Rubrica CONTRONATURA
Sembra il titolo di un noto film di Tinto Brass del 2003 e non dite che non lo avete visto cari maschietti. Ovviamente l’erotico film non è argomento della mia scientifica trattazione. Mi rivolgo, invece, agli assidui cercatori di funghi che nel periodo autunnale percorrono instancabili, speranzosi d’imbattersi in pregiati porcini, i boschi che si ammantano di colori fulvi e ocracei. Vi è capitato, immagino, di percepire un greve olezzo di carogna marcescente transitando nei recessi più umidi del sottobosco, avrete attribuito tale sgradevole essenza ad una carcassa animale in corso di putrefazione: è possibile. Ma è molto più probabile che si tratti del simpatico aroma emesso da un comune fungo nel periodo di maturazione delle spore. Buona parte dei miceti emette un odore caratteristico: che sia il gradevole profumo dei succitati porcini, il sottile effluvio di nocciola delle mazze di tamburo giovani, l’intenso sentore (e sapore) di anice dell’agarico anisato (Clitocybe odora), la pungente esalazione di gas dell’agarico zolfino (Tricholoma sulphureum) o l’odore di sapone del suo parente Tricholoma saponaceum (non ha un nome volgare). E mi fermo qui, potrei citare numerosi altri esempi, verificati con “sniffature” sul campo.
Ma il fetore più intenso, percepibile a molti metri di distanza, è sicuramente quello del fallo impudico (Phallus impudicus) materia di questo paraerotico articolo. Se lo avete visto saprete il motivo dell’attribuzione nominale, se non vi è capitato d’incontrarlo ve ne spiego la ragione. Quando spunta dal suolo appare come un ovetto bianco, anche di 10 cm di diametro, se lo si taglia si rinviene all’interno una massa gelatinosa inodora, ma quando il corpo fruttifero emerge dal suo contenitore (come un pulcino dall’uovo!) l’evidenza della sua foggia fallica sgombera il campo dai dubbi sul suo nome e può raggiungere i 30 cm di altezza (alla faccia di Rocco!).
Battute di bassa lega a parte, il quesito resta il motivo del greve odore cadaverico emesso dal nostro, ormai amico, fungo. Si tratta di una strategia riproduttiva, il cappello del fungo contiene le spore immerse in una massa gelatinosa il cui effluvio attira le mosche amanti delle sostanze organiche in putrefazione, quando l’insetto si posa, preparandosi ad un lauto banchetto, le spore restano appiccicate al suo corpo così che le possa trasportare lontano propagandole e assicurando la riproduzione del fallo impudico.
Nella famiglia della fallacee (Phallaceae), denominazione che è tutto un programma, esistono altri funghi simili più piccoli: il fallo di cane (Mutinus caninus), in inglese “dog stinkhorn”, praticamente un cdc (a voi la traduzione dell’acronimo) e l’esotico, di origine nordamericana, Mutinus elegans, trovato per la prima volta in Europa nel 1929 nell’Isola Madre (Lago Maggiore), chissà come giunto nel nostro continente, forse da spore appiccicate ai soldati americani giunti in Europa durante la prima guerra mondiale.
Questi priapei funghetti non sono commestibili, ovvero nessuno li ha mai assaggiati in virtù dello sgradevole odore e della consistenza gelatinosa. Neppure svolgono funzioni afrodisiache o erettogene ipotizzabili dalla loro morfologia, nel caso meglio rivolgersi ai numerosi farmaci deputati a tale funzione; o al corno di rinoceronte! Se qualcuno, però, ne volesse sperimentare il sapore e l’eventuale tossicità gli sarei grato se me ne riportasse gli effetti, sempre che sopravviva!
Diego Marra