Partecipò a tre sessioni del Concilio Vaticano II, e amava ricordare di essere rimasto l’unico vescovo italiano vivente presente al Concilio. Il 26 novembre 1966 fu nominato vescovo di Ivrea e l’anno successivo prese possesso della diocesi. Da allora Bettazzi e l’Ivrea progressista formarono un binomio unico.
Diventò celebre per lo scambio di lettere col segretario del Partito Comunista Enrico Berlinguer, per il quale fu aspramente criticato, sulla conciliabilità o no della fede cattolica con l’ideologia marxista, o comunque con l’adesione al Partito comunista. Fu questo uno scambio d’idee importante per la cultura politica italiana, dato che all’interno di esso Berlinguer formulò la famosa definizione del PCI come partito «né teista, né antiteista, né ateista».
Il 10 ottobre 1979 fece avere a Carlo De Benedetti il testo di una lettera aperta dal titolo: “Perché più profitto e più tecnologia riducono di 4.500 lavoratori l’Olivetti?» nella quale Bettazzi considerava inaccettabile la decisione di ridurre il personale per aumentare la produttività dell’impresa. Era la fine dell’Olivetti, come l’avevamo conosciuta ed amata.
Famoso anche per le sue battaglie per l’obiezione fiscale alle spese militari, monsignor Bettazzi sostenne l’obiezione di coscienza quando ancora si rischiava il carcere e nel 1992 partecipò alla marcia pacifista nel mezzo della guerra civile in Bosnia ed Erzegovina.
Nel 2007 dichiarò pubblicamente che la sua coscienza gli imponeva di disobbedire e che era favorevole al riconoscimento delle unioni civili, i DICO, sostenendo le iniziative del governo Prodi e riconoscendo alle coppie omosessuali un fondamento d’amore equiparato a quelle eterosessuali.
Nell’aprile 2015 affermò in un’intervista che, circa «l’omosessualità: la questione del sesso va studiata, emancipandosi dai neoplatonici che facevano coincidere sesso e decadenza dello spirito. Perché non espressione dello spirito umano? È noto che mi pronunciai in favore dei Dico, il riconoscimento delle unioni civili». A luglio del 2020 scrisse che gli evasori fiscali “tradiscono Dio e la nazione”.
Fra i ricordi che ho di Lui uno risale ad un episodio minore della vita eporediese avvenuto negli anni Sessanta, quando in previsione di uno sciopero, il vice Questore di allora, Battegazzorre, ex partigiano, fece radunare i suoi uomini alla presenza del Vescovo Bettazzi e di noi sindacalisti, ordinando loro di mettersi a nostra disposizione, sicuro che tutto sarebbe andato per il meglio, e così fu.
Quando, nel 1980, si verificò il devastante terremoto in Irpinia, Ivrea si organizzò subito inviando una squadra di volontari nel paese di Ricigliano. Fu presente anche il vescovo Bettazzi. Quando, mesi dopo, tornammo sul luogo, il parroco locale gridò: “salutiamo il nuovo Papa!”. Previsione facilmente smentibile, perché Bettazzi era troppo avanti per il Vaticano di allora (e di oggi, malgrado Papa Francesco).
Il 28 luglio 2014 ero stato invitato sul palco dell’Oratorio San Giuseppe per ricordare il giovane partigiano cattolico Gino Pistoni “Ginas” ed esordii avvisando, in quel consesso, che non avevo avuto la grazia della fede. Accanto a me Monsignor Bettazzi disse con bonomia: “C’è ancora tempo, noi sappiamo aspettare”.
Il senso dell’umorismo si accompagnava in lui ad una grande sapienza teologica e ad una profonda fede che sapeva coniugare con l’evolversi della società. Famose le sue barzellette, che raccontava con arguzia, presentandosi negli ultimi anni come “diversamente giovane”.
In uno dei suoi numerosi libri, “La sinistra di Dio”, scrisse: “Se “destra” è consolidamento del potere e “sinistra” è contestazione del potere in nome e a favore della solidarietà verso i più piccoli e i più poveri, viene da concludere che Gesù era molto più vicino a questa che a quella, e che questa è la scelta obbligata per chi vuol essere suo discepolo.”
In queste parole c’è tutto Monsignor Bettazzi, ed è così che anche l’Anpi vuole ricordarlo. Grazie per esserci stato, grazie per i tuoi insegnamenti, per il tuo impegno. Grazie anche per il tuo senso dell’umorismo, che ci allietò negli incontri che sempre ricorderemo.
Durante gli addii ai Partigiani che “sono andati avanti” dico sempre che essi sono andati nel cielo degli Eroi. Ecco… Monsignor Bettazzi è certamente in un Cielo speciale, ma mi piace pensare che sia lo stesso, così che vecchi e nuovi combattenti per la libertà e la pace possano riposare insieme.
Mario Beiletti