio il loro idioma.
Una giornata emozionante, densa, appassionante, dolorosa.

Poi si fanno anche i conti dolenti: gran parte di chi passeggiava per via Palestro non si è fermato se non per stupirsi leggermente, alzare un sopracciglio e passare oltre; il Sindaco di Ivrea ha perso un’altra occasione per esserci; gli studenti che avevano partecipato alla manifestazione del 3 ottobre e parevano risorti dal consueto torpore non han fatto una piega; in piazza non c’è mai stata la folla auspicata, lo shopping non si è arrestato.
Tuttavia quella piccola comunità sabato ha riconosciuto dentro un dolore comune la propria umanità.
E questo è stato prodigioso.

Is

Nome dopo nome, le bambine e i bambini sotto i 12 anni (12.211 palestinesi e 16 israeliani) sono stati ricordati per chiedere lo stop al genocidio a Gaza e una pace giusta.
In due anni almeno 20.000 bambini hanno perso la vita sotto i bombardamenti e per la carestia inflitti dalle forze armate israeliane. Questo dato si traduce in più di un bambino palestinese ucciso ogni ora dall’ottobre 2023. Poiché non sono ancora pubblicati i nomi aggiornati ad oggi, sono stati letti solo quelli segnalati dal Ministero della Sanità di Gaza fino al 15 luglio 2025, utilizzando registri ospedalieri, degli obitori, testimonianze di familiari e fonti giornalistiche verificate