Il Presidio per la Pace di Ivrea, in obiezione con la decisione dell’Italia di continuare a mandare armi a Kiev sostenuta dalla maggioranza e dai banchi della minoranza parlamentare dal Pd, ha scritto una lettera aperta ai gruppi consigliari di Ivrea affinché prendano posizione riguardo alla scelta della via militare contro quella diplomatica “per la risoluzione delle controversie internazionali”, scelta contraria alla nostra Costituzione.
Lettera aperta
Ai/Alle capigruppo del consiglio comunale di Ivrea
pc: al sindaco di Ivrea Matteo Chiantore
In uno scenario mondiale cupo con guerre, aumento delle spese militari, peggioramento delle condizioni climatiche, con chiusure nazionalistiche, crescite delle destre populiste e sovraniste in Europa e nel Mondo, che non lasciano speranze di pace e soluzioni dei conflitti internazionali, ci indigna l’approvazione da parte del Parlamento italiano del decreto legge che autorizza la proroga al 31 dicembre 2025 dell’invio di armi all’Ucraina.
Questa decisione, approvata prima al Senato poi alla Camera, con i voti favorevoli non solo dei parlamentari della maggioranza di governo ma anche dell’opposizione, con i soli voti contrari dei parlamentari del Movimento 5 Stelle e di Alleanza Verdi e Sinistra, si aggiunge alle altre decisioni che hanno alimentato tre anni di guerra in Ucraina, con enorme perdita di vite umane e senza significativi passi diplomatici verso una soluzione del conflitto, tanto meno una soluzione pacifica. Nessuna reale iniziativa di dialogo e diplomazia per la pace è stata intrapresa, poiché si continua a mirare alla vittoria militare sul nemico, con minacce di estensione della guerra.
La posizione del Governo italiano non sorprende, dato il suo atteggiamento coerente con una linea dura e militare intrapresa dalla NATO; ci sconcerta e preoccupa l’allineamento conclamato del Partito Democratico alla posizione della maggioranza di governo su questo decreto.
I partecipanti al Presidio per la Pace che ogni sabato da quasi tre anni si tiene davanti al Municipio di Ivrea, nel presidio dell’11 gennaio avevano condiviso la petizione rivolta ai Parlamentari perché non approvassero il suddetto decreto. La petizione, promossa da esponenti della cultura, della società civile e del movimento pacifista, è stata presentata in Parlamento con le firme di oltre 4300 persone e 101 associazioni e organizzazioni sociali.
In essa si richiama l’Italia e l’Europa al ravvedimento: a non “continuare sulla strada che si è rivelata tanto sanguinosa quanto fallimentare”, a non procedere “passo dopo passo, come accadde oltre un secolo fa per la Prima guerra mondiale, verso lo sbocco della guerra totale. Nessun ragionevole cittadino italiano la vuole. La maggioranza dell’opinione pubblica è contraria all’invio delle armi, anche perché questo tributo di morte viene pagato con i fondi sottratti alla sanità pubblica, all’istruzione e al welfare”. “In tal modo l’Ucraina è diventata la vittima sacrificale dell’oltranzismo bellicista. Un oltranzismo insensato a cui si stanno sottraendo gli stessi soldati ucraini che disertano in massa e non si arruolano”.
Pertanto noi partecipanti al Presidio per la Pace, ci rivolgiamo ai Gruppi consigliari del Consiglio Comunale di Ivrea, affinché prendano posizione su questo argomento e, qualora condividessero le istanze delle persone e delle organizzazioni che sostengono la via nonviolenta alla pace, contraria all’invio di armi all’Ucraina e a ogni paese in guerra, chiediamo che rivolgano ai vertici dei loro partiti la richiesta di un cambiamento di politica estera, che metta al centro la diplomazia e non la forza delle armi, per realizzare la pace in Europa e nel Mondo.
Singoli e associazioni del Presidio per la Pace di Ivrea
Ivrea, 1° febbraio 2025