I detenuti della Casa Circondariale di Ivrea a confronto con Fahrenheit 451. A marzo replica al Teatro Giacosa
Non ci sono solo brutte notizie in arrivo dal Carcere di Ivrea, tra denunce e inchieste della Magistratura. Questa volta la bella notizia è la realizzazione di in laboratorio teatrale che ha portato alla presentazione, per ora solo interna, dello spettacolo Fahrenheit 451 interpretato dai detenuti e condotto dal Teatro a Canone di Chivasso.
Il laboratorio all’interno del carcere, intitolato “Leggendo evado” e organizzato grazie al contributo di Ivrea Capitale italiana del libro e con la collaborazione dell’Ass.Volontari Penitenziari “Tino Beiletti, è iniziato ad ottobre, partendo dalla lettura del romanzo Fahrenheit 451 di Ray Bradbury e di altri testi (Calvino, Miguel de Cervantes, William Shakespeare, Samuel Beckett, Lope De Vega) per poi svilupparsi con specifiche tecniche teatrali (improvvisazione, training, montaggio, lavoro di gruppo) curate da Luca Vonella e dagli attori del Teatro a Canone.
Nella giornata di venerdì 13 gennaio il lavoro, inserito anche all’interno del Festival teatrale “Arterie”, è stato presentato all’interno della Casa Circondariale di Ivrea in due repliche alle ore 10 e 14 mentre la prevista, e tanto attesa, uscita al Teatro Giacosa è stata spostata al mese di marzo per rispettare le lunghe e burocratiche normative da soddisfare per ottenere i permessi brevi dei detenuti.
Pubblico delle grandi occasioni nella sala/cappella/auditorium con la presenza di Sindaco, Vescovo, Provveditore dell’Amministrazione penitenziaria, nuovo Comandante, nuova Direttrice protempore, Garante piemontese e Garante locale, Consiglieri provinciali, regionali e comunali (Comotto e Colosso).
Si inizia con i saluti delle varie autorità e naturalmente, e giustamente, ciascuno ha dato la massima disponibilità alla collaborazione, alla risoluzione dei problemi, ecc. ecc. Una nota positiva è la notizia della costituzione in Consiglio Regionale di un gruppo di lavoro specifico, all’interno della commissione Sanità, sulla gestione della Sanità all’interno delle carceri piemontesi. Poi via al teatro.
Lo spettacolo riprende la struttura del libro fantapolitico, e poi del film omonimo, di Bradbury, con gli interpreti questa volta nelle vesti di poliziotti/pompieri fanatici a caccia di libri, avvolti in inquietanti divise nere a strisce rosse. I libri li trovano, li bruciano in sala mentre dietro il pubblico furtivamente altri individui si passano e nascondono altri volumi per salvarli dalla distruzione.
Poi nei pompieri subentra la curiosità e la trasformazione in custodi ognuno di un singolo libro, del quale ciascuno ha imparato una frase, fino al dono finale al pubblico di pagine stampate, prima che vengano bruciate.
Un lungo applauso del pubblico, metà detenuti e metà ospiti esterni, ringrazia i coraggiosi interpreti che si sono aperti a questa opportunità, una possibilità cui probabilmente non avevano mai pensato prima.
Sono sicuramente molto pochi tre mesi di incontri per entrare in una dimensione di lavoro collettivo, di superamento di inibizioni e condizionamenti, di impegno personale cercando in qualche modo di superare la difficoltà fisica di vita e la sovrastruttura mentale dello stare in carcere, per cui bisogna essere grati al Teatro a canone per aver portato avanti questo lavoro ed essere arrivati in così poco tempo a un primo ottimo risultato.
Ma la vita dietro le sbarre continua e tre mesi passano in un lampo. Sarebbe molto importante stabilizzare questo tipo di impegno per portare i detenuti/attori ad apprezzare il teatro anche come terapia personale e di reinserimento. Una attività che sarebbe importante soprattutto per il carcere di Ivrea, che non è noto per iniziative che guardano al futuro.
A marzo i detenuti/attori si confronteranno con la città di Ivrea al Teatro Giacosa ma sarebbe bello e utile avere una prospettiva futura, per esempio cominciando a interagire anche con altre realtà carcerarie che già esistono.
Comunque, per ora, è arrivata una boccata di libertà.
Francesco Curzio