Presentato e approvato dall’assemblea dei soci il nuovo piano strategico industriale di SCS: previsto l’acquisto di più di 2000 nuove campane “intelligenti”. La tecnologia migliorerà effettivamente la qualità del servizio? La semplificazione del lavoro di raccolta metterà a rischio dei posti di lavoro?
La digitalizzazione e lo sviluppo di un’economia sempre più fondata sull’utilizzo delle banche dati corre in Canavese e lo scorso 30 settembre anche la Società Canavesana Servizi si è affacciata a questo “nuovo mondo”.
In quella data l’assemblea dei soci di SCS ha infatti approvato il piano industriale strategico 2025-2035, votato da 34 sindaci presenti e con il solo voto di astensione del comune di Pavone Canavese.
Le premesse del piano sono le seguenti: con l’attuale sistema di raccolta e gestione dei rifiuti sarà impossibile tenere fede agli obiettivi indicati dal piano regionale rifiuti piemontese (PRUBAI). Attualmente la percentuale di raccolta differenziata sul territorio si assesta attorno al 71%, con 147 kg/ab nel 2023; per il 2025 la Regione Piemonte chiede di raggiungere il 70% di differenziata e 126 kg/ab e nel 2035 l’obiettivo sale all’82% di differenziata e 90 kg/ab. Inoltre SCS è preoccupata per come sta procedendo la raccolta differenziata della plastica. Per limitare l’utilizzo e il consumo della plastica i produttori del suddetto materiale devono pagare allo Stato una tassa che viene poi versata ai Comuni sotto forma di contributo da COREPLA (il consorzio che gestisce la raccolta e la distribuzione della tassa pagata dalle imprese), ma solo a fronte di una impurità non superiore al 22%; nell’arco del 2024 la percentuale in Canavese ha raggiunto il 22,8%, mettendo per l’appunto a rischio il contributo. A questa fotografia si aggiunge poi il fatto che l’età media dei dipendenti in azienda si aggira attorno ai 50 anni e che la movimentazione dei carichi e la ripetitività dei movimenti (sali e scendi dai camion) rischia di aumentare il logoramento del personale.
Per SCS la soluzione a questi problemi risiede nella tecnologia e nei “cassonetti intelligenti”. SCS ha intenzione di comprare 2.185 nuove campane “smart”, ovvero cassonetti dotati di display e apribili solo grazie all’utilizzo di una chiavetta digitale. L’utilizzo controllato di queste chiavette dovrebbe garantire un accesso alle isole ecologiche limitato ai soli abitanti del comune che pagano la TARI. Nel piano strategico di SCS le nuove isole ecologiche avranno in dotazione 4 tipologie di rifiuti: indifferenziato (ora è porta a porta, domani tornerà nel cassonetto di strada), carta, organico (anch’esso passerà dal porta a porta al cassone pubblico) e vetro. La plastica verrà invece raccolta porta a porta.
È probabile che questa “rivoluzione” possa comportare nell’arco del breve periodo alcuni miglioramenti, come in effetti pare ci siano stati nel comune di Banchette, scelto due anni fa per sperimentare questo modello prima di estenderlo a tutto il territorio. Stando alle dichiarazioni del sindaco Mazza la raccolta differenziata sarebbe passata dal 62% al 74%, da 180 kg di rifiuti indifferenziati a 99 kg a persona, anche se per stessa ammissione del sindaco “molte persone in transito nel comune abbandonavano i rifiuti nei nostri contenitori, cosa che adesso con la chiavetta non possono più fare” (quindi li portano altrove?).
Ma è tutto oro quel che luccica? Per quale motivo nessun sindaco o amministratore ha posto dei dubbi sulla effettiva capacità di questo piano di migliorare la raccolta differenziata dei rifiuti? Perché si crede ciecamente che la tecnologia possa sopperire la maleducazione e le cattive abitudini dei cittadini?
Come si è detto il piano prevede l’acquisto di 2.185 nuove campane. Le campane intelligenti costano in media dai 1.500€ ai 3.000€, per un totale stimato che si aggirerebbe attorno ai 5 milioni di euro. All’installazione delle campane dovrà poi necessariamente seguire l’adeguamento della flotta aziendale, considerato che i nuovi cassonetti potranno essere facilmente svuotati da camion con braccio allungabile che possono essere manovrati da un unico dipendente. Se all’acquisto di nuovi autocompattatori aggiungiamo poi l’acquisto del software per gestire tutto il sistema ecco spiegati i circa 15 milioni di investimenti previsti nell’arco dei prossimi 8 anni. Di fronte a questa “semplificazione” del lavoro siamo poi sicuri che l’azienda avrà ancora bisogno di tutto il personale attualmente occupato (attualmente l’azienda conta 123 dipendenti e 5 figure apicali)?
Un altro aspetto controverso del piano è dato dal fatto che passare alla raccolta porta a porta della plastica significa che l’azienda considera il “porta a porta” un valido strumento per migliorare la qualità della differenziata (SCS vuole migliorare quel 22,8% sopra citato). Per quale ragione, allora, si sceglie di abbandonare questa strada per le altre tipologie di rifiuti (carta e indifferenziata)?
Le domande sono tante, gli aspetti che meriterebbero di essere approfonditi ancora di più. Tra i molti chiaroscuri di questo piano industriale resta il dubbio se questo oneroso e radicale cambio di rotta (estremamente redditizio se osservato dal punto di vista del business delle aziende fornitrici di campane intelligenti, autocompattatori nuovi, software…) possa realmente garantire al territorio il raggiungimento degli obiettivi regionali futuri.
Andrea Bertolino