Organizzata dall’associazione storico-culturale Canapisium, la mostra resterà aperta fino al 27 febbraio
La mostra, allestita all’interno dell’elegante Palazzo Marini, ricco di affreschi e tromp l’oeil, illustra un passato non troppo lontano, la prima metà del ‘900, che vide a Borgofranco sorgere e crescere attività industriali e turistiche.
Nel 1862 a Biò di Borgofranco nacque uno stabilimento per la produzione della birra, che nel 1911, all’Esposizione internazionale delle Industrie e del Lavoro di Torino, ottenne un Grande Diploma d’onore. La fabbrica Fratelli De Giacomi da Biò si postò a San Germano, e, nel 1913, poco prima dello scoppio della Grande Guerra, arrivò a produrre 12.000 ettolitri di birra e impiegare 60 operai. Il declino arrivò con la legge fascista di sostentamento del vino “italico” a scapito della birra e lo stabilimento, vero monumento di archeologia industriale, giace ancora oggi inutilizzato di fronte ai balmetti di San Germano.
Grazie ai collegamenti della linea ferroviaria Torino Aosta, inaugurata nel 1886, un’altra produzione si sviluppò a partire dal 1908, uno stabilimento per l’imbottigliamento delle acque minerali, grazie a uno dei fratelli De Giacomi, Attilio, con la Società Piemontese per le Acque Minerali.
L’attività prevedeva uno stabilimento idroterapico, inaugurato nel 1908, utilizzando le acque delle tre fonti Alma, Laura e Romana, utili alla cura di diverse malattie, e nell’imbottigliamento dell’acqua stessa. L’ Acqua minerale Borgofranco, l’acqua della fonte Romana, venne esportata in tutta Europa e negli Stati Uniti inventando anche una particolare bottiglietta di vetro.».
Molto interessante è poi la sezione dedicata alla fabbrica di bombe che, nata nel 1913 come Società Idro-Elettrica Villeneuve-Borgofranco, con l’avvento della Grande Guerra nel 1916 si trasformò in fabbrica di esplosivi, tra i quali la cheddite, ad alto potenziale, sensibile agli urti e facilmente infiammabile.
Tra il 1916 e il 1918 vi furono quattro esplosioni accidentali che causarono 29 morti e molti feriti. Michele Righino, nipote di uno dei caduti, ha raccolto la vicenda nel libro 1915-1918. La Cheddite: la fabbrica di bombe a Borgofranco ».
I residuati bellici furono poi gettati nei fiumi, in particolare alla confluenza tra Dora e Orco, tanto da rendere necessarie diverse campagne di recupero, le ultime negli anni ’80.
Nella fabbrica lavoravano molte operaie e molte vi trovarono la morte ma alla fine del conflitto le operaie, già sottopagate, furono licenziate senza alcuna garanzia e il loro posto, quasi una punizione, fu preso dai reduci.
La mostra è visitabile fino al 27 febbraio, tutte le domeniche pomeriggio, dalle 15 alle 18, a Palazzo Marini, a Borgofranco.
a cura di Elisa Benedetto, Nadia Bontempo, Amedeo Dagna, Fabrizio Dassano, Paolo Paulisic, associazione storico-culturale Canapisium
L’ingresso è gratuito e il green pass obbligatorio. Per prenotazioni e visite scolastiche infrasettimanali, scrivere a [email protected] o via whatsapp al 351/9098098). Ricca bibliografia sul sito.
F.C.