Primo Maggio: rimettere il lavoro al centro

Le manifestazioni di Torino e in Canavese, a poco più di un mese dai referendum per un lavoro sicuro e dignitoso

Sono 1.090 i morti sul lavoro del 2024, 49 in più rispetto al 2023. Oltre venticinquemila dal 2005. Sembra essersi fermata la tendenza a una progressiva diminuzione delle morti sul lavoro che, dai circa 4.000 degli anni Sessanta, grazie alle lotte dei lavoratori guidate dal principio che “la salute non si vende”, aveva visto emanare leggi e normative per la sicurezza sul lavoro. Principio “fuori moda” in tempi di turboliberismo che ha precarizzato e impoverito il lavoro.
E proprio “Uniti per un lavoro sicuro” è lo slogan di questo Primo Maggio scelto dalle confederazioni sindacali CGIL, CISL e UIL.
A Torino il consueto corteo cittadino partirà alle ore 9.30 da piazza Vittorio Veneto, ma quest’anno cambierà percorso a causa dei lavori per la risistemazione di via Roma e perciò percorrerà via Po, piazza Castello dove continuerà in via Pietro Micca per concludersi in piazza Solferino con il comizio a nome delle tre confederazioni di Federico Bellono (segretario generale CGIL Torino), che sarà preceduto dagli interventi di di Chiara Dezzani (Gioventù Operaia Cristiana), di Arcangela Di Rella (delegata Fim Cisl in Hanon System), di Gian Livio Lembo (Rsu Uil Fpl Asl To4) e di Maurizio Bellofatto (minatore della Fillea Cgil).
Anche in Canavese è previsto un appuntamento unitario delle tre confederazioni sindacali con inizio alle ore 15.30 a Ozegna, presso il Palazzetto dello Sport. Oltre agli interventi sindacali, alle 16 è prevista un’intervista a studenti sul «lavoro ‘GIOVANE’» da parte di Rita Cola (giornalista della Sentinella del Canavese), seguita alle 17 dalla “Storia di Adriano Olivetti su musiche di Bob Dylan” realizzata da Marco Peroni e Mario Congiu.

Due occasioni locali delle migliaia in tutto il mondo. In Italia il tradizionale concertone del Primo Maggio a Roma (molto coperto dai media RAI) e “l’Uno Maggio Libero e pensante di Taranto”, un evento che unisce musica e impegno sociale e civile con la direzione artistica di Diodato, Michele Riondino e Roy Pacy che così presentano questa edizione 2025: «In un periodo storico come quello che stiamo attraversando, con l’avvento dei nuovi fascismi, con governi che finanziano guerre e genocidi, deportazioni e devastazioni ambientali, con la libera informazione sotto attacco, con associazioni e attivisti spiati e perseguitati e diritti umani ancora una volta negati, diventa sempre più necessario ritrovarsi, riconoscersi e contarsi per rendersi conto che siamo in tanti a voler fare qualcosa in questo presente per il nostro futuro. Ecco perché una manifestazione come Uno Maggio Taranto è oggi più che mai di grande importanza, perché è libera e pensante, perché da più di un decennio porta avanti valori di lotta necessari, perché partendo dalla situazione particolare di Taranto, si allarga a una visione universale che riunisce gli attivismi di tutto il mondo».

Primo Maggio Festa dei Lavoratori intesa come Giornata internazionale di lotta per i diritti dei lavoratori come è stata sin dalle origini (vedi storia del Primo Maggio), tanto più in un Paese come il nostro che proprio sul lavoro si fonda (art. 1 della Costituzione).
Lavoro povero come confermano i recenti dati di Eurostat che certicano come in Italia sia a rischio povertà più di un lavoratore su 10, una quota in crescita nel 2024 rispetto all’anno precedente (10,3 per cento contro 9,9). In un Paese in cui aumenta sensibilmente il divario tra ricchi e poveri e l’Istat segnala che quasi un italiano su quattro è a rischio povertà o esclusione sociale: nel 2024 il 23,1% della popolazione (nel 2023 era il 22,8%). Un allarme che arriva persino dal presidente della Repubblica (“Tante famiglie non reggono l’aumento del costo della vita. I salari insufficienti sono una grande questione per l’Italia” ha detto a Latina in questi giorni) e che, seppur timidamente con la proposta di un salario minimo definito per legge, torna all’attenzione del mondo della politica.
Un’attenzione al lavoro, alla sua dignità e sicurezza, che è fondamentale per cambiare rotta e che si misurerà anche, tra poco più di un mese, con i referendum per ridurre la precarietà e l’impunità del sistema di appalti e subappalti, aumentare le tutele per i lavoratori delle piccole imprese, porre un freno ai licenziamenti illegittimi e favorire maggiore integrazione dei lavoratori stranieri riducendo i tempi (da 10 a 5 anni) per poter richiedere la cittadinanza italiana.
Il voto è la nostra rivolta”, è lo slogan adottato per la campagna referendaria e il voto dell’8 e 9 giugno potrebbe rivoltare il nostro Paese con lo strumento più democratico e diretto che esista.
ƒz