Ottant’anni fa, l’8 settembre 1943. Lunedì 11 settembre, alle 20,30 nella sede ANPI di Ivrea
Mai come in questi tempi è necessario conoscere la storia, sapere chi furono i nostri Padri che ci regalarono la libertà (sia pur ancora relativa) di cui godiamo. Avere memoria del passato eviterebbe anche di fare errori oggi di cui non siamo nemmeno consapevoli. A tutte e tutti un sentito, cordiale invito…
Ottant’anni fa: 8 settembre 1943, Quando tutto iniziò…
Gli antefatti: l’esercito italiano alleato al tedesco impantanato in Grecia e nei Balcani, la disastrosa ritirata di Russia, la delusione del popolo italiano ingannato sulla reale consistenza di un esercito mandato allo sbaraglio senza mezzi né preparazione. I pochi che ritornano dalla Russia raccontano… La fame attanaglia. In marzo scoppiano i primi scioperi nelle fabbriche: si chiedono aumenti, ma hanno già una caratterizzazione politica. L’insofferenza aumenta.
Il 25 luglio Dino Grandi, dal Gran Consiglio del fascismo, pone la questione, mette in minoranza Mussolini, accusato di aver portato l’Italia ad una guerra impossibile da vincere. Il Duce è sfiduciato, si reca dal Re a porgere le dimissioni da Capo del Governo e viene arrestato. Ora è Badoglio il nuovo Capo del Governo, e subito soffoca la gioia popolare. “La guerra continua”, dice. Ma siamo agli sgoccioli…
Il 3 settembre viene firmato a Cassibile, in Sicilia, l’armistizio con gli angloamericani. Gli Italiani ne sono informati solo l’8, con un comunicato radio poco chiaro. Lo Stato maggiore è allo sbando. I tedeschi invadono la penisola, il Re abbandona la Capitale e fugge.
L’esercito si liquefà come neve al sole. Chi può scappa dalle caserme, indossa abiti civili e torna a casa. Gli altri vengono intruppati dai tedeschi, caricati su camion e treni e portati in campi di concentramento in cui perdono ogni diritto di prigioniero secondo le convenzioni militari. Denominati IMI, Internati Militari Italiani, considerati traditori, vivono un’odissea particolarmente dura. Quando Mussolini, liberato e portato in Germania, incontra Hitler, questi gli impone di tornare in Italia e ricostruire una parvenza di Stato ed un esercito asservito al tedesco, l’RSI. Nasce la Repubblica di Salò, i cui emissari si recano regolarmente presso i campi degli IMI promettendo la liberazione in cambio dell’adesione al nuovo esercito fascista. Bel 600mila sono i NO pronunciati dai prigionieri: nessuno vuole aver più a che fare col fascismo.
In Italia i soldati dispersi vengono richiesti di tornare in caserma, inquadrati nella RSI, ma anche qui la maggior parte dei giovani preferisce nascondersi. Nelle montagne nascono i primi nuclei di “disertori”, base per le future formazioni partigiane. Quando, a marzo del 1944, le richieste di rientrare in caserma si trasformano in bandi minacciando la pena di morte per i disertori, la scelta è obbligatoria. Nasce la Resistenza che riscatterà l’Italia da un ventennio di dittatura.
Anpi Ivrea e Basso Canavese