Ronde, paura e partecipazione: cosa è meglio per la sicurezza in città?

In meno di tre settimane a Ivrea è successo di tutto sul versante “sicurezza”: Duemila firme raccolte su una petizione al Comune, l’intervento del Prefetto, l’inziativa delle “ronde a chiamata” dell’estrema destra, l’approccio partecipativo dell’evento “la città si-cura” e la nascita di un comitato spontaneo di genitori chiamato “Sicurezza al Centro”. Che succederà adesso?

Mai come negli ultimi mesi il tema della sicurezza si era imposto con così tanta forza e costanza a Ivrea al punto da necessitare l’intervento del Prefetto per riportare ordine e serenità tra i cittadini eporediesi. Nelle ultime settimane il ritmo delle notizie e dei fatti accaduti attorno a quest’argomento ha subito un’accelerazione ed è necessario provare a rimetterle un po’ in ordine per fare un po’ di chiarezza.

L’intervento delle forze dell’ordine e del Prefetto

All’indomani di un clima di crescente insicurezza una quarantina di commercianti eporediesi si riunisce al Buffet della Stazione per decidere cosa fare, come muoversi e come tutelare maggiormente le loro attività, i cittadini e i dipendenti. Nasce così l’idea di avviare una petizione pubblica per chiedere al Comune uno sforzo maggiore sul tema della sicurezza: più videosorveglianza, una maggiore illuminazione nelle aree buie e servizi di prossimità di polizia urbana. In pochi mesi vengono raccolte duemila firme e a metà marzo i commercianti incontrano il sindaco Chiantore per sottoporgli il documento e le richieste.
Il 31 marzo viene organizzata una riunione del Comitato provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica con l’intervento del sindaco d’Ivrea. “Ad esito della riunione – si legge nel resoconto di quell’incontrosu indicazione del Prefetto Donato Cafagna, è stato disposto il rafforzamento di coordinati servizi di vigilanza e di controllo del territorio nelle aree più interessate dai fenomeni, individuate tra la stazione, il Movicentro e le zone limitrofe alle scuole”. A coadiuvare le operazioni dei carabinieri e il monitoraggio dell’area è stata anche disposta la presenza di personale del reparto Prevenzione Crimine e integrato dal contributo della Guardia di Finanza, nonché della Polizia Ferroviaria. “Sulle stesse aree – si legge ancora – è stata valutata l’estensione con ordinanza prefettizia di una zona a vigilanza rafforzata per fornire alle Forze di Polizia e alla Polizia Municipale lo strumento dell’allontanamento di persone che abbiano segnalazioni per reati contro la persona, contro il patrimonio e di spaccio di stupefacenti e rappresentino un pericolo per l’ordine e la sicurezza pubblica”. In altre parole il Prefetto sta valutando l’istituzione di una “zona rossa” e la possibilità di allontanare dalla città persone ritenute pericolose.

Oltre l’emergenza, che fare?

L’iniziativa del Comitato provinciale ha indubbiamente contribuito a ripristinare un minimo di serenità tra le persone e i commercianti, ma è evidente a chiunque che l’intervento delle forze dell’ordine potrà solo “arginare” temporaneamente fenomeni di natura endemica. Una volta che la “ronda istituzionale” avrà ridotto la sua presenza al Movicentro e alla stazione, la situazione potrebbe facilmente tornare quella di prima se non si interviene sulle cause della devianza sociale.
È un po’ come mettere cerotti (certamente necessari) sulle ferite (alla convivenza civile), senza cercare la causa della malattia che le ha provocate e provare a sanarla o almeno a ridurne i danni.
In questi giorni a Ivrea si sono confrontate tre differenti visioni di “sicurezza” dal basso. La prima, che ha fatto più discutere in città, ha riguardato le “ronde a chiamata” dei Patrioti Italiani, piccolo gruppo di estrema destra animato dal tiktoker Frank Mascia, residente a Settimo Torinese che nel 2024 si è candidato con la Lega e che ha organizzato venerdì sera un comizio alla stazione d’Ivrea. La città tutta si è immediatamente schierata contro questo tipo di iniziative, tanto utili al tiktoker, quanto deleterie per la comunità. Gli stessi commercianti hanno messo in guardia da iniziative di questo genere, sostenendo che “si deve evitare di cavalcare l’onda e speculare su questo argomento” e che “la città ne ha di anticorpi e li deve usare”.
In risposta a questo modo d’intendere la sicurezza, la stessa sera delle “ronde a chiamata” nell’area del Movicentro d’Ivrea si sono riunite un centinaio di persone all’insegna del motto “la città si-cura” portando con sé sedie, tavoli, cena al sacco, musica e giochi con l’obiettivo di animare e riempire di vita quegli stessi luoghi teatro di microcriminalità. L’iniziativa ha ricevuto il plauso del Circolo Prc-Se d’Ivrea che ha così commentato: «la paura genera paura e la si sconfigge solo affrontandola insieme, in tante e in tanti». Questo approccio alla sicurezza in città non è chiaramente sufficiente a debellare situazioni di spaccio, risse o furti, ma rappresenta un invito a contrastare la tendenza a chiudere in anticipo attività commerciali e luoghi di ritrovo per paura di essere aggrediti. Una città che si spopola la sera è una città che involontariamente favorisce il proliferare di degrado e abbandono. Vi sentireste più al sicuro a passeggiare per strade la sera con tante altre persone o in solitaria?
Infine è da segnalare la terza iniziativa dal basso proposta dal neo comitato spontaneo “Sicurezza al Centro”. È di alcuni giorni fa la notizia della nascita di questo “comitato di cittadini e cittadine impegnati con l’intenzione di collaborare attivamente con la comunità e le istituzioni locali, senza ingerenze e con il rispetto dei ruoli, ma piuttosto offrendo un supporto civico nella costruzione di idee da sottoporre, che riteniamo un valore aggiunto per migliorare la nostra società e il nostro territorio”. La referente del comitato Piera Paonessa ha potuto incontrare il Prefetto che “ha sottolineato l’importanza di un approccio costruttivo e proattivo”; un segnale che al di là dei continui e ridondanti attacchi alle istituzioni cittadine da parte delle forze di minoranza apre ad un modo d’intendere la sicurezza in città più partecipativo, propositivo e meno orientato alla semplice delegittimazione della giunta Chiantore.

Tralasciando l’approccio “rondista” dell’estrema destra, si può senz’altro dire che l’intervento del Prefetto e delle forze dell’ordine unito alla spinta dal basso a rimettere persone per strada, farle uscire e, al contempo, dialogare costruttivamente con l’amministrazione, costituiscono strade attraverso cui poter ridurre il senso d’insicurezza in città, ma insistere sull’approccio “emergenziale” senza affrontare le cause profonde di questa microcriminalità servirà solo a tamponare o spostare il problema.

Andrea Bertolino