Gli spazi agli antiabortisti in ospedale rimangono vuoti, mentre i numeri di Federconsumatori palesano la fondamentale inconsistenza del progetto Vita nascente: appena 1000 euro per poco più di 400 donne in un anno. Ne parliamo con la consigliera regionale di Avs Alice Ravinale.
Il 18 novembre il consiglio regionale del Piemonte approvava i criteri per l’assegnazione di un milione di euro stanziato per il prossimo anno con il Fondo Vita Nascente. Si tratta di ben 940mila euro, soldi che saranno gestiti ancora una volta dalle associazioni esplicitamente antiabortiste. Più del doppio delle risorse stanziate nell’anno precedente, circa 400mila euro.
Il Fondo rientra nella più ampia campagna antiabortista lanciata ormai due anni or sono dall’assessore alle politiche sociali e all’integrazione socio-sanitaria Maurizio Marrone, giovane rampante “gerarca” piemontese e punta di diamante della compagine di Fratelli d’Italia in Regione. Sue sono alcune tra le più spregiudicate politiche contro la libertà riproduttiva della storia recente, come l’apertura forzosa della famigerata “stanza dell’ascolto” all’interno dell’ospedale Sant’Anna di Torino, ambasciata dei movimenti anti aborto, e l’impossibilità per i consultori di somministrare la pillola Ru486 per l’Ivg farmacologico.
La risposta dei movimenti non si è fortunatamente fatta attendere. Presidi, azioni e assemblee si sono succeduti nel capoluogo piemontese, culminati con l’occupazione dell’ospedale Sant’Anna, e diverse sono state le prese di posizione del personale sanitario: «Non siamo d’accordo con quanto sta succedendo all’interno dell’ospedale, è inammissibile che esista uno spazio così, oltretutto finanziato con soldi pubblici – spiegava un medico del Sant’anna durante la manifestazione –. Il personale ospedaliero è quasi tutto contrario a questa situazione e imbarazzato da quanto sta accadendo». Voci interne infatti confermavano un clima teso in corsia e la paura di ripercussioni lavorative.
Insieme all’approvazione dei criteri per assegnare le nuove risorse di Vita Nascente però, il 18 novembre in consiglio regionale è stato condiviso anche il rendiconto 2023, i cui numeri mostrano una realtà nettamente diversa da quella proposta dalla propaganda.
«Nel 2023, al netto di poco più di 400mila euro stanziati, sono state coinvolte 449 donne – spiega Alice Ravinale, consigliera di minoranza di Alleanza Verdi Sinistra –. Anche se i fondi fossero andati tutti direttamente a loro, cosa che non è successa perché con il Fondo si finanziano anche i costi di funzionamento delle associazioni antiabortiste, stiamo parlando di circa 1000 euro a persona. Si tratta di una cifra a dir poco irrisoria, niente più di una mancia, e i dati lo confermano: secondo Federconsumatori, nel 2024 le spese che una famiglia deve sostenere per il primo anno di vita del neonato vanno da un minimo di 7.500 euro a un massimo di 17.500».
Questo a fronte di 1 milione di euro. Una cifra che non solo poteva essere spesa meglio, sempre investendo nel supporto alle famiglie con figli piccoli, ma che risulta ancora più fuori scala se messa a confronto con altri fondi erogati dalla Regione: un milione di euro infatti sono i soldi destinati a 68 comuni del Piemonte per attivare il prolungamento dell’orario di apertura in circa 90 asili nido comunali, mantenendo invariate le tariffe per le famiglie. Un milione sono i fondi stanziati come contributi per le piccole imprese in Piemonte.
Il problema poi non sta nemmeno solo nelle cifre: «I criteri per l’assegnazione sono quelli degli anni precedenti – continua Ravinale –. Quindi 60mila euro agli enti pubblici, per il sostegno e la diffusione di informazioni sul parto in anonimato, e 940mila gestiti dalle associazioni come il Movimento per la vita, per fornire sostegno economico alle donne e convincerle a non abortire. Associazioni alle quali è lasciata la totale discrezione su come gestire i criteri di assegnazione: un elemento molto grave, perché si fornisce un potere enorme ad associazioni a dir poco controverse».
E se il Fondo Vita Nascente non brilla per efficacia, la stanza dell’ascolto si è dimostrata a dir poco una débâcle: i progetto, nato da una convenzione firmata il 28 luglio 2023, non è ancora partito.
Lo scorso 16 settembre una delegazione della Camera del Lavoro di Torino e del movimento Se Non Ora Quando ha effettuato una ricognizione, dimostrando come la stanza per l’ascolto sia chiusa a chiave. Nessun volontario presente a fare accoglienza, nessun orario o giorno d’apertura indicato, non ci sono nemmeno istruzioni per gli utenti che vogliono avere qualche informazioni.
«La destra di Marrone che destina fondi pubblici agli antiabortisti blaterando di libertà di scelta è la stessa di Valditara che nega la matrice patriarcale dei femminicidi, dando la colpa agli immigrati – conclude Ravinale –. Una destra nemica delle donne. Per sostenere le donne, anche ma non solo durante una gravidanza, occorre aumentare i finanziamenti e rendere più accessibili i consultori, pubblici, laici e in cui opera personale sociosanitario».
Lorenzo Zaccagnini