Matteo Chiantore eletto al primo turno nuovo sindaco d’Ivrea. Exploit di Laboratorio Civico che al suo esordio elettorale diventa seconda forza politica della città; tiene Viviamo Ivrea, tracollo di M5S, Lega e Forza Italia che non entrano in consiglio comunale.
La prova delle urne c’è stata e ha confermato che Ivrea si era stancata dell’amministrazione di centro destra, della sua inconsistenza, del presenzialismo esibizionista, dei continui autoelogi e, forse più di tutto, della protervia reazionaria della maggioranza uscita vincente (per meno di 500 voti) al ballottaggio di cinque anni fa.
Matteo Chiantore (PD), candidato della coalizione progressista si afferma nettamente al primo turno con oltre cinquemila voti (5.043 per l’esattezza), seguito da Sertoli che ne raccoglie poco più della metà (2.635) e da Cantoni (sostenuto dalla coalizione di destra oggi al governo nazionale e regionale) che si ferma a 1.547 (tutti i risultati qui)
Ora, come scrivevamo su queste pagine qualche settimana fa,“ci sono le condizioni minime per dare una mossa a una città impoverita, invecchiata e un po’ rassegnata”. Una fotografia certamente sommaria e in bianco e nero di Ivrea che viene però confermata dalla scarsissima partecipazione al voto. Partecipazione scarsa già alle comunali del 2018 (poco più del 55%), cresciuta alle elezioni politiche di otto mesi fa (oltre 68%) e crollata alla metà degli elettori in questa ultima tornata elettorale (50,48% la percentuale di votanti, che scende sotto il 50% se si tiene conto delle schede bianche e nulle).
Un problema serio perché neppure la migliore immaginabile amministrazione comunale può anche solo pensare di riattivare (“è ora di ripartire” è stato il claim della coalizione Chiantore) una città nella quale la metà dei suoi abitanti non partecipa minimamente, neppure con la scheda elettorale, alla vita della comunità in cui vive.
Per questo la parola “partecipazione”, sbandierata in tutti i programmi elettorali e solitamente dimenticata il giorno dopo la pubblicazione dei risultati (così come già oggi è dimenticato il dato dell’affluenza alle urne), dovrebbe diventare “la questione” della nuova amministrazione comunale.
A conforto della possibilità di questa presa di coscienza da parte della maggioranza uscita da queste elezioni, c’è lo straordinario risultato di Laboratorio Civico, una lista composta in larga misura da persone attive nell’associazionismo, che si piazza al secondo posto (dopo il PD) con quasi mille voti (984) e risulta la lista col maggior numero di preferenze espresse (in proporzione rispetto ai voti). Un segno evidente del rapporto diretto, di fiducia nelle persone, che si evidenzia anche nei risultati di altre liste locali e che dimostra come il coinvolgimento diretto delle persone alla vita politica passi attraverso la presenza fisica e costante nei luoghi della vita cittadina.
In questo modo si comprende la tenuta sostanziale di Viviamo Ivrea che, nonostante l’exploit di Laboratorio Civico, passa dagli 878 voti del 2018 ai 599 attuali e della lista Sertoli (da 823 nel 2018 passa a 947), mentre tracollano Lega Salvini, Movimento 5 Stelle e Forza Italia (la prima passando da 1.295 voti a 378, il secondo da 1.404 a 333 e FI da 573 a 142). Una débacle prevedibile, ma impensabile di questa portata se consideriamo che M5S e Lega rappresentavano nel 2018 la seconda e la terza forza politica cittadina.
Dei partiti nazionali solo il Partito Democratico cresce (da 2.762 del 2018 a 2.858 in queste elezioni), restando però sotto i 3.206 voti raccolti alle politiche del 2022, mentre Fratelli d’Italia raccoglie 875 voti (poco più di un terzo dei 2.435 di pochi mesi fa, alle politiche dello scorso settembre) e Azione-Italia Viva con i suoi 789 voti resta vicina al suo massimo storico di 1.150 voti delle elezioni politiche del 2022.
