Manutenzioni, spina nel fianco. E se il servizio tornasse al Comune?

La manutenzione della città, come sempre e ovunque, tiene banco nelle discussioni fra cittadini nei bar, sui social, ma se andassimo alla fonte del problema? Se facessimo una riflessione del risultato delle esternalizzazioni dei servizi? Li hanno migliorati? Sono veramente convenute ai Comuni?

Il tema della manutenzione della città è da sempre un tema bollente nel rapporto tra cittadini e amministrazione comunale. Nelle campagne elettorali le buche stradali hanno un posto in prima fila. Tema importante sia chiaro, lo stato delle strade, dei giardini, degli immobili di una città è il suo biglietto da visita, la vetrina. Una città ben tenuta, unita alla sua storia e bellezze, non solo favorisce l’arrivo di turisti, anche solo del territorio, ma fa amare di più la città ai suoi abitanti. Una città curata, infatti, attiva un circolo virtuoso della cura da parte di chi la abita e visita. Tenere pulite le strade (tutte) e riempirle di bei cestini per i rifiuti (magari multi-materiale, per differenziare, e buttacicche), può portare a contenere comportamenti scorretti. Anche la manutenzione di strade e marciapiedi concorre alla gradevolezza della città e soprattutto alla sua sicurezza, come pure eliminare le barriere architettoniche e facilitare la mobilità (su questo Ivrea ci sta lavorando, ha dei progetti)

Il capitolo delle manutenzioni, in realtà, dovrebbe essere tipicamente “tecnico-organizzativo”, ma ha anche importanti implicazioni politiche. È una scelta politica, infatti, non avere una squadra adeguata di operai manutentori. In una città come Ivrea, ci fosse anche una decina dipendenti con questa mansione, si troverebbero tutti occupati a tempo pieno. Inoltre, al vantaggio primario della cura della città si aggiungerebbe quello non meno importante della creazione di nuova occupazione.

Le esternalizzazioni dei servizi, nate per realizzare economie di spesa (o per meglio dire aprire al profitto privato), in realtà sono solo riuscite a precarizzare il lavoro (le condizioni di lavoro nelle cooperative le conosciamo tutti) e abbassare mediamente la qualità del servizio. Vi sono studi che dimostrano che per le pubbliche amministrazioni, considerando tutti i parametri di un servizio, non vi è un effettivo risparmio di costi. Eppure, regolata dal governo Berlusconi II con la legge 448/2001, l’esternalizzazione dei servizi pubblici non ha poi trovato nei governi successivi la volontà di invertire la tendenza. Non vi è stato nessun ostacolo all’affermazione della (presunta) superiorità del privato sul settore pubblico.

Potrebbero gli enti locali di prossimità, le amministrazioni comunali, avviare un percorso di ripubblicizzazione dei servizi? Certo potrebbero, e non pochi lo fanno (mi risulta che Chivasso, per citare una cittadina vicina a noi, abbia una squadra interna di manutentori).  E a Ivrea chi se non l’attuale giunta del sindaco Chiantore, che ha fra i suoi valori la cura dei beni comuni, potrebbe farlo?

Lo fece il sindaco di Napoli Luigi de Magistris trasformando l’ARIN, una società per azioni, in Acqua Bene Comune Napoli (ABC Napoli), un’azienda pubblica speciale che ha tolto il profitto privato da un bene prezioso come l’acqua, nel rispetto dell’esito del referendum del 2011. (Peccato che la giunta guidata dal sindaco PD Manfredi abbia già approvato una delibera per fare marcia indietro e tornare alla Spa.) Come pure la giunta de Magistris scelse di investire in un servizio essenziale in particolare a favore delle donne, aprendo nidi e micro-nidi comunali in diverse aree della città.

Gli ostacoli legislativi e burocratici ci sono, ma tenendo il focus sull’obiettivo e avendo la Costituzione come “via maestra”, anche se in salita e tortuosa, si può riportare il pubblico, quindi i cittadini, al centro. O comunque ci si deve provare, per segnare veramente una differenza di passo rispetto alle logiche dilaganti che hanno più a che fare con il neoliberismo del quale è permeato anche il settore pubblico che con la gestione pubblica e virtuosa dei beni comuni.

Quindi sì, la manutenzione è un tema impellente e pressante, per ogni amministrazione comunale, però non esistono comparti stagni: il tema delle esternalizzazioni è legato a quello del lavoro (a proposito a che punto sono l’Osservatorio del lavoro e il Tavolo permanente sul lavoro?), quello del lavoro è legato alle politiche sociali, e via e via.  Denunciare i singoli problemi è necessario, un dovere per i cittadini, ma occorre uno scatto in più: mentre chiediamo di potare un cespuglio o riparare una strada, chiediamo quando anche Ivrea potrà avere una bella squadra di dipendenti manutentori da veder nelle strade, al lavoro per la città.

Cadigia Perini