Discorso a parte per Unione Popolare, che nonostante una campagna elettorale vivace, attenta e puntuale e nonostante i consensi raccolti nei tanti “confronti tra candidati sindaci” (a quello presso il teatro Giacosa, se le elezioni fossero effettuate con “l’applausometro”, sarebbe stato ballottaggio tra Perini e Chiantore), al momento di raccogliere voti continua a non raggiungere il 3% (con i 264 di queste elezioni, supera infatti di qualche decina i 228 di cinque anni fa, fermandosi però al 2,9% e, comunque, ben lontana dalla possibilità di entrare in Consiglio Comunale).
Poca storia per le altre liste: i resuscitati Liberali di Borla si fermano a 205 voti (superando comunque FI), mentre i fan della natalità del Popolo della Famiglia non ricevono neppure il voto dei presentatori della lista (si fermano a 118 voti, un numero telefonico noto) e la lista Eporedia Futura del candidato sindaco Cantoni non raggiunge neppure cento voti fermandosi a 93.
Con questi numeri il consiglio comunale eporediese sarà così composto: in maggioranza, oltre al sindaco, sette seggi andranno al Partito Democratico (in ordine di preferenze: Luca Spitale, Fiorella Pacetti, Nella Franco, Gabriella Colosso, Barbara Manucci, Habib Benoukaiss ed Emanuele Longheu) due a Laboratorio Civico (Andrea Gaudino, Erna Restivo), uno a Viviamo Ivrea (Francesco Comotto) e nessuno al Movimento 5 Stelle. In minoranza troveremo invece quattro candidati della coalizione di Sertoli (lo stesso Stefano Sertoli, Antonio Cuomo, Elisabetta Piccoli e Massimiliano De Stefano di Azione-Italia Viva) e due di Fratelli d’Italia (Andrea Cantoni e Gabriele Garino).
Consiglieri che, all’interno della maggioranza, potrebbero rapidamente cambiare in fase di nomina degli assessori (molto probabile, ad esempio, Comotto in Giunta).
È verosimile pensare che Chiantore comporrà presto la sua Giunta e che tra pochi giorni sarà noto il nuovo esecutivo cittadino, ma gli equilibri nella maggioranza restano, al momento, la vera incognita della neonata coalizione.
A parole e sulla carta tutti, PD in testa, hanno mostrato massima apertura e disponibilità nel costruire la “coalizione progressista”, ma “tra il dire e il fare….”.
Le forze politiche in gioco sembrano sinceramente convinte di aver trovato un equilibrio “naturale” e che questa unione d’intenti sia destinata a durare, ma sarebbe ingenuo e sciocco ignorare i rapporti di forza esistenti.
In un certo qual modo la scelta del candidato sindaco (ovvero le “primarie di coalizione” volute dal Partito Democratico) ha mostrato come i rapporti di forza siano determinanti e possano saltare fuori non appena si presenti un’impasse. Il PD è oggi nella situazione di poter esercitare questo rapporto di forza, ma c’è una ragione forte per pensare che non lo farà, almeno in una prima fase. Quanto meno perché, dopo tanti anni, le associazioni cittadine tornano a guardare con interesse e partecipazione all’area democratica, portando contenuti, idee, persone, competenze e accordando una fiducia che fino a pochi anni fa sarebbe stata impensabile.
È su questa premessa che Laboratorio Civico e Viviamo Ivrea potranno tentare di “ritarare” rapporti di forza altrimenti sfavorevoli e provare a mantenere vivo lo spirito che ha animato questa positiva esperienza. Soprattutto evitando che l’entusiasmo che l’ha accompagnata si spenga nella tradizionale amministrazione e che prevalga la fin troppo nota logica di un partito che in questa città ha legami profondi e consolidati con tutti, anche con quei portatori d’interesse privato che non sempre coincide con l’interesse collettivo.
Ed è in questa direzione che, per quanto ne sarà capace e con tutti i limiti che lo caratterizzano, si muoverà anche questo giornale.
Andrea Bertolino e ƒz